St. Denis, Ruth
- Ruth St. Denis in Rahda, fotografia, 1906. Fonte: The New York Public Library Digital Collections
- Ruth St. Denis in Rahda, fotografia di Otto Sarony, 1908-1909. Fonte: The New York Public Library Digital Collections
- Ruth St. Denis in O-Mika, fotografia di Arnold Genthe, 1913. Fonte: The New York Public Library Digital Collections
Ruth St. Denis, nome d’arte di Ruth Dennis, nacque nel New Jersey nel 1879. Sua madre, Emma Hull, vicina ai movimenti protofemministi e tra le prime americane a laurearsi in medicina, esercitò una profonda influenza sull’educazione della figlia che crebbe in un ambiente frequentato da artisti e impregnato di spiritualismo religioso. Dalla madre apprese anche le tecniche di movimento di François Delsarte, formazione che fu affiancata dallo studio della skirt dance, dei balli di sala e, per un breve periodo, della danza accademica con Maria Bonfanti. Nel 1894 iniziò la sua attività professionale come danzatrice acrobatica e ballerina di vaudeville, per poi entrare nella compagnia teatrale di David Belasco. Durante una tournée nella capitale francese visitò l’Esposizione Universale dove si accese il suo interesse per le civiltà orientali, che coltivò raccogliendo libri sull'argomento, e fu ammaliata dalle danze di Loie Fuller e dalle pantomime di Sada Yacco. Nel gennaio 1906 avviò la sua carriera coreografica con Rahda, the Dance of the Five Senses, un assolo rimesso in scena nel mese di marzo con due nuove creazioni, The Cobras e The Incense. Lo spettacolo fu portato in tournée in varie città europee e nel 1908 fu arricchito da The Nautch e The Yogi. Ottenne un gran successo soprattutto in Germania dove fu ammirata da un gruppo di artisti e intellettuali, tra cui il poeta viennese Hugo von Hofmannsthal e il conte Harry Kessler. Rientrata negli Stati Uniti, presentò in varie città americane il suo programma The East Indian series e integrò il suo repertorio con tre nuove produzioni: Egypta (1910), Bakawali (1913) e O-Mika (1913). Nel 1914 incontrò Ted Shawn, danzatore che divenne suo marito e socio nella fondazione della Ruth St. Denis School of the Dance and Its Related Arts, conosciuta poi con il nome di Denishawn. La scuola, di base a Los Angeles, fu tra le prime a fornire in America una preparazione professionale al di fuori della tecnica accademica e formò artisti come Martha Graham e Doris Humphrey. La Denishawn aveva anche una compagnia con cui St. Denis intraprese lunghe tournée negli Stati Uniti. Nel 1919 si allontanò da Shawn per formare una propria compagnia, la Ruth St. Denis Concert Dancers, con la quale creò una serie di coreografie improntate ai principi della music visualization in collaborazione con Doris Humphrey. Tre anni dopo si ricongiunse alla Denishawn, con cui intraprese una fortunata tournée in Estremo Oriente che, tra il 1925 e il 1926, toccò Giappone, Cina, India, Indonesia, Indocina e Filippine. Dopo la separazione da Shawn e la chiusura della Denishawn si dedicò all’elaborazione della danza religiosa, fondando la Society of Spiritual Arts e presentando le sue prime sacre rappresentazioni. Negli anni Quaranta aprì con La Meri la School of Natya, una scuola incentrata sullo studio delle tecniche coreutiche asiatiche, e fu invitata da Shawn a riportare in scena le sue prime danze al Jacob’s Pillow Festival, iniziando una collaborazione saltuaria che durò fino alla sua morte. In questa fase della carriera s’impegnò a diffondere la sua poetica tenendo conferenze e scrivendo una grande quantità di testi, tra cui The Divine Dance, in cui presentò la sua idea di una danza spirituale cristiana. Si esibì per l’ultima volta all’età di 87 anni con uno dei suoi primi assoli di ispirazione indiana, Incense. Morì a Hollywood nel 1968.
La produzione di Ruth St. Denis, che comprende più di centocinquanta coreografie, ruota principalmente intorno alla sacralità della danza che concepisce come un veicolo di unione con il divino. La prima fase della sua carriera fu contraddistinta dalle cosiddette coreografie orientali, a cominciare dai primi assoli d’ispirazione indiana che manifestarono fin da subito una nuova estetica in linea con l’idea di esprimere attraverso la danza valori spirituali. Nella loro creazione sfruttò le sue conoscenze delsartiane, legando ogni movimento a un preciso significato interiore e facendo largo uso della tecnica del “movimento successivo”. Dal 1910 iniziò a cimentarsi nelle coreografie d’insieme il cui orientalismo, ricreato nei costumi e nelle scenografie con attenzione filologica, si aprì a nuove culture come quella egiziana (Egypta, 1910) e giapponese O-Mika (1913). Tra il 1915 e il 1930 la sua produzione, pur continuando a essere incentrata sull’orientalismo coreografico, abbracciò nuove direzioni: il puro intrattenimento del genere vaudeville che ricreò in lavori come Spirit of the Sea; la spettacolarità delle produzioni di massa che si rifacevano al genere popolare del pageant; i concerti di danza nati dall’elaborazione della music visualization e che ponevano l’attenzione sulle connessioni tra musica e danza. Nella seconda fase della sua carriera si dedicò all’elaborazione di una danza religiosa che realizzò con i rhythmic choirs e le sacre rappresentazioni, eseguite in chiesa durante la liturgia come espressioni della glorificazione di Dio.
Ruth St. Denis, insieme a Isadora Duncan e Loie Fuller, fu una delle pioniere alle origini della modern dance. La sua danza, che ebbe una profonda influenza sulla storia della danza del XX secolo, presentò un nuovo corpo scenico, antitetico a quello della tradizione accademica. Tra i suoi più importanti contributi si ricordano la penetrazione della danza americana nella cultura del Novecento, la concezione della danza come veicolo di sentimento religioso e l’elaborazione della music visualization.
Vito Di Bernardi, Ruth St. Denis, Palermo, l'Epos, 2006
Mary Manning (a c. di), Ruth St. Denis: in Search of a Goddess, con un'intr. di Michael Stepniak, Garden City, New York, Adelphi University, 2008
Jane Sherman, The Drama of Denishawn Dance, Middletown, Wesleyan University Press, 1979
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