MacMillan, Kenneth

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Kenneth MacMillan. Fonte: wikipedia.org

Data di nascita
11 dicembre 1929
Data di morte
29 ottobre 1992
Paese
Stile
Categoria
Biografia

Kenneth MacMillan nacque a Dunfermline, in Scozia, nel 1929. Nei primi anni dell’adolescenza, affascinato dai musical hollywoodiani e in particolare da Fred Astaire e Ginger Rogers, iniziò a prendere lezioni di tip tap. Ben presto si appassionò allo studio della danza accademica e fu ammesso alla Sadler’s Wells Ballet School. Nel 1946, con la riapertura della Royal Opera House che divenne la sede del Sadler’s Wells Ballet (rinominato Royal Ballet nel 1956), Ninette de Valois creò una nuova compagnia, il Sadler’s Wells Theatre Ballet, dove MacMillan avviò la sua carriera di ballerino interpretando parti da solista e distinguendosi per la forte presenza scenica. Due anni dopo passò alla compagnia della Royal Opera House, interpretando i classici del repertorio, da La bella addormentata a Les Syphides. Dal 1951, turbato dalla paura del palcoscenico, iniziò a rallentare la propria carriera coreica e maturò un crescente interesse per la coreografia. Il suo debutto in veste di coreografo avvenne nel 1953 con Somnambulism, balletto creato per il Sadler’s Wells Choreographic Group su musica jazz di Stan Kenton. Il successo fu immediato e replicato l’anno seguente con la creazione di Laiderette. Ninette De Valois riconobbe il suo talento e gli commissionò la creazione di un nuovo lavoro per il Sadler’s Wells Theatre Ballet, Danses Concertantes (1955), un balletto ricco di inventiva e con uno specifico stile che inaugurò la sua lunga collaborazione con lo scenografo e costumista Nicholas Georgiadis. Forte del consenso di pubblico e critica, smise di danzare e si dedicò interamente all’attività coreografica che fu fondamentale per l’identità del Royal Ballet, per cui realizzò balletti di successo come Noctambules (1956), The Burrow (1958), Agon (1958), Le Baiser de la Fée (1960), The Rite of Spring (1962). Nel 1965 creò su commissione di Frederick Ashton, allora direttore della compagnia, il suo primo titolo a serata intera, Romeo and Juliet su musica di Sergei Prokofiev. Il balletto, danzato alla prima rappresentazione da Margot Fonteyn e Rudolf Nureyev, divenne non solo un pilastro del repertorio della compagnia ma un caposaldo del balletto novecentesco e nel tempo entrò nel repertorio delle più importanti compagnie del mondo. Parallelamente intraprese una carriera internazionale realizzando lavori per altre compagnie, come Winter’s Eve per l’American Ballet Theatre o Das Lied von der Erde per lo Stuttgart Ballet. Nel 1966 assunse per quattro anni la direzione del Deutsche Oper Ballet di Berlino, dove portò in scena le proprie versioni di due grandi classici, La Bella Addormentata (1967) e Il lago dei cigni (1969), e presentò nuove produzioni come Anastasia (1967). Nel 1970 tornò a Londra per dirigere il Royal Ballet, dove ampliò il repertorio della compagnia con sue nuove creazioni, tra cui Manon (1972), e lavori di Jerome Robbins, George Balanchine, Glen Tetley, John Cranko e John Neumeier. Dopo aver ricoperto tale incarico per sette anni, si ritirò per potersi dedicare completamente alla coreografia, una scelta che portò alla creazione di importanti titoli, tra i quali Mayerling (1978), Valley of Shadows (1983), Isadora (1981), The Prince of the Pagodas (1989) e Winter Dreams (1991). Morì a Londra nel 1992 mentre alla Royal Opera House era in scena Mayerling.

In quasi quarant’anni di carriera, durante i quali creò più di novanta coreografie, MacMillan rilanciò la forza del balletto narrativo, in particolare quello a serata intera. Convinto che il balletto dovesse riflettere la realtà e tralasciare la dimensione fiabesca, si distinse per la sua capacità di esplorare la psiche umana, ampliando così la gamma drammatica ed emotiva del balletto. Tale approccio, che apparve sin dalle sue prime coreografie, nel corso degli anni assunse tinte sempre più cupe, affrontando argomenti che precedentemente erano stati considerati inusuali per il balletto. Tra questi l’alienazione mentale in Anastasia, dove l’unica realtà della protagonista, Anna Anderson, sono i pavimenti della sua stanza in un ospedale psichiatrico (1971), il suicidio del Principe ereditario di Austria e Ungheria Rodolfo insieme alla sua giovane amante Maria Vetsera in Mayerling (1978), la follia in Playground (1979), il dolore di una madre per la perdita dei suoi figli in Isadora (1981) e la rappresentazione di un campo di concentramento in Valley of Shadow (1983). Una costante della sua creatività fu l’abilità nel ripensare il linguaggio accademico che modellò per trasmettere i sentimenti dei suoi personaggi di cui si fece interprete creando un vocabolario di rara forza espressiva.

Bibliografia

Annamaria Corea, Raccontar danzando, Roma, Sapienza Università Editrice, 2017, pp. 108-120

Annamaria Corea, "Romeo e Giulietta". Un perfetto case-study per il balletto narrativo del Novecento, «Danza e Ricerca», n.6, marzo 2015

Clement Crisp, Into the Labyrinth: Kenneth MacMillan and his ballets, in «Dance Research», vol. 25, 2007, pp.188-195

Clement Crisp, Tribute to Sir Kenneth MacMillan: Reviews 1964-1992, in «Dance Research», vol. 20, 2002, pp. 88-136

Ryota Kodera, Living in the fragments of dreamsanalysis of the dual-narrative structure in Kenneth MacMillan's Winter Dreams from narratological and psychoanalytical perspectives, in «Dance Education», vol. 13, 2012, p.107-119

Jann Parry, Different Drummer: The Life of Kenneth MacMillan, London, Faber and Faber, 2009

Edward Thorpe, MacMillan, Kenneth, International Encyclopedia of Dance, a cura di Selma Jeanne Cohen, Oxford University Press, New York, Oxford, 1998

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SMO

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Modificato
05/01/2019

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