Le danze del rebètiko: lo zeibèkiko

1. Tre zeybek (1900 circa), Archivio Ilias Petròpulos, Gennadios Library, Atene.

2. Un ballerino di zeibèkiko, 1953.

3. Il musicista Yiannis Papaioannou danza lo zeibèkiko.

Genere
Area geografica di riferimento
Aree geo-culturali
Nome del paese
Interprete/interpreti

Michális Genítsaris (voce, tsuràs)

Autore/autori

Michális Genítsaris

Anno di registrazione
1982
Video di presentazione

Descrizione

Benché il rebètiko non si configuri come una musica esclusivamente legata alla danza, alle diverse scansioni ritmiche impiegate nei brani rebètici corrispondono altrettante categorie di balli, molti dei quali di provenienza anatolica. I principali balli del rebètiko sono lo zeibèkiko, il hasàpiko e lo tsiftetèli.

Lo zeibèkiko si balla sul tempo misto di 9/4 o 9/8. Storicamente era una danza esclusivamente maschile ma al giorno d'oggi viene ballata anche dalle donne. Lo zeibèkiko non è legato ad una successione di passi codificata e può essere considerato quindi alla stegua di un'improvvisazione coreutica. All'interno della sottocultura dei rebètes occupava un posto del tutto particolare in quanto veniva danzato in solitario, come mezzo per esprimere la propria malinconia e sfogare il proprio dolore. I movimenti dello zeibèkiko derivano dalla danza ballata dagli zeibèks, gruppi di milizie irregolari difficilmente collocabili dal punto di vista etnico, insediati in prossimità delle coste egee dell'Anatolia prima della caduta dell'Impero ottomano. Gli zeibèks danzavano con entrambe le braccia aperte imitando il volo del falco. L'esempio proposto consiste in una scena tratta dalla serie televisiva To minóre tis Avgís andata in onda fra il 1982 e il 1983 nel corso del revival del rebètiko degli anni '80. In quel periodo avvenne presso i greci la definitiva rilettura e rivalutazione del rebètiko da fenomeno di nicchia, legato alla sottocultura malavitosa delle periferie, a elemento integrante del proprio bagaglio identitario e culturale. Nel video la canzone Mes sti Fylakí pou bíka (Nella prigione in cui sono finito) viene interpretata dal suo autore Michális Genítsaris, uno dei più importanti musicisti della scuola pireòtika del rebètiko degli anni Trenta e Quaranta.

Voci e strumenti
  • voce maschile
  • tsuràs
  • buzùki
  • chitarra
  • baglamàs
Documentazione

Bibliografia

  • Katharine Butterworth, Sara Schneider, Rebetika: Songs from the Old Greek Underworld, Atene, Paperback, 20142.
  • Dafni Tragaki, Rebetiko Worlds. Ethnomusicology and Ethnography in the City, Newcastel, Cambridge Scholars Publishing, 2007.
  • Ilias Petropoulos, Rebètika Tragùdia, Atene, Kedhros Press, 19794 (trad. Eng. Songs of the Greek Underworld: The Rebetika Tradition, Trad. Ed Emery, Saqi Books, 2000).

Risorse web

Autore scheda
CV
Licenza

Licensed under Creative Commons Attribution Noncommercial Share-Alike 3.0
 

Modificato
11/02/2019

Condividi:

 

Condividi: