Purcell, Henry

Data di nascita
1658 o 1659
Data di morte
21 novembre 1695
Paese
Epoca
Stile
Categoria
Biografia

Henri Purcell nacque a Londra nel 1658 o nel 1695. Figlio di un musicista, fu dapprima cantore nella cappella reale. Nel 1673, quando mutò la voce, divenne aiutante del custode degli strumenti di Carlo II. Nel 1677 fu nominato compositore per i «violini del re», nel 1679 organista dell’abbazia di Westminster, nel 1682 entrò a far parte degli organisti della cappella reale. La sua prima opera pubblicata fu una serie di sonate a tre (Sonatas of three parts, 1683). I suoi incarichi ufficiali continuarono sotto Giacomo II e Guglielmo III. Morì a Londra il 21 novembre 1695 e fu sepolto nell’abbazia di Westminster.

Purcell iniziò a scrivere musiche di scena nel 1680, ma la maggior parte della sua musica per il teatro fu composta negli ultimi anni della sua vita, dal 1690. Il suo contributo alle singole opere fu di tipo assai vario: in certi casi scrisse soltanto l’ouverture e gli intermezzi strumentali, in altri solo alcune arie. Alcune composizioni sono più dense, specialmente The Prophetess, or the History of Dioclesian (1690), King Arthur, or the British Worthy (1691) e The Fairy Quenn (1692). Quest’ultimo è un adattamento del Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, ma le aggiunte al testo sono talmente tante che, in realtà, nessun brano di Shakespeare risulta musicato. Tutti questi lavori, concepiti in primo luogo come spettacolo con elaborati cambiamenti di scena, comprendono non solo canzoni di scena e danze, ma anche intere scene in musica. Purcell scrisse una sola opera nel senso italiano del termine: Dido and Aeneas (1689), composta per una scuola femminile: essa tradisce l’influenza francese e sembra essere stata modellata, in una cerca misura, sul mask di John Blow intitolato Venus and Adonis.

Una parte importante della produzione di Purcell come compositore di corte fu la serie delle Welcome Songs per Carlo II e Giacomo II, scritte in occasione del ritorno del re  Londra. La prima è del 1680. Compose anche 6 Odi per il genetliaco della regina Maria, moglie di Guglielmo II. Si tratta, in un caso e nell’altro, di ampie cantate che mostrano un progressivo sviluppo dell’immaginazione del compositore. In qualche modo paragonabili alle odi, per quanto riguarda la struttura, sono gli ampi Full Anthems, cioè inni per soli e coro con accompagnamento d’orchestra, dei quali il più elaborato (doppio coro, due organi e orchestra di archi e fiati) è My heart is inditing of a good matter, scritto per l’incoronazione di Giacomo II nel 1685. La produzione di musica sacra declinò considerevolmente negli ultimi anni, sia perché le risorse della cappella reale erano più modeste, sia perché Purcell era impegnato con la musica per il teatro.

A parte le musiche di scena, Purcell scrisse moltissime Canzoni, per lo più profane, la maggior parte delle quali furono pubblicate nelle raccolte del tempo. Come autore di canzoni Purcell fu grandissimo, grazie a un orecchio infallibile per l’accentazione delle parole e alla sua capacità di modellare impeccabilmente le linee melodiche; ciò è evidente sia nelle melodie semplici, sia nelle parti espressive, simili al recitativo, comprese in composizioni di più ampio respiro. Rese anche omaggio al gusto del tempo, scrivendo un certo numero di Canoni, la maggior parte a tre voci, i cui testi riflettono spesso la licenziosità del periodo della restaurazione degli Stuart.

Impareggiabile autore di canzoni, sembra tuttavia che Purcell abbia iniziato l’attività di compositore nel campo della musica strumentale. Le sue prime opere che ci rimangono sono infatti dodici Fantasie per viole a varie parti (1680), composte secondo l’antica tradizione inglese ma con un trattamento assai originale delle progressioni armoniche. Fra le più interessanti è la Fantasia sopra una nota a cinque parti; la quarta parte consiste in un pedale di Do, attorno al quale le altre parti intessono un abile ricamo sonoro. Legami con la tradizione sono riscontrabili nelle 12 Sonate a tre del 1683 e nella serie delle 10 Sonate a quattro pubblicata nel 1697, postuma, comprendente fra l’altro un’ingegnosa ciaccona. La più nota tra le sonate è la Golden Sonata, con un suggestivo adagio costruito su una fantasiosa successione di appoggiature.

Bibliografia
  • Dinko Fabris, Antonella Garofalo, Henry Purcell. Palermo, L'Epos, 1999.
  • Sergio Martinotti, King Arthur e le ‘semi-opere’ di Henry Purcell: Tra masque e teatro drammatico. «Nuova rivista musicale italiana», 37, 3 (luglio-settembre 2003), pp. 307-332.
  • Stephan Schönlau, Emulating Lully? Generic Features and Personal Traits in the Passacaglia from Henry Purcell's King Arthur (1691). In: Can One Speak of a Passacaglia Principle? / Si può parlare di un principio-passacaglia? a cura di Susanna Pasticci, Lucca, LIM, 2014, pp. 119-146.
  • Henry Purcell. A cura di Francis Knights, Oxford, Oxford University Press, 2015.
  • Ellen T. Harris, Henry Purcell's Dido and Aeneas. New York, Oxford University Press, 2018.

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GVI

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Modificato
11/02/2019

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