Manzoni, Giacomo

Immagini (Secondarie)
Didascalie

1. Ritratto di Giacomo Manzoni nel suo studio. Foto a colori, anni 2000.

2. Giacomo Manzoni e Claudio Ambrosini durante la cerimonia di consegna del Leone d'oro alla carriera. Venezia, 51. Festival Internazionale di Musica Contemporanea, 13 ottobre 2007. Venezia, Asac, R 42936.

3. Copertina di Giacomo Manzoni, Parole per musica. Palermo, L'Epos, 2007.

Data di nascita
26 settembre 1932
Paese
Categoria
Biografia

Giacomo Manzoni è nato a Milano il 26 settembre 1932. È stato autodidatta fino a quando, all’età di 16 anni, si trasferì con la sua famiglia a Messina; qui studiò composizione con Gino Contilli, il quale fu un insegnante dalla mentalità aperta e approvò l’interesse del giovane Manzoni per Arnold Schönberg, di cui nel 1949 ascoltò il Pierrot lunaire a Palermo, durante il festival dell’International Society for Contemporary Music. Nel 1950 tornò a Milano, dove si iscrisse sia al Conservatorio che all’Università Bocconi studiando, da un lato, composizione, dall’altro lingue e letterature moderne. Nel 1955 completò entrambi i percorsi di studio, laureandosi e portando a termine la sua prima opera teatrale, l’«azione scenica» La legge. Questo lavoro, rifiutato dal conservatorio e rappresentato per la prima volta solo nel 2007, presenta già due elementi che saranno caratteristici della sua produzione successiva: sul piano del linguaggio musicale si osserva l’adesione alla tecnica seriale di derivazione schönberghiana, mentre sul piano contenutistico emerge la spiccata convinzione del compositore per la missione politica dell’arte.

Conseguito  il diploma di conservatorio nel 1956, l’attività musicale e letteraria di Manzoni si fece subito intensa: quello stesso anno divenne redattore della rivista Il Diapason, mentre dal 1958 al 1966 fu critico musicale de L’Unità. Le sue traduzioni in italiano delle opere di Theodor Wiesengrund Adorno iniziarono ad essere pubblicate nel 1959 e avrebbero continuato ad uscire per i successivi dieci anni, influenzando in maniera determinante la ricezione italiana di questo filosofo. Intanto cominciò a farsi strada anche come compositore, debuttando in teatro con La Sentenza, rappresentata nel 1960 presso il Teatro delle Novità di Bergamo.  Inoltre, due anni dopo intraprese una lunga carriera didattica, insegnando dapprima armonia e contrappunto presso il conservatorio di Milano, poi, dal 1969 al 1974, composizione al conservatorio di Bologna ed, infine, sempre composizione presso il conservatorio di Milano.

A partire dalla metà degli anni Sessanta le opere di Manzoni divennero sempre più apertamente contestatarie: nel 1965 l’«azione in due tempi» Atomtod fu prodotta alla Piccola Scala di Milano nonostante l’opposizione di autorità civili e religiose. Lavori come Ombre (alla memoria di Che Guevara) (1968) e Hölderlin (frammento) (1972) consolidarono  l’interesse di Manzoni per la proiezione di testi impegnativi in contesti corali e orchestrali su larga scala. In simili composizioni le parole non sono più l’occasione per una manifestazione lirica, bensì  uno strumento per mettere in gioco l’intera gamma della vocalizzazione umana. Questa tecnica raggiunse la sua realizzazione più compiuta in Parole da Becket (1970-71), che fece ottenere a Manzoni il premio Unesco nel 1973. Interessato al teatro come mezzo per dare voce al dibattito ideologico, Manzoni raggiunse un apice delle sperimentazioni in tal senso con Per Massimiliano Robespierre (1974-75): qui il compositore tirò le fila delle esperienze compiute per almeno dieci anni per creare non una parabola politica, bensì una riflessione sulle ambivalenze liberali di fronte al radicalismo.

