Huajcha nocka (povero me)
Sixto Palavecino e Alero Quichua Santiagueño
José Antonio Sosa
Nell’area di Santiago si trova l’isola linguistica del quichua santiagueño, variante locale del quechua peruviano e boliviano, la più diffusa lingua nativa dell’area andina. È quindi frequente incontrare nel canzoniere regionale dei canti in quichua o bilingui (quichua e spagnolo) come nel caso di Huajcha nocka, una canzone di amore sofferto: “Vivo nella tristezza... Povero me! ...senza poter trovare un rimedio. Solo perché ti amo, la mia vita è così”. Si tratta di una vidala composta da José Antonio Sosa, un artista locale, e interpretata da un gruppo dedito al recupero e conservazione della cultura quichuista, diretto dal celebre “violinisto” (e barbiere) di Salavina, Sixto Palavecino (1915-2009).
La vidala è un genere lirico-poetico dal carattere triste e sofferto, diffuso con alcune varianti nelle province settentrionali-occidentali dell’Argentina, in particolare La Rioja, Catamarca e Santiago. Si canta a voce tesa, con intensità: in questo caso è interpretato a due voci, in terze parallele. La vidala usa infatti scale con semitoni di matrice europea, modali antiche o diatoniche, e ammette, oltre all’accompagnamento ritmico della caja, quello della chitarra (interludi pizzicati e accordi in rasgueo) e spesso del violino. Il testo è costituito da strofe di versi ottosillabi, spesso inframmezzati “a pettine” da altri versi con funzione di ritornello.
Il video “El origen de las especies: canto con caja” [cfr. risorse web qui sotto] offre altri esempi di vidalas, interpretate da cantori locali - Pancha Gallardo e Beto Mansilla, di Santiago - filmati in contesti festivi e domestici (approssimativamente da 20.50).
- voci
- chitarra
- caja (tamburo)
Bibliografia
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Irma Ruiz, Argentina: Traditional Music. In The New Grove Dictionary of Music and Musicians, 2nd ed., Vol.1, a cura di Stanley Sadie, London, Macmillan, 2001.
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Isabel Aretz, El folklore musical argentino. Buenos Aires, Ricordi Americana, 1952.
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Ariel Gravano, El silencio y la porfía. Buenos Aires, Corregidor, 1985.
Risorse web
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