Berlioz, Hector
- Hector Berlioz, fotografia di Pierre Petit, Parigi, 1863. Parigi, Bibliothèque nationale de France, département Musique, EST MACNUTT GF 002.
- Hector Berlioz, ritratto di Gustave Courbet, olio su tela, Parigi, 1850. Parigi, Musée d’Orsay.
- Hector Berlioz durante l'ultimo viaggio in Russia, fotografia, 1867. riproduzione a cura di The Hector Berlioz Website.
Hector Berlioz nacque l’11 dicembre 1803 (19 frimaio dell’anno XII, secondo il calendario rivoluzionario allora in uso) a La Côte-Saint-André, nel Delfinato, primogenito di Marie-Antoinette-Joséphine Marmion (1784-1838) e Louis (1776-1848), rispettato medico e studioso, primo sperimentatore dell’agopuntura in Europa. La coppia ebbe poi altri cinque figli, tre femmine e due maschi: Anne-Marguerite (1806-1850), Louise-Julie-Virginie (1807-1814), Adèle-Eugenie (1814-1860), Louis-Jules-Felix (1816-1819), Prosper (1820-1839). Nel periodo dell’infanzia e della prima adolescenza Hector ebbe i primi approcci con la musica: si impratichì a suonare il flagioletto, il flauto e la chitarra, studiò la teoria musicale da autodidatta, scrisse le prime semplici composizioni. I genitori tennero però in scarsa considerazione le sue inclinazioni musicali e lo indirizzarono allo studio della medicina: nel settembre 1821 Hector si recò a Parigi per frequentare l’Università. Tuttavia, il contatto con la vita musicale della Capitale rinfocolò la passione del giovane: risoltosi a dedicare la vita alla musica, lasciò da parte gli studi di medicina per coltivare la composizione, di cui approfondì lo studio privatamente con Jean-François Le Sueur (1760-1837), e la critica musicale. Nel 1824, in contrasto con il padre, abbandonò formalmente l’Università, e nel 1826 iniziò a frequentare il Conservatorio, dove studiò composizione con Le Sueur e Anton Reicha (1770-1836). Nello stesso anno tentò senza successo di ottenere il Prix de Rome, come pure – a causa dell’arditezza e la complessità delle composizioni proposte – nel 1827, nel 1828 e nel 1829. Nel settembre 1827 assistette a una rappresentazione dell’Amleto shakespeariano presso il Théâtre de l’Odéon, riportandone una profonda impressione e una subitanea passione per l’attrice irlandese Harriet Smithson (1800-1854), interprete del personaggio di Ofelia. Nel 1830 con la cantata Sardanapale conseguì finalmente il Prix de Rome. Nel dicembre di quell’anno la presentazione della Symphonie fantastique lo portò all’attenzione del panorama musicale parigino. Al principio del 1831 Berlioz partì per Roma, dove avrebbe dovuto trascorrere i successivi cinque anni. Tuttavia, deluso dall’ambiente artistico italiano, amareggiato da sfortunate vicende sentimentali, ottenne l’autorizzazione a rientrare in Francia nel novembre del 1832. Nel vivace mondo culturale parigino Berlioz trovò ora un ambiente ricettivo nei confronti suoi e della sua musica. Nella sua frequentazione dei salotti e dei circoli intellettuali, entrò in rapporti con Niccolò Paganini, Franz Liszt, Fryderyk Chopin, George Sand (1804-1876), Victor Hugo (1802-1885), Alexandre Dumas padre (1802-1870), Heinrich Heine (1797-1856), Alfred de Vigny (1797-1893), Théophile Gautier (1811-1872), e anche Harriet Smithson, con la quale intraprese allora una relazione sentimentale e che sposò il 3 ottobre 1833. Dal matrimonio nacque un figlio, Louis. In breve, tuttavia, le profonde differenze di carattere tra gli sposi portarono all’insorgere di violenti scontri e a una situazione famigliare perennemente conflittuale, fino al divorzio della coppia, avvenuto nel 1844.
