Pepoli, Carlo

Data di nascita
22 luglio 1796
Data di morte
7 dicembre 1881
Paese
Stile
Categoria
Biografia

Patriota e letterato, Carlo Pepoli è noto ai nostri giorni principalmente per l’epistola che gli dedicò Giacomo Leopardi (Al conte Carlo Pepoli, inserita nei Canti) e per il libretto de I Puritani (1835), messo in musica da Vincenzo Bellini. Pepoli nacque a Bologna il 22 luglio 1796 da Ricciardo e Cecilia Cavalca, unico figlio maschio della coppia, che aveva già due figlie. Il padre discendeva da un’antica casata patrizia attestata a Bologna fin dalla metà del XIII sec., quando diversi esponenti della famiglia occupavano posizioni di rilievo nella vita politica cittadina. Fin da molto giovane Carlo condusse studi rigorosi e d’ampio raggio sotto la guida di intellettuali e scienziati attivi in città con ruoli anche prestigiosi, denotando presto una spiccata predisposizione per la storia, la letteratura, la musica e le arti. Nominato dottore collegiato presso l’Università di Bologna, Pepoli iniziò a svolgere la propria attività presso l’Accademia di Belle arti e l’amministrazione comunale, dove ebbe incarichi nella magistratura e nella direzione carceraria. La sua prima produzione poetica si colloca negli anni Venti: oltre alle letture di propri versi presso l’Accademia Felsinea, in quel decennio pubblicò almeno otto raccolte poetiche che stilisticamente si rifacevano a Dante, Petrarca e Tasso. Iniziò nello stesso periodo la composizione di epigrafi celebrative dedicate ad artisti, compositori e personaggi pubblici, che poi Pepoli avrebbe pubblicato in diversi volumetti dal titolo Centurie delle iscrizioni italiane; emersero sempre in questo contesto i primi attriti con il potere papale, incorrendo nella censura per contenuti politici di carattere risorgimentale. Nel 1826 Giacomo Leopardi diede lettura, presso l’Accademia Felsinea, della sua epistola dedicata a Pepoli, il quale, in risposta, gli indirizzò dopo alcuni mesi la poesia In onore di Livia Strocchi, scritta in memoria della figlia del rinomato classicista Dionigi Strocchi. Prese così l’avvio una corrispondenza epistolare tra Pepoli e Leopardi da cui emerge con evidenza l’amicizia tra i due e la loro stima reciproca.

All’inizio del 1831 Pepoli partecipò ai moti insurrezionali scoppiati a Bologna, assumendo un ruolo di primo piano nel governo provvisorio istituito nella prima metà di febbraio e offrendo un contributo determinante alle operazioni militari che strapparono al controllo papale ampie regioni dello Stato pontificio. Con l’intervento delle truppe austriache, a fine marzo il governo provvisorio fu destituito e i suoi funzionari, Pepoli compreso, furono imprigionati, deportati in Lombardo-Veneto e rinchiusi nelle carceri veneziane, allora sotto il dominio asburgico. Le condizioni dei prigionieri, tuttavia, violavano il diritto nazionale dell’epoca, così, grazie a pressioni esterne esercitate sul governo pontificio, si ottenne la commutazione della pena dall’internamento all’esilio: Pepoli raggiunse quindi Marsilia, dove per un certo tempo collaborò con Il Tribuno, periodico fondato da Giuseppe Mazzini, dopodiché si stabilì a Parigi. Qui Pepoli fu presto introdotto nel salotto della principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, frequentato da alcune tra le massime personalità artistiche e intellettuali dell’epoca, tra cui Fryderyk Chopin, Dumas padre, Heinrich Heine, Victor Hugo; fu probabilmente in questo contesto che avvenne anche l’incontro con Vincenzo Bellini, per il quale scrisse il libretto de I Puritani. Dopo una genesi tormentata, dovuta anche all’inesperienza di Pepoli nella creazione di testi per il teatro musicale, l’opera fu rappresentata la prima volta il 24 gennaio 1835 presso il Théâtre-Italien e riscosse un enorme successo, che la portò a essere subito ripresa in numerose città italiane ed europee rimanendo nella programmazione fino ai giorni nostri. Sempre di sua penna, Bellini mise in musica anche i Quattro sonetti, di cui ci è pervenuto solo La ricordanza (1834), mentre Gioachino Rossini scelse le liriche da camera del conte per intonarle nelle Soirées musicales (1835).

