Galeotti, Vincenzo

Immagini (Secondarie)
Didascalie
  1. Ritratto di Vincenzo Galeotti di Carl Viertel.
Data di nascita
5 marzo 1733
Data di morte
16 dicembre 1816
Categoria
Biografia

Vincenzo Tomasselli, in arte Galeotti, di Firenze, studiò danza sotto la guida di Gasparo Angiolini. La sua carriera di ballerino è per ora testimoniata a partire dal 1758 e si svolse, fino al 1775, nei maggiori teatri italiani e soprattutto a Venezia. Nel 1763 conobbe la ballerina Antonia Guidi (nata nel 1735 circa), che divenne sua moglie e che all’epoca danzava a Stoccarda sotto la direzione di Jean-Georges NoverreNel 1765 fu di nuovo a Venezia, al Teatro S. Cassiano, per la prima volta come coreografo e impresario di una compagnia, da allora decise di affiancare la sua attività di coreografo a quella d’interprete, decisione che lo portò a lavorare in diversi teatri italiani, come il Teatro Regio di Torino. Al fianco della moglie si esibì sia in Italia sia a Londra dove, al King’s Theater di Haymarket, Galeotti subentrò  come coreografo ad Antonio Campioni. Di certo la fama del coreografo fiorentino rimase però legata al Teatro Reale di Copenaghen per il quale cominciò a lavorare nel 1775 chiamato dal musicista e impresario Paolo Scalabrini.
Galeotti subentrò così all’altro maestro italiano che vi aveva lavorato, Vincenzo Piattoli. La Guidi lo raggiunse e con la sua danza fu un modello per le ballerine del teatro e per Galeotti un’importante collaboratrice.
Partito con l’idea di soggiornare solo per qualche anno in Danimarca, Galeotti vi si stabilì definitivamente assumendo anche la cittadinanza danese quando, a cominciare dalla stagione 1781-82, poco dopo la morte della moglie, in riconoscimento dei suoi grandi meriti artistici e didattici, il suo contratto annuale fu trasformato in un contratto a tempo indeterminato con il diritto alla pensione.
Nel primo periodo della sua attività in Danimarca, Galeotti, oltre ad alcune sue creazioni, presentò balli che recavano forte il segno delle esperienze più diverse fatte sia in Italia, nei balli di “caratteri” e maschere, sia a Stoccarda nei balletti di Noverre, sia con Gasparo Angiolini che egli riconobbe sempre come suo maestro. Di Angiolini presentò: Den forladte Dido (Didone abbandonata, 1777), Kunsten overvunden af Kiaerlighed (L’arte vinta dall’Amore, 1778), Don Juan e L’Orphelin de la Chine (1780). La decisione di proporre grandi successi di Angiolini, quali il Don Juan, sulle scene danesi per le quali si doveva costruire una situazione artistica ex novo, lo si potrebbe interpretare quasi come un obbligo imposto dall’attualità e dalle mode, poiché Galeotti era stato chiamato per servire un teatro che cercava di allinearsi alle programmazioni di successo europee. Come avvenne del resto per Jean Dauberval che nel 1791, su commissione del King’s Theatre, compose il Telemachus in the Island of Calypso in seguito al successo raggiunto dal balletto di Pierre Gardel, Télémaque dans l’ile de Calypso, all’Opéra di Parigi un anno prima e che fu proposto da Galeotti l’anno successivo in Danimarca.
Tra tutti i lavori che Galeotti presentò sulle scene danesi, quello che accolse anche il maggior gradimento del pubblico, e anche l’unico sopravvissuto sino ad oggi, fu Amors og Balletmesterens Luner (I capricci di Cupido e del maestro di ballo), presentato il 31 ottobre 1786, con musica di Jens Lolle. Il ballo si configura come un divertissement che unisce il comico e il mitologico in un unico balletto pantomimo. Anche i lavori successivi di Galeotti, come Vaskepigerne og Kjedelflikkeren (La lavandaia e il calderaio), Apguden paa Ceylon (L’idolo di Ceylon), Hververen (Il reclutatore), e Forvandlingerne eller Fanden er løs (Le metamorfosi o Il diavolo scatenato) avevano queste caratteristiche. A cavallo tra Settecento e Ottocento, invece, quando iniziarono ad arrivare anche in Danimarca i primi segni del Romanticismo, Galeotti seppe ulteriormente rinnovarsi presentando i primi balletti romantici a Copenaghen, come quelli caratterizzati da un intreccio di canto e danza, tra cui Lagertha (1801) e Rolf Blaaskaeg (Rolf Barbablù, 1808), o quelli basati sui drammi shakespeariani (Romeo og Juliet, del 1811, e Macbeth, del 1816).
Il lavoro di Galeotti, dopo la sua morte, fu preservato da Antoine Bournonville, padre di Auguste Bournonville, ballerino francese allievo di Noverre che, prima di giungere in Danimarca come danzatore sotto la direzione del maestro italiano (1792), aveva lavorato per circa una decina di anni a Stoccolma. Quando Galeotti morì, Bournonville fu nominato Dansedirektør del Kongelige Teater con l’incarico di tenere in vita il repertorio del maestro italiano.

Bibliografia

Francesca Falcone, Il Balletto nei Paesi Scandinavi, in a cura di Alberto Basso, Musica in scena. Storia dello spettacolo musicale, V: L'arte della danza e del balletto, Torino, UTET, 1995, pp. 625-659.

Flavia Pappacena, Il Settecento e l'Ottocento, II vol., in Ornella Di Tondo, Flavia Pappacena e Alessandro Pontremoli, Storia della danza in Occidente, 3 voll., Roma, Gremese, 2015.

Marian Hannah Winter, The Pre-Romantic Ballet, Pitman Publishing, London, 1974, pp. 138-140.

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Modificato
05/01/2019

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