Čajkovskij, Pëtr Il’ič
Pëtr Il’ič Čajkovskij nacque il 7 maggio 1840 (25 aprile secondo il calendario giuliano) a Votkinsk, nel Governatorato di Vyatka, da Aleksandra Andreevna d’Assier (1812-1854) e Ilja Petrovič (1795-1880), ingegnere minerario e ufficiale dell’esercito di origini ucraine, discendente di una famiglia di militari. Pëtr Il’ic era il terzo dei sei figli della coppia: Ekaterina (1836-1837) Nikolaj (1838-1911), Aleksandra (1842-1891), Ippolit (1842-1927), i gemelli Modest (1850-1916) e Anatolij (1850-1915). La famiglia comprendeva inoltre Zinaida (1829-1878), nata da un predente matrimonio di Ilja Petrovič. Nel 1845 Pëtr Il’ič ricevette le prime lezioni di pianoforte dalla serva liberata Marja Markovna Palčikova, e dal 1848 fu affidato agli insegnamenti di una nuova governante Anastasia Petrovna Petrova, sotto la cui guida fece rapidi progressi. Nel 1850 fu inviato a San Pietroburgo per frequentare la Scuola Imperiale di Giurisprudenza. Nel frattempo, proseguì la propria formazione musicale, sia pure in modo non sistematico: iniziò a frequentare regolarmente l’opera, prese parte ad attività amatoriali con i propri compagni di scuola, ricevette occasionali lezioni di pianoforte dal costruttore di strumenti Franz Becker. Dal 1855 svolse studi pianistici più regolari: iniziò allora a prendere lezioni private da Rudolf Vasilevič Küdinger (1832-1913), con cui avrebbe studiato per tre anni. Nel 1859, terminata la Scuola di Giurisprudenza, trovò impiego presso il Ministero della Giustizia, dove avrebbe lavorato per i successivi tre anni. Il 1859 vide l’istituzione della Società Musicale Russa, che nel 1862 inaugurò il Conservatorio di San Pietroburgo: Čajkovskij vi si iscrisse, e fece così parte della prima generazione dei suoi allievi. Studiò armonia e contrappunto con Nikolaj Ivanovič Zaremba (1821-1879), composizione e orchestrazione con Anton Rubinštejn (1829-1894), diplomandosi nel 1865. Subito dopo il diploma, fu invitato a ricoprire l’insegnamento di teoria musicale presso il Conservatorio di Mosca, che sarebbe stato inaugurato l’anno successivo. Čajkovskij vi prestò servizio dal 1867 al 1878. Nello stesso periodo, il compositore cominciò a compiere frequenti viaggi attraverso l’Impero Russo e in Europa, entrando così in contatto con le tendenze musicali più aggiornate. Mentre la crescente fortuna incontrata dalla sua musica gli permise di imporsi progressivamente all’attenzione del panorama musicale coevo, Čajkovskij si trovò a fronteggiare vicende sentimentali travagliate. Pur essendo omosessuale, nel 1868 instaurò una relazione sentimentale con il soprano belga Désirée Artôt (1835-1907), fino a progettare un matrimonio con lei. Quest’ultima, tuttavia, rifiutò di abbandonare la propria carriera per trasferirsi in Russia e ruppe il fidanzamento.
Sul finire del 1876 Čajkovskij fu introdotto presso la contessa Nadežda Filaretovna von Meck (1831-1894) dal violinista Iosif Iosifovič Kotek (1855-1885), allievo del compositore ora alle dipendenze della nobildonna. Appassionata cultrice delle arti e della musica in particolare, ella stessa buona pianista, la contessa, da poco rimasta vedova del magnate delle ferrovie russe Karl von Meck (1821-1876), era intenzionata a destinare parte della propria fortuna al mecenatismo. Negli anni a venire, Čajkovskij avrebbe beneficiato del suo generoso sostegno economico, che gli avrebbe permesso di dedicarsi liberamente alla composizione, e avrebbe trovato in lei una confidente preziosa.
