Piano, Gerolamo (o Girolamo, o Geronimo)

Immagini (Secondarie)
Didascalie

1. Frontespizio del libretto del Cecisbeo coffeato, commedia per musica di Tommaso Mariani e Costantino Ruberto, Napoli, Teatro dei Fiorentini, Autunno 1728, peri i tipi di Agnolo Vocola

2. Frontespizio del libretto di Amor vuol sofferenza, commedia per musica di Gennaro Antonio Federico e Leonardo Leo, Napoli, Teatro Nuovo, Autunno 1739, per i tipi di Nicola Di Biase

Data di nascita
verso il 1700
Data di morte
post 1752
Paese
Epoca
Qualifica
Biografia

Scarse sono le notizie riguardanti le origini del basso Gerolamo (o Girolamo o Geronimo) Piano. Al 1720 risale quella che fu forse la sua prima interpretazione, nei panni di Cipolla, nella commedia per musica La Baronessa di De Majo (poeta ignoto), rappresentata al Teatro dei Fiorentini. Da quella soglia in avanti, Piano riuscì ad affermarsi sia presso i Fiorentini che al Teatro Nuovo, inaugurato nel 1724, diventando nell’arco di poco tempo uno dei più quotati buffi napoletani (cioè che si esprimevano in lingua napoletana) della piazza spettacolare partenopea. Nel 1728, in seguito all’interpretazione del Barone Gaveglia nel Cecisbeo coffeato di Mariani-Ruberto (Fiorentini, Autunno) egli venne insignito del prestigioso titolo di virtuoso della Cappella Reale napoletana.

Dai libretti delle opere che lo videro protagonista si evince che Piano fosse dotato di straordinarie capacità istrioniche, che ebbe modo di sfoggiare in particolare nel ruolo di «schirchio», letteralmente, l’«uom di testa calda e mezzo matto». Uno dei più riusciti tra questi fu sicuramente quello di Don Pietro nel Frate nnammorato di Gennaro Antonio Federico e Giovanni Battista Pergolesi, allestito la prima volta al Teatro dei Fiorentini nell’Autunno 1732 e poi ripreso nello stesso Teatro nel Carnevale 1734. Piano interpretò il ruolo in entrambe le occasioni, nonché nelle riprese dell’opera avvenute al Teatro Nuovo nel 1748 e nel 1749. Nei panni di Cola Petecchia della commedia per musica La locandiera di Federico-Auletta, l’artista calcò nel 1739 il palcoscenico del Teatro San Carlo: un’evenienza più unica che rara, considerando che il San Carlo era deputato all’allestimento esclusivo di opere serie. Allo stesso anno risale inoltre l’interpretazione di Mosca nella fortunatissima Amor vuol sofferenza di Federico e Leonardo Leo (Nuovo, Autunno).

Diversamente dalla maggior parte dei suoi colleghi, l'artista riuscì ad espandere il proprio raggio di azione al di fuori dei confini partenopei: tra il 1745 e il 1746 lo si ritrova infatti al Teatro Valguarnieri di Palermo, dove, tra gli altri, vestì di nuovo i panni di Mosca di Amor vuol sofferenza. Nei due anni successivi tornò a prodursi al Teatro Nuovo di Napoli, per poi spostarsi a Venezia, presso il Teatro San Cassiano, dove canto il ruolo di Giacinto nel Mondo alla roversa di Goldoni-Galuppi. Molto probabilmente, egli concluse la sua carriera al Teatro Valle di Roma nel 1752.

Piano dovette essere dotato di voce estesa e duttile, capace oltretutto di passare al registro di falsetto con una certa facilità. Nei lunghi anni di sfavillante permanenza presso i teatri napoletani, lavorò assai spesso con alcuni dei più ricercati cantanti buffi dell’epoca, tra cui il basso Giacomo D’Ambrosio, con cui dovette costituire una coppia comica ai Fiorentini tra il 1728 e il 1738, e il soprano Margherita Pozzi.

Bibliografia

Francesco Cotticelli, Paologiovanni Maione, Onesto divertimento, ed allegria de’ popoli. Materiali per una storia dello spettacolo a Napoli nel primo Settecento, Milano, Ricordi, 1996, passim

Giovanni Battista Pergolesi, Lo frate nnammorato, edizione critica a cura di Eleonora Di Cintio, Milano, Ricordi, in corso di pubblicazione

Franco Piperno, Piano, Girolamo, ad vocem in NGO, vol. III, p. 998

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
EDC

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Modificato
26/03/2023

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