Per i successivi dieci anni Manzoni si dedicò al repertorio concertistico, in particolare strumentale. La serie dei Percorsi riecheggia nel titolo e in alcune caratteristiche musicali le cinque sezioni di dibattito di Per Massimiliano Robespierre, mentre la sua predilezione per la giustapposizione architettonica di blocchi sonori sfociò in un tributo alla propria fonte: Masse: omaggio a Edgar Varèse (1977) per pianoforte e orchestra, seguito da Modulor (1979) per quattro orchestre. Tuttavia, le questioni del tempo musicale e dela sua articolazione tornarono a preoccuparlo, dapprima nella composizione orchestrale Ode (1982), poi, in termini drammaturgici, quando iniziò ad abbozzare il libretto per Doftor Faustus (1984-88). Per molti aspetti questo lavoro può essere considerato la sua creazione drammaturgico-musicale più ricca e sofisticata; grazie all’inaspettata presenza di numerosi momenti lirici e alla straordinaria messa in scena di Robert Wilson al Teatro alla Scala, Doktor Faustus ricevette un’accoglienza positiva. Di qui, la freschezza e la varietà dell’invenzione melodica divennero centrali in numerosi lavori successivi, tra cui Dieci versi di Emily Dickinson (1988) per soprano, arpa e archi.

Il complesso equilibrio raggiunto da Manzoni tra la passione per le parole e l’immersione nel suono musicale, la sua volontà a rispondere alle pressioni della società attono a lui, il suo amore per i poeti della Innigkeit, hanno stabilito un modello affascinante. Egli ha mostrato sistematicamente come la volontà creativa del compositore non debba condannarlo al solipsismo o alla marginalizzazione, ma per mandere un equilibrio Manzoni si è focalizzato su priorià musicali: ha eluso fin dall’inizio le tentazioni di un’armonia quasi funzionale, trattando invece le voci o gli strumenti sempre più spesso come blocchi di materiale la cui trama è governata da densità, timbro e texture.

Nel 1991 gli è stato conferito il premio “Omaggio a Massimo Mila” in riconoscimento alla sua attività didattica, mentre nel 2007 ha ricevuto dalla Biennale di Venezia il Leone d’Oro alla carriera per la musica. Manzoni vive tutt’ora a Milano.

Bibliografia
Scritti

Scritti teorici e sulla musica:

  • Giacomo Manzoni, Scritti. A cura di Claudio Tempo, Scandicci, La Nuova Italia, 1991.
  • Giacomo Manzoni, Tradizione e utopia. Scritti di musica e altro. A cura di Antonio De Lisa, Milano, Feltrinelli, 1994.
  • Giacomo Manzoni, Arnold Schönberg: L'uomo, l'opera, i testi musicati. Milano / Lucca, Ricordi / LIM, 1997.
  • Giacomo Manzoni, Parole per musica: da Dante a Ginsberg. Palermo, L'Epos, 2007.
  • Giacomo Manzoni, Musica e progetto civile: Scritti e interviste (1965-2007), a cura di Raffaele Pozzi, Milano / Lucca, Ricordi / LIM, 2009.
  • Giacomo Manzoni, Guida all'alscolto della musica sinfonica. Milano, Feltrinelli, 2014.

Traduzioni:

  • Theodor W. Adorno, Filosofia della musica moderna. Traduzione di Giacomo Manzoni, Torino, Einaudi, 1960.
  • Arnold Schönberg, Elementi di composizione musicale. Traduzione di Giacomo Manzoni, Milano, Suvini Zerboni, 1969.
  • Theodor W. Adorno, Introduzione alla sociologia della musica. Traduzione di Giacomo Manzoni, Torino, Einaudi, 1971.
  • Arnold Schönberg, Analisi e pratica musicale. Scritti 1909-1950. A cura di Ivan Vojtěch, traduzione di Giacomo Manzoni, Torino, Einaudi, 1974.
  • Theodor W. Adorno, Wagner. Mahler: due studi. Traduzione di Mario Bortolotto e Giacomo Manzoni, Torino, Einaudi, 1978.
  • Arnold Schönberg, Esercizi preliminari di contrappunto. Traduzione di Giacomo Manzoni, Milano, Suvini e Zerboni, 1979.
  • Theodor W. Adorno, Il fido maestro sostituto. Studi sulla comunicazione della musica. Traduzione di Giacomo Manzoni, Torino, Einaudi, 1982.
  • Theodor W. Adorno, Dissonanze. Traduzione di Giacomo Manzoni, Milano, Feltrinelli, 1990.
  • Arnold Schönberg, Manuale di armonia. A cura di Luigi Rognoni, traduzione di Giacomo Manzoni, Milano, Il Saggiatore, 2008.
  • Arnold Schönberg, Funzioni strutturali dell'armonia. A cura di Luigi Rognoni, traduzione di Giacomo Manzoni, Milano, Il Saggiatore, 2009.

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
GVI

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Modificato
10/02/2019

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