Calzabigi, Ranieri de'

Data di nascita
23 dicembre 1714
Data di morte
12 o 13 luglio 1795
Paese
Stile
Categoria
Biografia

Ranieri de’ Calzabigi nacque a Livorno il 23 dicembre 1714, primogenito di Giovan Domenico, un mercante livornese, e di Maria Eleonora Vannuccini. Con ogni probabilità ricevette la prima formazione nella città natale, dopodiché dal 1722 al 1729 studiò presso il collegio dei gesuiti di Prato e a partire dal 1733 assunse la gestione della corrispondenza commerciale della famiglia. Risalgono a quest’epoca le sue prime opere letterarie, le quali verso la fine degli anni ’30 gli valsero l’affiliazione all’Accademia dell’Arcadia con il nome di Liburno Drepanio, mentre nel 1740 divenne membro dell’Accademia Etrusca di Cortona. Difficoltà finanziarie connesse alla gestione degli affari di famiglia gli costarono il bando dai territori toscani.

Nel 1741 Calzabigi si trasferì a Napoli, dove entrò in servizio presso il Marchese de l’Hôpital, ambasciatore francese per il Regno delle Due Sicilie; qui continuò a mantenere contatti con l’ambiente letterario toscano e scrisse i primi «componimenti drammatici» per musica  in occasione delle nozze del delfino di Francia con Maria Teresa, figlia di Filippo V di Spagna. Nel 1747, su commissione del re, Calzabigi compose il libretto per la serenata Il sogno di Olimpia, eseguita durante i festeggiamenti per la nascita del principe ereditario. Tanto questo lavoro quanto i precedenti furono lodati da Pietro Metastasio, al cui stile Calzabigi faceva riferimento, tuttavia il poeta cesareo espresse anche delle critiche nei suoi confronti per l’eccessiva semplicità dei versi, che mancavano di quell’artificio allora ritenuto necessario per garantire la scorrevolezza delle arie.

Divenuto segretario del Marchese de l’Hôpital, tra marzo 1751 e novembre 1752 Calzabigi giunse a Parigi, dove ottenne il privilegio reale per la pubblicazione dell’edizione completa delle opere di Metastasio, curate e commentate in stretta collaborazione con il poeta cesareo. Il primo volume uscì nel 1755 accompagnato da una Dissertazione su le poesie drammatiche del signor abate P. Metastasio, nella quale Calzabigi tratteggiava le proprie concezioni riguardo al teatro musicale: assumendo a modello la drammaturgia dell’antichità classica, egli sosteneva la necessità dell’unità di azione e attribuiva alle arie poste a fine scena la medesima funzione svolta dal coro nella tragedia greca. Dopo aver preso posizione in favore di Metastasio, del quale apprezzava il linguaggio poetico, l’abilità nella caratterizzazione dei personaggi e l’efficacia nella condotta dell’intreccio, Calzabigi concludeva avanzando la proposta di vivificare l’opera seria italiana attraverso l’adozione di alcuni elementi derivati dalla tragédie lyrique francese, ossia l’utilizzo importante di cori, danze ed effetti scenografici integrati organicamente con il testo poetico e la musica.

Condannato all’esilio dai territori francesi, forse a causa di problemi connessi alla lotteria impiantata con il fratello nel 1757, nel 1760 Calzabigi fu costretto a lasciare Parigi e si trasferì a Vienna, dove si inserì rapidamente nell’alta società: nel febbraio del 1761 era in servizio come segretario presso il cancelliere Kaunitz, grazie al quale entrò in contatto con il conte Giacomo Durazzo, già ambasciatore di Genova alla corte imperiale ed ora direttore dei teatri di corte. Grazie a questa conoscenza, nel corso dello stesso anno Calzabigi forse affiancò il coreografo Gasparo Angiolini e il compositore Christoph Willibald Gluck nella realizzazione del balletto Don Juan ou le Festin de pierre, rappresentato per la prima volta al Burgtheater di Vienna il 17 ottobre 1761. Più sicura è invece la sua partecipazione al balletto pantomimico Sémiramis del 1765, messo in musica sempre da Gluck con la coreografia di Angolini: Calzabigi contribuì alla stesura dell’anonima Dissertation sur les ballets pantomimes des anciens che accompagnava il balletto, nella quale si sosteneva la possibilità di ricorrere alla dimensione magica nel caso di fantasmi e di loro moniti o vaticini, come avveniva anche nella tragedia antica, benché ciò contrastasse con l’estetica dell’illuminismo.

