Petipa, Marius
- Marius Petipa, fotografia di Philippon, 1870-1890. Fonte: Gallica Bnf
- Caricatura di Marius Petipa. Fonte: wikipedia.org
- La Figlia del Faraone, Teatro Mariinskij, 1915. Fonte: wikipedia.org
Marius Petipa nacque a Marsiglia nel 1818 da una famiglia di artisti. La madre, Victorine Grasseau, fu un’attrice drammatica e il padre, Jean Antoine Petipa, un rinomato ballerino e coreografo. Anche il fratello maggiore, Lucien Petipa, fu ballerino e maître de ballet all’Opéra di Parigi. Trasferitosi con la famiglia a Bruxelles, fu avviato allo studio della danza dal padre e si dedicò allo studio della musica, imparando a suonare il violino. Questa formazione musicale si rivelò di fondamentale importanza nelle sue successive collaborazioni con i grandi compositori dell'epoca, come Cesare Pugni e Pyotr Ilyich Tchaikovsky. Nel 1838 fu scritturato come primo ballerino al Teatro di Nantes, dove per la prima volta si cimentò nella coreografia realizzando i suoi primi balletti. Dopo una tournée negli Stati Uniti, raggiunse la capitale francese per studiare con Auguste Vestris, finché non fu scritturato al Grand Théâtre di Bordeaux, dove si esibì con successo come primo ballerino e arricchì il suo repertorio coreografico con La Jolie Bordelaise, La Vendange, L’Intrigue amoureuse e Le Langage des fleurs. Proseguì la sua carriera al Teatro del Circo di Madrid e si dedicò all’apprendimento della tecnica della danza spagnola, che utilizzò di frequente in forma teatralizzata nelle sue creazioni pietroburghesi. Dopo aver partecipato alla serata di addio alle scene di Thérèsa Elssler, Petipa si trasferì a San Pietroburgo dove debuttò nel 1847 interpretando la parte di Lucien in Paquita di Joseph Mazilier. Il balletto, presentato l’anno precedente al Teatro dell’Opéra di Parigi, fu rimontato dallo stesso Petipa che introdusse una serie di modifiche alla coreografia originale. I suoi interventi coreutici caratterizzarono anche la ripresa de Le Diable amoureux di Mazilier, che fu presentato nel 1848 con il titolo di Satanella. Quando Jules Perrot fu nominato maître de ballet nel 1848, Petipa lo assistette nelle varie riprese coreografiche, tra cui Giselle (1850) e Le Corsaire (1858), e continuò a esibirsi, danzando come partner di Carlotta Grisi, Elena Andreyanova e Fanny Elssler. Nel 1854 diventò insegnante alla Scuola Imperiale e sposò la ballerina Maria Surovshchikova, da cui ebbe Marie, celebre ballerina della scena pietroburghese. L’anno seguente realizzò il suo primo lavoro coreografico per il Bolshoi di San Pietroburgo, L’Étoile de Grenade, un divertissement che inaugurò la sua collaborazione con Cesare Pugni. Nel 1859 Arthur Saint-Léon, divenuto coreografo principale, permise a Petipa di creare una serie di balletti a serata intera, nonché la propria versione di Le Corsaire (1863) su musica di Adolphe Adam e Cesare Pugni. Il suo primo balletto di rilievo fu La Fille du Pharaon (1862), balletto in quattro atti che fu creato per l’addio alle scene di Carolina Rosati. Il successo fu tale che ottenne il titolo di second maître de ballet. Nel 1871 Petipa fu nominato premier maître de ballet e conservò l’incarico fino al 1903. Ammalatosi gravemente nel 1906, morì quattro anni dopo a Gurzuf.
La carriera di Marius Petipa toccò i vertici più alti ai Teatri Imperiali, dove coreografò una cinquantina di balletti, alcuni dei quali furono dei veri e propri capolavori che influirono sulla storia della danza teatrale. Seguendo le tendenze dominanti, la sua produzione abbracciò diversi generi: quello esotico, sia nel colore spagnolo (Don Chisciotte, 1869), che in quello orientale (La Bayadère, 1877), il genere fantastico (Il lago dei cigni, 1895) e quello fiabesco (La bella addormentata, 1890). Petipa introdusse nel repertorio pietroburghese balletti di grande successo che furono creati da altri coreografi all’Opéra di Parigi (La Sylphide, Giselle, Paquita, Le Corsaire, Coppélia) o all’Her Majesty’s Theatre (La Esmeralda). Nel rimettere in scena questi lavori, diede una propria impronta autoriale. Esemplare è il caso di Giselle, in cui Petipa apportò delle modifiche sia nel primo atto, dove ridusse l’azione pantomimica, sia nel secondo, dove introdusse la bellissima immagine delle Villi che s’incrociano in arabesque.
Le caratteristiche del suo linguaggio coreografico furono lo sviluppo dell’azione in più atti attraverso scene danzate e pantomimiche, la ritmicità e la geometricità delle sue creazioni coreografiche, il virtuosismo accademico, l’inserimento delle danze di carattere in forma stilizzata, la capacità di sottolineare le caratteristiche individuali di ogni artista nelle combinazioni dei passi, il ruolo fondamentale del corpo di ballo.
Lynn Garafola, The Diaries of Marius Petipa, in «Dance History», vol. 3, n. 1, 1992
Vera M. Krasovskaya, Petipa, Marius, International Encyclopedia of Dance, a cura di Selma Jeanne Cohen, Oxford University Press, New York, Oxford, 1998
Tim Scholl, From Petipa to Balanchine: classical revival and the modernization of ballet, London, Routledge, 1994
Yuri Slonimsky, Marius Petipa, in «Dance Index», vol. 6, 1947
Marius Petipa, Russian Ballet Master: The Memoirs of Marius Petipa, London, Adam & Charles Black, 1958
Marius Petipa, Memorie, a cura di Valentina Bonelli, Roma, Gremese Editore, 2010
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