Preljocaj, Angelin
Angelin Preljocaj. Foto di Jörg Letz. Fonte: preljocaj.org
Angelin Preljocaj nasce nel 1957 a Sucy-en-Brie, comune francese nella regione dell'Île-de-France, da genitori di origini albanesi. Inizia con lo studio della danza classica, per poi proseguire con quella contemporanea con Karin Waehner nella Schola Cantorum di Parigi. Dopo un periodo di formazione a New York con Merce Cunningham, inizia la sua carriera danzando nella compagnia di Quentin Rouillier a Caen, di Dominique Bagouet a Montpellier e lavorando presso il Centre National de Danse Contemporaine d’Angers, allora diretto da Viola Farber.
Nel 1984 debutta come coreografo con Aventures Coloniales, un duo coreografato con Michel Kelemenis, e Marché noir, con il quale vince il Prix du Ministère de la Culture al Concours Chorégraphique International de Bagnolet. Nel dicembre dello stesso anno fonda a Champigny-sur-Marne la Compagnie Preljocaj, rinominata Ballet Preljocaj e trasferita ad Aix-en-Provence nel 1996, per la quale crea un vasto repertorio. I titoli più importanti degli anni Novanta sono: Larmes blanches (1985), À nos héros (1986), Hallali Romée (1987), Liqueurs de chair (1988), Noces (1989), Un Trait d'union (1989), Roméo et Juliette (1990) e Annonciation (1995). All’inizio degli anni Duemila lavori come Portraits in corpore (2000), MC / 14/22 "Ceci est mon corps" (2001) e Helikopter (2001) rivelano un nuovo approccio alla coreografia che approfondisce il dialogo tra danza e tecnologie digitali. Altre produzioni celebri di questi anni sono: Le Sacre du printemps (2001), una produzione franco-tedesca che unisce il Ballet Preljocaj e la Staatsoper di Berlino; Near Life Experience (2003), creato su musica elettronica della band francese Air; Empty Moves (part I) (2004), lavoro su musica di John Cage che riprenderà più volte nel corso degli anni fino alla versione definitiva del 2014 intitolata Empty Moves (parts I, II & III); N (2004), creato in collaborazione con Kurt Hentschläger e Ulf Langheinrich del gruppo Granular Synthesis.
Nel 2006 la compagnia si trasferisce al Pavillon Noir, un palazzo di vetro e acciaio progettato dall'architetto Rudy Ricciotti ad Aix-en-Provence e completo di sale per le prove e di un teatro interno. Tra le opere di questo periodo spiccano Eldorado (Sonntags Abschied) (2007), Blanche Neige (2008), Les Nuits (2013), Still Life (2017) e Gravité (2018).
Parallelamente Preljocaj intraprende una carriera internazionale coreografando lavori per altre compagnie, tra cui l’Oiseau de feu (1995) per il Ballet National de Bavière, La Stravaganza (1997) e Spectral Evidence (2013) per il New York City Ballet e Suivront mille ans de calme per il corpo di ballo del Teatro Bolshoi (2010). Particolarmente importante è la sua associazione con la compagnia dell’Opéra di Parigi. Nel 1994, dopo aver presentato al Palais Garnier Hommage aux Ballets Russes (1993), spettacolo che raccoglie le proprie versioni di Parade, Le Spectre de la rose e Noces, è invitato da Brigitte Lefèvre, allora direttrice del corpo di ballo dell’Opéra di Parigi, a creare Le Parc. Il successo del balletto porterà alla commissione di nuove coreografie quali Casanova (1998), Le Songe de Médée (2004) e Siddharta (2010).
La carriera di Preljocaj si muove anche nel campo della videodanza, passando dalla produzione specifica per la telecamera come Les Raboteurs (1988) alla rielaborazione per il video di opere già realizzate per la scena come Annonciation (2003). Nel 2016 realizza in collaborazione con la regista Valérie Müller il suo primo lungometraggio, Polina, danser sa vie, adattamento cinematografico del romanzo di Bastien Vivès.
Nell’arco della sua carriera ottiene numerosi premi e riconoscimenti come il Grand Prix National de la Danse (1992), il Premier prix Vidéo-danse per la versione video di Un Trait d’union (1992), il Benois de la danse per Le Parc (1995), il Bessie Award per Annonciation (1997), Les Victoires de la Musique per Roméo et Juliette (1997), il titolo di Chevalier de la Légion d’honneur (1998), il Gran Prix du Film d’Art (2003) e il Globe de Cristal per Blanche Neige (2009).
La sua produzione spazia dai balletti a serata intera come Le Parc a lavori brevi come i duetti Un Trait d’union e Annonciation, da produzioni d’impianto narrativo come Blanche Neige a quelle puramente formali come Empty Moves (parts I, II & III). Vengono esplorati diversi temi, quali l'eroismo (À nos héros), la religione (Hallali Romée), l’erotismo (Liqueurs de chair) e l'esilio (Amer America, 1990). Famose sono le proprie riletture coreografiche del repertorio novecentesco, da Roméo et Juliette su musica di Sergej Prokofiev a cinque celebri titoli dei Ballets Russes di Sergei Diaghilew: Noces, Parade, Le Spectre de la rose, L’Oiseau de feu e Le Sacre du Printemps. La sua versatilità si riflette anche nelle scelte musicali che spaziano dalla musica classica de Le quattro stagioni di Antonio Vivaldi (Les 4 saisons…, 2005) alla musica elettronica di Karlheinz Stockhausen per Helikopter. Le sue coreografie fanno parte non soltanto del repertorio del Ballet Preljocaj ma di quello delle maggiori compagnie come il New York City Ballet, l’Opéra di Parigi, lo Staatsballet di Berlino e la Scala di Milano.
Angelin Preljocaj, uno dei più importanti coreografi del balletto contemporaneo, è emerso dalla nouvelle danse, una delle correnti coreiche più attive degli anni Ottanta. Il tratto creativo che caratterizza il suo profilo è un gusto raffinato per l’astrazione formale del movimento che si rivela lirico ma al tempo stesso sensuale e intriso di rimandi narrativi sottesi. Le sue coreografie sono costituite da uno stile che combina una forte base di tecnica accademica con il linguaggio contemporaneo.
Les coulisses de EMPTY MOVES (parts I, II & III) di Herald Krytinar
Les coulisses de EMPTY MOVES (parts I, II & III) è un documentario di Herald Krytinar su Empty Moves (parts I, II & III), uno dei titoli più radicali di Angelin Preljocaj. Il lavoro, privo di un impianto narrativo e incentrato sulla ricerca formale del movimento, è stato sviluppato dal coreografo nell’arco di un decennio. Le prime due parti sono nate rispettivamente nel 2004 e nel 2007 mentre la terza parte ha debuttato nel 2014 al Montpellier Danse Festival. La coreografia è creata sulle tracce della contestata performance di John Cage al Teatro Lirico di Milano nel 1977 con Empty words, opera a sua volta ispirata al saggio Disobbedienza civile (1948) di Henry David Thoreau.
Françoise Cruz, Angelin Preljocaj. Topologie de l’invisible, Naïve, 2006.
Agnès Freschel, Angelin Preljocaj, Actes Sud, 2003.
Dany Levêque, Angelin Preljocaj, de la création à la mémoire de la danse, Les Belles Lettres/Archimbaud, 2011.
Paul-Henry Bizon, Angelin Preljocaj. 30 ans du Ballet Preljocaj, La Martinière, 2015.
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