Martucci, Giuseppe

Data di nascita
6 gennaio 1856
Data di morte
1° giugno 1909
Paese
Stile
Qualifica interprete musica
Biografia

Giuseppe Martucci nacque a Capua il 6 gennaio 1856. Figlio del trombettista Gaetano Martucci, ricevette le prime nozioni musicali dal padre. Rivelatosi talentuoso, cominciò a esibirsi in pubblico dal 1864 insieme con la sorella Teresa. Anche le sue doti compositive non tardarono a mostrarsi: a dieci anni eseguì pubblicamente la sua prima composizione, una polka intitolata “Il genio”. Dal 1868 proseguì gli studi pianistici con Beniamino Cesi e di composizione con Paolo Serrao al Conservatorio di Napoli.  Dopo varie esibizioni in salotti e contesti aristocratici, nel 1874 Martucci si esibì in un concerto pubblico a Roma, ricevendo elogi dal virtuoso Franz Liszt. Da lì diede avvio, quindi, a una brillante carriera concertistica, emergendo non solo come ottimo interprete di un repertorio classico-romantico, ma anche in veste di compositore. Durante le sue tournées entrò in contatto con personalità rilevanti quali Camille Saint-Saëns, Arthur Rubinstein e Jules Massenet. In seguito ai suoi successi, l'editore Tito Ricordi decise di pubblicare le sue opere, acquistandone la proprietà esclusiva.

Il 25 maggio 1879 sposò Maria Colella e l’anno dopo venne nominato docente di pianoforte al Conservatorio di Napoli. Durante il periodo napoletano, oltre a prendere parte alla vita e agli eventi musicali della Società del Quartetto di Napoli, Martucci si impegnò nello sviluppo della Società Orchestrale Napoletana, un gruppo di musica da camera nato nel 1877 per merito del mecenate Francesco Milano d’Aragona, principe d’Ardore: il complesso riuscì a emergere grazie anche al sodalizio stipulato con gli elementi della Società del Quartetto. Martucci debuttò come direttore stabile della suddetta Società Orchestrale Napoletana il 23 gennaio 1881 con opere di Berlioz, Wagner e Brahms. Il wagnerismo del direttore condizionò il repertorio dell’orchestra, la quale eseguì spesso lavori di Ludwig van Beethoven, Richard Wagner, Felix Mendelssohn, Johannes Brahms e Camille Saint-Saëns per un pubblico perlopiù elitario e aristocratico. In occasione della morte di Wagner, il 1° aprile 1883 la Società Orchestrale Napoletana eseguì opere del compositore tedesco, concesse dall’editrice Giovannina Lucca, proprietaria assoluta in Italia delle opere di Wagner.

Nel 1886 Martucci si dimise dalla cattedra del Conservatorio di Napoli e si trasferì a Bologna, dove rivestì le cariche di direttore del Liceo Musicale della città e maestro di cappella alla Chiesa di San Petronio. Intanto a Napoli l’assenza di Martucci portò a una lenta e graduale dissolvenza della Società Orchestrale Napoletana. Lo stesso destino toccò alla Società del Quartetto, che dopo sporadici concerti cameristici si spense nel 1891.

Bologna fu una tappa importante per la carriera artistica e didattica di Martucci: diversamente dal contesto napoletano, il musicista trovò qui un ambiente più favorevole e bendisposto ad accogliere opere di musica strumentale non legate all’opera italiana. Ciò grazie anche ai suoi numerosi concerti nelle diverse città della penisola, dove propose l’ascolto di vari brani di musica strumentale d’oltralpe. Nel 1888 Martucci riuscì ad incontrare Johannes Brahms, uno dei suoi compositori prediletti, e dopo dieci anni conobbe Arturo Toscanini, rinomato direttore d’orchestra con il quale eseguì il suo Concerto op. 66. Il periodo bolognese durò dal 1886 fino al 1902, anno in cui Martucci lasciò Bologna per tornare a Napoli e occuparsi della direzione del Conservatorio, un impegno che mantenne fino alla morte in aggiunta alle attività di composizione e direzione orchestrale. Nel 1908 l’impegnativa direzione dell'opera wagneriana Il crepuscolo degli dei compromise il suo stato di salute. Morì il 1° giugno dell’anno dopo a Napoli, all’età di 53 anni.

Alfiere dell’internazionalismo, talentuoso concertista, prolifero compositore, rigoroso direttore d'orchestra e didatta del pianoforte, Giuseppe Martucci è stata una figura di particolare rilevanza per la cultura musicale della seconda metà dell’Ottocento italiano: s'impegnò nell'introduzione e diffusione di brani di musica strumentale e sinfonica di musicisti europei in un'epoca in cui l'attenzione del popolo italiano era rivolta alla musica del melodramma e del teatro d'opera nazionale. Infatti, allo scopo di dare più rilievo alla musica strumentale, scrisse soprattutto musica da camera, orchestrale e pianistica, ispirandosi a musicisti quali Brahms, Mendelssohn, Schumann e Chopin. Riuscì a dare alle sue opere una sua inconfondibile impronta, senza cadere in una mera imitazione degli autori romantici europei. In veste di pianista e direttore d’orchestra si distinse per sobrietà, nettezza e precisione, vantando uno stile puro e nobile. Si poneva serio e composto, rispettando fedelmente le opere del passato e interpretandole con una sensibilità tardoromantica dal carattere italiano. Attento studioso dell’opera wagneriana, coltivò con successo sia il concertismo, sia la direzione d’orchestra e la composizione musicale. Emerse come uno dei migliori allievi di Beniamino Cesi e come prosecutore della scuola pianistica napoletana. Tra i suoi allievi migliori si contano Ottorino Respighi, Bruno Mugellini, Giovanni Maria Anfossi e Luisa Cognetti.

Tra le sue composizioni si segnalano: Concerto in re minore op. 40 n. 1, Concerto in si bemolle minore op. 66 n.2, Quintetto per archi e pianoforte op. 45 (premiato a Milano nel 1878), Notturno op. 70 n. 1, Novelletta op. 82 n.2 e Tarantella op.44 n. 6.

Bibliografia

Antonio Rostagno, MARTUCCI, Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, 2008, vol. 71.

Folco Perrino, Giuseppe Martucci, Novara, Centro studi martucciani, 1992.

Giuseppe Martucci e la caduta delle Alpi, a cura di Antonio Caroccia, Paologiovanni Maione e Francesca Seller, Lucca, LIM, 2009.

Massimo Distilo, Sigismund Thalberg: primordi e sviluppi della scuola pianistica napoletana, versione Kindle, Booksprint, 2016.

John C.G. Waterhouse, Folco Perrino, Martucci, Giuseppe, in New Grove Dictionary of Music and Musicians, Oxford University Press, 2001.

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Modificato
08/04/2022

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