Recatosi a Londra nella primavera del 1835 sull’ondata della fama per il libretto de I Puritani, da poco allestito al King’s Theatre, Pepoli strinse subito amicizie nell’ambiente intellettuale inglese e nel 1839 sposò la ricca scrittrice scozzese Elizabeth Fergus, con la quale prese dimora a Kensington. Dopo un periodo iniziale trascorso tenendo corsi privati di arte e storia italiane, nel marzo 1838 Pepoli ottenne la cattedra di letteratura italiana presso lo University College di Londra, incarico che mantenne fino al 1846. Dopo l’elezione al soglio papale di Pio IX e la concessione dell’amnistia ai rivoluzionari, nel 1847 Pepoli rientrò a Bologna, dove divenne vicepresidente del Consiglio dei deputati a Roma. Nel 1849 fu inviato in missione segreta a Londra con l’incarico di ottenere il sostegno britannico in favore del regime costituzionale nello Stato della Chiesa, minacciato dalle crescenti rivendicazioni repubblicane; vi rimase per un decennio e al ritorno in Italia, nel 1859, entrò a far parte dell’Assemblea costituente delle Romagne. Nel 1860 iniziò a insegnare presso l’Università di Bologna e, malgrado le condizioni di salute, contribuì attivamente alla realizzazione di un sistema scolastico nazionale e alla riforma del proprio ateneo di appartenenza. Legato alla destra storica in posizioni vicine a quelle di Cavour, dal 1861 al 1876 Pepoli rivestì diversi ruoli politici e istituzionali sia a livello locale (fu, in particolare, sindaco di Bologna dal 1862 al 1866), sia a livello nazionale in veste di senatore; negli stessi anni curò la nuova pubblicazione delle opere letterarie scritte fino a quel momento. Morì a Bologna il 7 dicembre 1881; per il suo contributo alla vita musicale durante il periodo parigino, nel 1837 Pepoli era stato nominato membro dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma.

Bibliografia
  • Aldo Nicastro, Il caso Pepoli e il libretto dei Puritani. «Nuova Rivista Musicale Italiana», 21, 2 (aprile-giugno 1987), pp. 214-227.
  • Federico Augusto Agostinelli, I puritani uno e due: La versione napoletana. In: Atti del convegno internazionale di studi belliniani, a cura di Salvatore Enrico Failla, Catania, Maimone, 1991, pp. 187-193.
  • Pierluigi Petrobelli, '...incomincerò a scrivere tutto quello che ho già ideato...'. In: 'Vanitatis fuga, aeternitatis amor': Wolfgang Witzenmann zum 65. Geburtstag, a cura di Sabine Ehrmann-Herfort e Markus Engelhardt, Laaber, Laaber-Verlag, 2005, pp. 449-454.
  • Fabrizio Della Seta, I falsi puritani: A Case of Espionage. In: Fashions and Legacies of Nineteenth-Century Italian Opera, a cura di Roberta Montemorra Marvin e Hilary Poriss, Cambridge, Cambridge University Press, 2010, pp. 76-110.
  • Mary Ann Smart, Parlor Games: Italian Music and Italian Politics in the Parisian Salon. «19th-Century Music», 34, a (estate 2010), pp. 39-60.
Scritti
  • Carlo Pepoli, In morte di Vincenzo Bellini: versi. Bologna, Tipografia Cenerelli, 1867.
  • Carlo Pepoli, Ricordanze biografiche: discorsi accademici. Bologna, Topografia dei Compositori, 1875-79, 4 voll.
  • Carlo Pepoli, Prose e poesie. Bologna, Zanichelli, 1880, 2 voll.
  • Carlo Pepoli, Corrispondenze epistolari. Bologna, Fava e Garagnani, 1881, 2 voll.
  • Carlo Pepoli, Del dramma musicale e di taluni canti dei popoli. Bologna, Amis, 1977.

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
GVI

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Modificato
05/01/2019

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