Corelli, Arcangelo
Arcangelo Corelli nacque a Fusignano, in provincia di Ravenna, il 17 febbraio 1653. Studiò a Bologna con i violinisti Giovanni Benvenuti e Leonardo Brugnoli e nel 1670 fu ammesso all’Accademia Filarmonica. Intorno al 1675 si trasferì a Roma, dove prese parte come violinista a una serie di oratori presso la chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini e all’esecuzione dell’annuale festa di S. Luigi dei Francesi. Nel 1676 partecipò alla rappresentazione dell’opera Dov’è amore è pietà di Bernardo Pasquini presso il Teatro Capranica. A partire dal 1679 godette della protezione della regina Cristina di Svezia, alla quale dedicò nel 1681 la prima raccolta di sonate a tre da chiesa (op. 1). Dal 1688 al 1690 fu attivo al servizio del cardinale Benedetto Pamphilj e dal 1690 al 1713 del cardinale Pietro Ottoboni, per i quali compose ed eseguì la musica destinata ai concerti domestici. Tra il 1685 e il 1694 pubblicò altre tre raccolte strumentali, due di sonate a tre da camera (op. 2 e 4) e una di sonate a tre da chiesa (op. 3), a cui seguirono nel 1700 una raccolta di sonate per strumento solista (op. 5) e una di concerti grossi (op. 6, pubblicata postuma nel 1714). Nella città papale, oltre all’attività presso nobili mecenati, fu regolarmente chiamato a prestare servizio per le solennità liturgiche delle più importanti chiese, come S. Luigi dei Francesi (dove dal 1682 al 1709 diresse stabilmente l’orchestra), S. Giacomo degli Spagnoli e Santa Maria Maggiore. Nel 1706, insieme a Bernardo Pasquini e Alessandro Scarlatti, fu tra i primi musicisti che divennero membri dell’Accademia dell’Arcadia (Corelli con il nome di Arcomelo Arimanteo). Morì a Roma l’8 gennaio 1713.
Corelli è considerato uno tra i più importanti compositori del Barocco, nonostante la sua produzione musicale non sia particolarmente vasta e non abbia composto nulla per il melodramma o per altri repertori vocali (cantata e oratorio). Il suo contributo è stato fondamentale per lo sviluppo della sonata e del concerto grosso, generi ha portato al massimo grado di perfezione stilistica e formale. Le sue raccolte di sonate a tre (24 da chiesa, op. 1 e 3; e 24 da camera, op. 2 e 4), di sonate per strumento solista (6 da chiesa e 6 da camera, op. 5) e di concerti grossi (8 da chiesa e 4 da camera, op. 6) sono diventate il modello per tutti i compositori di musica strumentale dell’epoca. La scrittura violinistica di Corelli, in cui virtuosismo e cantabilità trovano un perfetto equilibrio, ha inoltre partecipato al più generale sviluppo del linguaggio orchestrale del XVIII secolo.
- Piero Buscaroli, Corelli, Arcangelo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1983
- Salvatore Carchiolo, La prassi esecutiva del basso continuo al clavicembalo nella musica di Arcangelo Corelli alla luce delle Regole per accompagnar sopra la parte della Biblioteca Corsiniana di Roma, in Arcomelo 2013. Studi nel terzo centenario della morte di Arcangelo Corelli (1653-1713), a cura di Guido Olivieri e Marc Vanscheeuwijck, Lucca, LIM, 2015, pp. 233-266
- Luca Della Libera, Il ‘concerto’ tra Alessandro Scarlatti e Corelli, in Arcangelo Corelli fra mito e realtà storica. Atti del congresso internazionale di studi (Fusignano, 11-14 settembre 2003), a cura di Stefano La Via, Gregory Burnett, Antonella d’Ovidio, Firenze, Olschki, 2007, pp. 507-522
- Agnese Pavanello, Sullo stile dell'Opera VI di Arcangelo Corelli, «Studi Corelliani», V, 1996, pp. 161-183
- Gloria Staffieri, Arcangelo Corelli compositore di «Sinfonie». Nuovi documenti, «Studi Corelliani», IV, 1990, pp. 335-358
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