Nell’estate del 1877, per mettere a tacere i pettegolezzi intorno alla propria omosessualità, Čajkovskij sposò Antonina Miljukova (1849-1917), negli anni precedenti sua allieva al Conservatorio. Il matrimonio si rivelò disastroso: in capo a pochi mesi i rapporti tra i due divennero insostenibili, fino a sfociare in un grave esaurimento nervoso per il compositore, e alla separazione della coppia. Dopo un periodo di riposo, Čajkovskij tornò all’attività musicale con rinnovato vigore, riportando consensi sempre maggiori. Nel 1884, con il conferimento dell’Ordine di San Vladimiro, ottenne la dignità nobiliare, cui l’anno successivo seguì l’assegnazione di un ricco vitalizio annuo.
Sul finire del 1890 la contessa von Meck interruppe i versamenti di denaro e troncò bruscamente i rapporti con il compositore, probabilmente dietro insistenze dei famigliari. Negli anni successivi, Čajkovskij ricevette nuovi prestigiosi riconoscimenti: nel 1892 fu ammesso all’Académie des Beaux-Arts di Parigi; nel 1893 fu insignito del dottorato in musica dall’Università di Cambridge.
All’apice del successo, Čajkovskij morì improvvisamente il 6 novembre 1893: attribuita ufficialmente a contagio da colera, la morte del compositore – per via delle circostanze contraddittorie in cui si verificò – divenne presto oggetto di un intenso dibattito nel corso del quale furono formulate diverse ipotesi sulle effettive cause della scomparsa, senza però mai giungere a ipotesi pienamente dimostrabili.
L’ampio catalogo di Čajkovskij spazia tra tutti i principali generi musicali del suo tempo. In particolare, del corpus delle sei Sinfonie si segnalano le n. 4 op. 36 (1878), 5 op. 64 (1888) e 6 «Patetica» op. 74 (1893), estremo lascito del compositore. Tra i lavori solistici spiccano il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 op. 23 (1875), il Concerto per violino e orchestra op. 35 (1878), le Variazioni su un tema rococò per violoncello e orchestra op. 33 (1877); della restante produzione sinfonica, l’Ouverture-Fantasia Romeo e Giulietta (1869, revisionata nel 1870 e nel 1880), la Fantasia sinfonica La tempesta op. 18 (1873), l’Ouverture Francesca da Rimini op. 32 (1876), il Capriccio italiano op. 45 (1880). Fondamentali per la storia del balletto le tre prove prodotte dal compositore in quel genere: Il lago dei cigni su libretto di Vladimir Petrovic Begičev (1828-1891) op. 20 (1876), La bella addormentata su libretto di Ivan Vsevolozhsky (1835-1909) op. 66 (1889), Lo schiaccianoci – basato sulla coreografia di Marius Petipa – op. 71 (1892). Tra le opere si segnalano Evgenij Onegin, su libretto di Konstantin Stepanovič Šilovskij (1848-1893), Modest Il’ič Čajkovskij e dello stesso compositore, op. 24 (1878); La dama di picche op. 68 (1890) e Iolanta op. 69 (1891), entrambe su libretto di Modest Il’ič Čajkovskij. Nella produzione da camera si segnalano i tre Quartetti per archi – n. 1 op. 11, n. 2 op. 22 (1874), n. 3 op. 30 (1875) – e il sestetto per archi Souvenir de Florence op. 70 (1890); in quella pianistica la raccolta Le stagioni op. 37a (1876).
Spirito cosmopolita, formatosi sull’esempio dei classici (il Mozart del Don Giovanni in special modo) e arricchitosi via via dall’assimilazione dei modelli dei romantici tedeschi e francesi come pure dell’opera italiana, nella sua musica Čajkovskij coniuga le forme della tradizione europea con un’invenzione melodica in gran parte di matrice nazionale, russa e ucraina. Un lirismo d’intensa eloquenza caratterizza il periodare, determinando – nelle composizioni di più ampio respiro – il dilatarsi delle strutture ora in un progressivo accumulo tensione drammatica ora, al contrario, in un clima di sospensione incantata.
Tchaikovsky Research
http://www.tchaikovsky-research.net
Cronologia della vita e delle opere, guide all’ascolto
https://www.flaminioonline.it
Ferruccio Tammaro, Čajkovskij. Il musicista, le sinfonie, Milano, Mursia, 2008
Nina Nikolaevna Berberova, Il ragazzo di vetro, Parma, Guanda, 1993
Libretti
Opere
Interpretazioni e altri documenti
Opere danza
Licenza
Licensed under Creative Commons Attribution Noncommercial Share-Alike 3.0
Condividi:
Condividi: