Tudor, Antony
Antony Tudor. Fonte: The Antony Tudor Ballet Trust.
William John Cook, in arte Antony Tudor, nacque a Londra nel 1909. Affascinato sin dall’adolescenza dal mondo del balletto, a vent’anni iniziò lo studio della danza con Marie Rambert, superando l’esame Cecchetti nel 1929 e quello dell’Imperial Society of Teachers of Dancing l’anno seguente.
Nel 1930 avviò la sua carriera di danzatore al Ballet Club, dove debuttò come coreografo con Cross-Garter'd (1931), balletto ispirato a Twelfth Night, or What You Will di William Shakespeare. Tra il 1931 e il 1935 coreografò undici lavori, tra i quali Lysistrata (1932), Pavane pour une Infante Defunte (1933) - balletto che inaugurò la sua lunga collaborazione con lo scenografo Hugh Stevenson -, The Planets (1934) e The Descent of Hebe (1935). Nel 1936 raggiunse la sua consacrazione con Jardin aux Lilas (in seguito intitolato Lilac Garden), seguito l’anno seguente da un altro trionfo con Dark Elegies (1937).
Nel 1937 formò con Agnes de Mille il Dance Theatre per il quale realizzò Gallant Assembly e riprese i suoi ultimi due successi, Jardin aux Lilas e Dark Elegies. L’anno successivo fondò il London Ballet, compagnia che tra i suoi componenti annoverava Maude Lloyd, Hugh Laing e Peggy van Praagh, interpreti esemplari dello stile di Tudor. Il repertorio della compagnia comprendeva sia i lavori precedenti sia i nuovi balletti Gala Performance su musica di Serge Prokofiev e Soirée Musicale su musica di Gioacchino Rossini con arrangiamento di Benjamin Britten.
Nel 1937 collaborò con la televisione creando Fugue for Four Cameras, solo danzato da Maude Lioyd. Il lavoro si rivelò un esperimento pionieristico poiché l'effetto della fuga fu ottenuto non introducendo più ballerini ma usando quattro telecamere per moltiplicare l’immagine della ballerina. L’anno seguente presentò al Westminster Theatre Judgment of Paris, balletto in un atto su musica di Kurt Weill, creato per un gruppo di ballerini tra i quali Agnes de Mille e Hugh Laing.
Trasferitosi negli Stati Uniti all’inizio della seconda guerra mondiale, si unì al Ballet Theatre (oggi American Ballet Theatre) dove, oltre ad esibirsi fino al suo ritiro dalle scene (1950), riprese alcuni dei suoi precedenti successi e ideò nuovi balletti: Goya Pastoral (1940), Pillar of Fire (1942), Dim Lustre (1943), The Tragedy of Romeo and Juliet (1943), Undertow (1945), Shadow of the Wind (1948) e Nimbus (1950).
Tra il 1949 e il 1950 diresse il Royal Swedish Ballet, riprendendo Jardin aux Lilas e Gala Performance. Qui ritornò nel 1963 per coreografare Echoing of Trumpets, balletto dedicato alla memoria del villaggio cecoslovacco di Lidice che fu brutalmente distrutto dai nazisti del 1942.
Nel 1950 fu nominato direttore del Metropolitan Opera Ballet, incarico che ricoprì fino al 1962, per il quale coreografò Hail and Farewell (1959), Fandango (1963) e Concerning Oracles (1966).
Nel 1951, insieme ai colleghi Nora Kaye, Hugh Laing e Diana Adams, si unì al New York City Ballet dove creò Lady of Camellias (1951) e La Gloire (1952). Parallelamente intraprese una carriera internazionale lavorando per varie compagnie dove riprese i suoi balletti e creò nuovi lavori come Offenbach in the Underworld per il Philadelphia Ballet (1954), Shadowplay (1967) e Knight Errant (1968) per il Royal Ballet, The Divine Horsemen per l’Australian Ballet (1969). Nel 1974 fu nominato direttore associato dell’American Ballet Theatre dove creò i suoi ultimi due lavori, The Leaves are Fading (1975) e Tiller in the Fields (1978).
La sua attività di coreografo fu affiancata dall’insegnamento che svolse presso il Metropolitan Opera Ballet School, il Jacob's Pillow, la Juilliard School (di cui fu anche membro fondatore) e l’Università della California a Irvine.
Nel corso della sua carriera ottenne vari premi e riconoscimenti, quali Carina Ari Gold Medal (1973), il Capezio Dance Award e il Kennedy Center Honors (1986). Morì a New York nel 1987.
La produzione di Tudor, che comprende 54 titoli, ha rivoluzionato il genere del balletto narrativo attraverso un’attenta analisi introspettiva della psiche umana. L’aderenza al vocabolario accademico a prescindere dal mero virtuosismo e l’attenzione per il gesto che rivela l’influenza del metodo Stanislavskij caratterizzano la sua arte coreografica.
Antony Tudor, considerato uno dei maggiori coreografi del XX secolo e il fondatore del balletto psicologico, esercitò una profonda influenza sui coreografi della generazione successiva, in particolare Paul Taylor e Pina Bausch; fondamentale fu il suo contributo al Ballet Theatre.
J. Chazin-Bennahum, The Ballets of Antony Tudor. Studies in Psyche and Satire, New York-Oxford, Oxford University Press, 1994.
Annamaria Corea, Raccontar danzando, Roma, Sapienza Università Editrice, 2017, pp. 73-85.
Rachel S. Chamberlain Duerden, The Choreography of Antony Tudor. Focus on Four Ballets, London, Associated University Press, 2003.
Stephanie Jordan, Moving Music Dialogues with Music in Twentieth-Century Ballet, London, Dance Books, 2000.
Donna Perlmutter, Shadowplay. The life of Antony Tudor, New York, Viking, 1991 (consultabile al seguente link previa registrazione: https://archive.org/details/shadowplaylifeof00perl)
Muriel Topaz, Undimmed Lustre: The Life of Antony Tudor, Lanham, Scarecrow Press, 2002.
David Vaughan, Tudor, Antony, International Encyclopedia of Dance, a cura di Selma Jeanne Cohen, Oxford University Press, New York, Oxford, 1998.
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