Negli anni che seguirono, Berlioz sperimentò tanto il riconoscimento della propria statura di compositore quanto la difficoltà incontrata dalla sua musica nell’ambiente musicale accademico. Nel 1837 ricevette dalla famiglia reale la commissione per la Grande Messe des morts, presentata con successo nello stesso anno; ma nel 1838 il debutto sul palcoscenico dell’Opéra Pelletier dell’opera Benvenuto Cellini ricevette un’accoglienza disastrosa. Nominato Cavaliere della Legion d’onore nel 1839, nel 1840 ottenne una nuova commissione statale per celebrare il decennale della Rivoluzione di luglio: la Grande symphonie funèbre et triomphale che ne derivò suscitò reazioni contrastanti. Al 1840 risale pure la conoscenza con il mezzosoprano Marie Recio (nome d’arte di Marie-Geneviève Martin, 1814-1862), con cui Berlioz avviò una nuova relazione sentimentale. In questo periodo il compositore intraprese numerosi e frequenti viaggi per presentare la propria musica attraverso il resto d’Europa e l’impero russo, salutati da consensi entusiastici. Nel 1844 pubblicò la prima edizione del Trattato d’orchestrazione; in seguito al divorzio, iniziò a convivere con Marie, che avrebbe sposato nel 1854 in seguito alla morte di Harriet. Nel 1850 fu nominato bibliotecario del Conservatorio di Parigi. Nel 1856 intraprese la composizione di una nuova opera di proporzioni monumentali, Les Troyens. La portò a termine nel 1858, ma non riuscì mai a farla rappresentare per intero: il primo allestimento scenico integrale avvenne solo nel 2003 presso il Théâtre du Châtelet, con l’Orchestre Révolutionnaire et Romantique guidata da John Eliot Gardiner.
Il 13 giugno 1862 Marie morì, colpita da infarto, e Berlioz restò vedovo per la seconda volta. Di lì a poco strinse una nuova relazione con una giovane donna di nome Amélie, che però lo lasciò l’anno successivo. Nel 1864 Berlioz apprese la morte della donna, avvenuta l’anno precedente, e ne rimase profondamente colpito. Nel 1867 dovette affrontare un nuovo grave colpo: il figlio Louis, capitano di una nave mercantile, morì di febbre gialla presso l’Havana. Sul finire di quell’anno il compositore intraprese un viaggio a San Pietroburgo, da cui tornò al principio del 1868 in condizioni di salute malferme, e che sarebbero in breve diventate sempre più precarie. Morì nella sua casa di Parigi l’8 marzo 1869.
Una tensione ad abbracciare – ed esprimere – l’assoluto pervade la complessa personalità di Hector Berlioz, autore di una produzione non particolarmente numerosa, ma informata da una concezione monumentalmente complessa e articolata, d’inedito gigantismo. All’interno del suo catalogo si segnalano in particolare la Symphonie fantastique op. 14, la Sinfonia a programma con viola concertante Harold en Italie op. 16, la Sinfonia con cantanti solisti e coro Roméo et Juliette op. 17. Tra la musica vocale si segnalano i lavori drammatici Benvenuto Cellini su libretto di Léon de Wailly (1804-1863) e Auguste Barbier (1805-1882), La Damnation de Faust (concepito per un allestimento in forma di concerto) su libretto adattato da Berlioz stesso e Almire Gandonnière (1813-1863) a partire dalla traduzione francese del Faust di Goethe di Gérard de Nerval, Les Troyens e Béatrice et Bénédict su libretti propri, la Grande Messe des morts, il Te Deum, il ciclo di liriche su testi di Théophile Gautier Les Nuits d’été per voce e orchestra.
Strumentatore visionario, Berlioz porta all’estremo le potenzialità tecniche dell’orchestra per creare enormi quadri sonori pervasi, per contro, da un senso del vissuto di tormentata intimità. L’impiego di temi ricorrenti, la costruzione formale appaiono calati in una dimensione narrativa personalissima, estranea ai codici linguistici del tempo. Caratteristiche che, se da un lato sanciscono l’appartenenza di Berlioz al Romanticismo, collocandolo a pieno diritto tra i suoi protagonisti, dall’altro rimarcano come l’esperienza del compositore rappresenti, all’interno di quello, una voce isolata.
The Hector Berlioz Website
http://www.hberlioz.com
Association Nationale Hector Berlioz
http://www.berlioz-anhb.com
Musée Hector Berlioz, La Côte-Saint-André
http://www.musee-hector-berlioz.fr
Cronologia, catalogo e guide all’ascolto
https://www.flaminioonline.it
David Cairns, Berlioz. The Making of an Artist 1803-1832, Londra, The Penguin Press, 1989
David Cairns, Berlioz. Servitude and Greatness 1832-1869, Londra, The Penguin Press, 1999
Fabrizio Della Seta, Italia e Francia nell’Ottocento, Torino, EDT, 1993
Grande trattato di strumentazione e d’orchestrazione, Milano, Ricordi, 1999
Serate d’orchestra, Torino, EDT, 2006
I grotteschi della musica, Varese, Zecchini, 2004
Lettere a Orfeo, Varese, Zecchini, 2005
Memorie, Pordenone, Edizioni Studio Tesi, 1989
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