Stravinskij, Igor’
- Igor’ Stravinskij, fotografia di Boris Lipnistksi, Parigi, giugno 1929. Agenzia Roger-Viollet, LIP-17197.
- Igor’ Stravinskij al lavoro nel suo studio di Nizza, 1928. Archivio fotografico della Fondation Igor Stravinsky.
- Igor’ Stravinskij intervistato in seguito al occasione del premio musicale Léonie Sonning, Copenhagen, 25 maggio 1959. Archivio fotografico della Fondation Igor Stravinsky.
Igor’ Fëdorovič Stravinskij naque il 17 giugno 1882 (5 giugno secondo il calendario giuliano impiegato in Russia) a Oranienbaum (l’attuale Lomonosov), nei pressi di San Pietroburgo, da Anna Kolodovskij (1854-1939) e Fëdor Ignat’ëvič (1843-1902), cantante di origini polacche. Fëdor fu un un apprezzato basso, attivo in particolare presso il Teatro d’opera di Kiev e il Teatro Mariinsij di San Pietroburgo. Attratto fin dall’infanzia dalle espressioni musicali più varie, in quel periodo Igor’ intraprese lo studio del pianoforte e tentò i primi approcci alla composizione. Avviato dai genitori a una carriera nel campo della giurisprudenza, nel 1901 iniziò gli studi presso l’Università di San Pietroburgo. La avrebbe frequentata per quattro anni, ma sporadicamente, trascurandola per dedicarsi ad approfondire la propria formazione musicale. A partire dal 1902, infatti, divenne allievo di Nicolaj Rimskij-Korsakov, con cui Stravinskij – rimasto orfano di padre in quell’anno – stabilì un rapporto di profondo affetto, e col quale studiò privatamente composizione. Avrebbe continuato a frequentare assiduamente il maestro fino alla morte di lui, avvenuta nel 1908. Il 23 gennaio 1906 Stravinskij sposò la cugina Ekaterina Gabrielovna Nossenko, con cui si era fidanzato ufficialmente l’anno precedente. Dal matrimonio sarebbero nati quattro figli, Fëdor (che in seguito avrebbe assunto il nome Théodore, 1907-1989), Ludmila (1908-1938), Sviatoslav Soulima (1910-1994), Maria Milena (1914-2013). Nel 1909 l’esecuzione in concerto dello Scherzo fantastique e Feu d’artifice valse a Stravinskij l’attenzione dell’impresario Sergej Djaghilev (1872-1929): questi lo coinvolse allora nel progetto dei Balletti russi parigini, affidandogli l’arrangiamento e l’orchestrazione di pagine di altri autori e la composizione del balletto L’uccello di fuoco. La prima esecuzione, avvenuta a Parigi il 25 giugno 1910, decretò il primo successo internazionale del compositore e lo portò all’attenzione del panorama musicale più vivace del tempo. A partire da quell’anno, Stravinskij e la sua famiglia cominciarono ad alternare regolarmente periodi di permanenza in patria, presso Ustilug (nell’attuale Ukraina), a lunghi soggiorni nella residenza di Clarens, in Svizzera. Negli anni che seguirono, Stravinskij vide la sua fama accrescersi rapidamente, soprattutto grazie alle ulteriori partiture destinate ai Balletti russi: in particolare Petruška, del 1911, e Le sacre du printemps (espressione comunemente resa come «La sagra della primavera», ma che trova una traduzione più calzante in «Il rito della primavera»), il cui carattere di rottura con la tradizione in nome di un primitivismo crudo e violento, segnò la prima esecuzione, il 29 maggio 1913, con uno scandalo che decretò la centralità di Stravinskij nel panorama culturale coevo. Nell’estate dello stesso anno i segnali della guerra imminente spinsero Stravinskij a lasciare la Russia e stabilirsi in Svizzera per gli anni a venire: dapprima a Clarens, per trasferirsi dal 1915 a Morges, presso il Lago di Ginevra. La mancata adesione dell’Impero Russo prima e dell’Unione sovietica poi alla Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche del 1886 impedì al musicista di riscuotere i diritti sulle composizioni destinate ai Balletti russi, costringendolo in difficili condizioni economiche che poté superare grazie al sostegno del filantropo Werner Reinhart (1884-1951). Nel settembre del 1920 Stravinskij si trasferì a Parigi. Nel primo periodo della sua permanenza beneficiò dell’aiuto, pratico ed economico, della stilista Coco Chanel (Gabrielle Bonheur Chanel, 1883-1971); in seguito stipulò un contratto con la ditta costruttrice di pianoforti Pleyel, che lo assistette nella riscossione dei propri diritti d’autore e gli mise a disposizione uno studio all’interno della propria sede; in cambio, Stravinskij curò la rielaborazione delle proprie composizioni per il pianoforte automatico a rulli Pleyela. Poco dopo, inoltre, dai primi anni Venti, il compositore cominciò a ricevere regolarmente un sussidio economico da parte del direttore d’orchestra Leopold Stokowski (1882-1977).