Nel 1762 i tre artisti avevano collaborato alla prima delle loro opere di intento riformistico, ossia l’«azione teatrale» Orfeo ed Euridice, rappresentata per la prima volta a Vienna il 5 ottobre di quell’anno. Pur contenendo reminiscenze da Metastasio, in particolare da L’Olimpiade e da Alcide al bivio, il libretto di Calzabigi si distanzia dal modello dei drammi per musica del poeta cesareo per guardare all’esempio della tragédie lyrique, dalla quale assume l’organizzazione delle scene in tableaux e l’utilizzo dei balli come elemento integrato all’azione. Per il libretto successivo Calzabigi attese fino al 1767, quando scrisse la «tragedia per musica» Alceste, messa in musica da Gluck, un’opera che celebrava la devozione dell’imperatrice Maria Teresa nei confronti del marito Francesco I di Lorena, morto due anni prima. Nelle intenzioni dell’autore, Alceste realizzava la riforma dell’opera seria attraverso un ritorno al modello ideale dell’antica tragedia greca, ma esso fu criticato da Rousseau per la sostanziale uniformità di sentimenti e la struttura monumentale. L’ultima collaborazione tra Calzabigi e Gluck consistette nel «dramma per musica» Paride ed Elena, andato in scena per la prima volta al Burgtheater di Vienna il 3 novembre 1770 e considerato dal librettista un fallimento.

Con il trasferimento di Gluck a Parigi, nel 1773, Calzabigi iniziò a prendere in considerazione l’idea di abbandonare la capitale asburgica, dove le opportunità stavano diminuendo a causa del regime di economia imposto ai teatri. Nel 1774 pubblicò a Livorno un’elegante edizione delle proprie opere, dedicata a Kaunitz, nella quale oltre ai testi per musica comparivano versi, traduzioni dall’inglese e la Dissertazione del 1755. L’anno successivo Calzabigi prese residenza a Pisa: qui scrisse due libretti tragici, Semiramide (andato perso) e Ipermestra, o le Danaidi, concepito come una critica all’omonimo dramma di Metastasio. Li offrì entrambi a Gluck, ma questi declinò l’invito e passò il secondo ad Antonio Salieri, il quale lo mise in musica in una versione fortemente rimaneggiata e tradotta in francese che andò in scena all’Académie Royale de Musique, a Parigi, il 26 aprile 1784, suscitando intense proteste da parte di Calzabigi. Nel 1780 si era trasferito a Napoli, dove trascorse l’ultimo periodo della sua vita dedicandosi soprattutto alla critica letteraria e scrivendo solo sporadicamente drammi per musica, tra cui spiccano Elfrida (1792) ed Elvira (1794), entrambi messi in musica da Giovanni Paisiello. Calzabigi morì a Napoli il 12 o 13 luglio 1795.

Bibliografia
  • La figura e l'opera di Ranieri de' Calzabigi. A cura di Federico Marri, Firenze, Olschki, 1989.
  • Ranieri Calzabigi tra Vienna e Napoli. A cura di Francesco Paolo Russo e Federico Marri, Lucca, LIM, 1997.
  • Paolo Gallarati, L'Europa del melodramma: Da Calzabigi a Rossini. Alessandria, Edizioni dell'Orso, 1999.
  • Lucio Tufano, Il poeta 'cadente' e il re 'filosofo': Versi ignorati di Ranieri Calzabigi e altri appunti sul suo secondo soggiorno napoletano. «Napoli nobilissima», 5/II, 1-4 (gennaio-agosto 2001), pp. 101-126.
  • Lucio Tufano, Calzabigi e Casti: Nuove letture di vecchi documenti. «Nuovi Studi Livornesi», 10 (2002), pp. 81-102.
Scritti
  • Ranieri de' Calzabigi, Scritti teatrali e letterali. A cura di Anna Laura Bellina, Roma, Salerno, 1994.
  • Ranieri de' Calzabigi, Alceste; Orfeo ed Euridice. A cura di Fabiana Licciardi, Palermo, Novecento, 2000.

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
GVI

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Modificato
05/01/2019

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