Landowska, Wanda
Wanda Landowska nacque a Varsavia il 5 luglio 1879. Iniziò a suonare il pianoforte all’età di quattro anni; i suoi primi insegnanti furono Jan Kleczyński e poi, presso il Conservatorio di Varsavia, Aleksander Michałowski, entrambi specialisti della musica di Fryderyk Chopin. Nel 1896 si trasferì a Berlino per studiare composizione con Heinrich Urban ma, secondo le sue stesse parole, era «refrattaria alle regole». Risalgono a questo periodo alcuni Lieder per canto e piano, nonché delle pagine orchestrali. Nel 1903 vinse due premi di composizione al Musica International Competition, guadagnandosi i complimenti di Jules Massenet. A quest’epoca aveva già manifestato entusiasmo per la musica di Johann Sebastian Bach (che allora era suonata quasi esclusivamente in trascrizione) e stava guadagnando fama come pianista.
Nel 1900 Landowska si trasferì a Parigi, dove sposò Henry Lew, grande esperto del folklore ebraico, e con l’aiuto del marito si dedicò energicamente alla ricerca su ogni aspetto della musica del Seicento e Settecento, in particolare per quanto riguarda l’interpretazione. Eseguì concerti di Bach alla Schola Cantorum, con la quale collaborò per i successivi dieci anni: pur usando inizialmente il pianoforte, con il tempo si convinse sempre più che solo il clavicembalo fosse realmente appropriato a tale repertorio. Suonò per la prima volta il clavicembalo in pubblico nel 1903 e successivamente intraprese tournées in tutta Europa, inclusa la Russia.
Allo stesso tempo, Landowska iniziò a scrivere assiduamente degli articoli per contrastare la resistenza ampiamente dimostrata da pubblico e critica nei confronti del clavicembalo. Nel 1909 pubblicò il libro Musique ancienne e tre anni dopo presentò al Breslau Bach Festival un clavicembalo a due manuali costruito per lei da Pleyel. Nel 1913 iniziò a tenere un corso di clavicembalo presso la Hochschule für Musik di Berna, dove durante la I Guerra Mondiale lei e il marito furono trattati come prigionieri politici in libertà vigilata.
Subito dopo la fine della guerra, Landowska eseguì il basso continuo al clavicembalo nella Passione secondo Matteo a Basilea (per la prima volta nel XX sec.), città dove tenne delle masterclass prima di stabilirsi definitivamente a Parigi; qui insegnò alla Sorbonne e tenne dei corsi alla Ècole Normale. Con quattro clavicembali di marca Pleyel, nel 1923 fece la sua prima apparizione negli Usa, suonando con la Philadelphia Orchestra sotto la direzione di Leopold Stokowski e realizzando la sua prima incisione per il grammofono (nel 1905 aveva inciso alcuni rulli). Nel 1925 si stabilì a nord di Parigi e fondò una Ecole de Musique Ancienne che attirò studenti da ogni parte del mondo; nel 1927 vi fece costruire una sala da concerti dove, nel 1933, tenne la prima esecuzione integrale delle Variazioni Goldberg di Bach. Quando i tedeschi giusero alle porte di Parigi, nel 1940 (nella sua incisione delle sonate di Domenico Scarlatti si sentono gli spari dell’antiaerea), Landowska dovette abbandonare la scuola, la sua biblioteca di oltre diecimila volumi e la sua preziosa collezione di strumenti musicali.
Dopo diversi mesi al confine con la Spagna, raggiunse New York, dove nel febbraio del 1942 la sua esecuzione delle Variazioni Goldberg fu accolta con entusiasmo. Landowska effettuò quindi diverse tournée attraverso gli Stati Uniti, suonando e insegnando, e trovò una nuova casa a Lakeville, nel Connecticut, dove morì il 16 agosto 1959. All’età di 70 anni aveva inciso l’integrale di Bach su 48’.
Decorata sia dal governo francese che da quello polacco, Landowska godette di altissima stima nell’ambiente musicale internazionale: concerti furono scritti per lei da Manuel de Falla e Francis Poulenc, molti suoi allievi divennero poi eminenti clavicembalisti ed esercitò un influsso ancora più ampio attraverso i suoi numerosi scritti e incisioni. Sviluppò una moderna tecnica clavicembalistica, in particolare per quanto riguarda la diteggiatura, ponendo attenzione soprattutto alla qualità del tocco, al legato e alla varietà di articolazione. Il suo modo di suonare era caratterizzato da vigore e vivacità, privilegiando l’espressività ed enfasi dell’esecuzione alla fedeltà al testo musicale, che trattava con una certa disinvoltura. Gli scritti di Landowska rivelano la stessa accuratezza della preparazione e l’intuizione immaginifica delle sue esecuzioni.
- Paul Kildea, Chopin's Piano: A Journey through Romanticism. Londra, Penguin, 2018.
- Richard Troeger, Elaine Fuller, Landowska and the Pleyel. A Foot(pedalled) Note to the Harpsichord Revival. «Harpsicord and Fortepiano», 18, 2 (primavera 2014), pp. 22-33.
- Richard Troeger, Landowska and the Clavichord. «Harpsicord and Fortepiano», 19, 1 (autunno 2014), pp. 7-8.
- Martin Elste, From Landowska to Leonhardt, from Pleyel to Skowroneck: Historicizing the Harpsichord, from Stringed Organ to Mechanical Lute. «Early Music», 42, 1 (febbraio 2014), pp. 13-22.
- Edmond Johnson, The Death and the Second Life of the Harpsichord. «The Journal of Musicology», 30, 2 (primavera 2013), pp. 180-214.
- Landowska on Music. A cura di Denise Restout, New York, Stein and Day, 1981.
- Wanda Landowska, Musique ancienne: le mepris pour les anciens la force de la sonoritè, le style l'interpretation, les virtuoses, les mecenes et la musique. Parigi, Edition Maurice Senart, 19214.
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