Nel febbraio del 1921 Stravinskij intraprese una relazione sentimentale con la danzatrice russa, naturalizzata americana, Vera de Bosset (Vera Bosse, 1889-1982). Nel maggio dello stesso anno si trasferì con la propria famiglia ad Anglet, presso Biarritz, e nel periodo che seguì si divise tra la vita famigliare in quest’ultimo centro e quella con Vera, a Parigi. Negli anni successivi alle residenze del compositore si aggiunse inoltre la Ville des Roses, a Nizza. Nel 1931 Stravinskij spostò la propria residenza principale da Anglet a Voreppe, nelle vicinanze di Grenoble, dove rimase fino al 1933. Nel 1934, acquisita la cittadinanza francese, tornò a stabilirsi a Parigi. La fine degli anni Trenta fu segnata dal graduale avvicinamento all’ambiente nordamericano da parte di Stravinskij, che attraverso i rapporti intrattenuti con alcuni suoi esponenti era entrato in contatto con le istituzioni musicali di spicco degli Stati Uniti; ma anche da due lutti famigliari: nel 1838 la morte della primogenita Ludmila, nel 1839 quella della moglie Ekaterina, colpite da tubercolosi. Anche il compositore subì il contagio della stessa malattia, da cui guarì in seguito a un ricovero di tre mesi.
Nel settembre del 1939 Stravinskij partì per gli Stati Uniti, invitato a tenere lezione presso l’Università di Harvard per l’anno accademico 1939-1940. Nel gennaio del 1940 fu raggiunto da Vera, che sposò il 9 marzo nella città di Bedford, in Massachusetts. Successivamente, fissò la propria residenza a Holliwood, presso Los Angeles. Nel 1945 ottenne la cittadinanza americana. Negli anni successivi, lasciò gli Stati Uniti solo in rare occasioni, tra cui quella – di particolare rilevanza – di una trasferta a Leningrado che nel 1962 lo vide impegnato a presentare la propria musica nella terra d’origine. Nel 1969 si trasferì a New York, stabilendo il suo domicilio presso l’hotel di lusso della JW Marriott Essex House. Colpito da attacco cardiaco qui morì il 6 aprile 1971. Fu seppellito a Venezia, nella sezione ortodossa del cimitero di San Michele.
Nel corso della propria carriera Stravinskij operò a più riprese ridefinizioni radicali del suo stile musicale. Sostenitore di una visione della musica come fenomeno oggettivo e del carattere autoreferenziale del linguaggio musicale, negandone la funzione di veicolo per significati ulteriori rispetto alla logica di quel linguaggio stesso, il compositore condusse dunque una ricerca linguistica continua e ininterrotta. Ripreso e seguito da numerosi epigoni che, riprendendone gli stilemi riducendoli in forme sistematizzate, esponevano di fatto il suo stesso linguaggio al rischio di sovrainterpretazioni e riletture extramusicali, attraverso le svolte repentine e impresse alla propria ricerca linguistica Stravinskij – spiazzando di volta in volta i suoi epigoni – seppe staccarsi da quelle derive e preservare la propria libertà espressiva.
Nella sua fase iniziale – legata in particolare ai primi balletti composti per i Balletti russi, sopra ricordati – lo stile di Stravinskij appare riallacciarsi al modello dello stile “nazionale” russo propugnato dal gruppo dei Cinque e segnatamente di Rimskij-Korsakov, suo maestro, rielaborandolo tuttavia in chiave personale: nel senso, in particolare, di un’estremizzazione dei caratteri popolari della scrittura, più svincolata dai legami con la tradizione occidentale, e a un tempo sviluppata in una visione libera, autonoma, spinta ben al di là di quelle premesse, fino ad avvicinarsi a linguaggi “altri” quali il jazz e la musica leggera dell’Histoire du soldat per voce narrante e strumenti, su testo di Charles-Ferdinand Ramuz (1878-1947) o la modernità scabra che scaturisce dall’arcaismo di Les noces. Il recupero della tradizione europea, invece, e la riflessione sulle sue forme appaiono al centro del successivo periodo neoclassico: un lucido gioco di riflessione sul – e del – passato costituisce l’oggetto di composizioni quali la Suite Pulcinella o il balletto Apollon nusagète (1928), e fornisce l’ironico substrato dell’opera The Rake’s Progress («La carriera di un libertino», 1951) su libretto di William Hugh Auden (1907-1973) e Chester Kallman (1921-1975). A partire dagli anni Cinquanta, attraverso l’adozione di procedure seriali il linguaggio di Stravinskij compie un paradossale ritorno all’estremizzazione dei caratteri fondamentali del fatto musicale che ne caratterizzava l’espressione originaria: è il caso del Settimino (1953), di In memoriam Dylan Thomas (1954) per tenore e complesso strumentale da camera, del Canticum sacrum (1955) per soli, coro e orchestra, del balletto Agon (1957), di Threni (1958) per coro e orchestra.
Fondation Igor Stravinsky, Ginevra
https://fondation-igor-stravinsky.org
Cronologia della vita e delle composizioni, guide all’ascolto
https://www.flaminioonline.it
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Cronache della mia vita, Milano, Feltrinelli, 20132
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Igor’ Stravinskij, Robert Craft, Ricordi e commenti, Milano, Adelphi, 2008
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