Graham, Martha
Martha Graham, fotografia di Yousuf Karsh, 1948. Fonte: wikipedia.org
Martha Graham nacque nel 1894 ad Allegheny. Si formò alla Denishawn School di Ruth St. Denis e Ted Shawn, una delle prime scuole americane a fornire una preparazione professionale al di fuori della tecnica accademica. Qui si cimentò per la prima volta nell’insegnamento e iniziò la sua carriera di danzatrice che nel 1923 proseguì a Broadway in The Greenwich Village Follies, una compagnia specializzata nel genere vaudeville. A metà degli anni Venti riprese la sua attività d’insegnante alla John Murray Anderson School of Theatre di New York e all’Eastman School of Dance di Rochester. Intraprendendo una nuova ricerca sulle possibilità espressive del corpo, elaborò una propria cifra stilistica che nel corso degli anni portò alla fondazione di principi tecnici, di cui le più note innovazioni furono la successione di contraction and release e la definizione del centro propulsore del movimento nella zona pelvica. Importante fu la sua collaborazione con Louis Horst, pianista e compositore che lasciò la direzione musicale della Denishawn per seguirla e sostenerla nelle sue esperienze di ricerca, incoraggiandola a utilizzare nelle sue coreografie partiture appositamente composte. Nel 1926 presentò il suo primo recital al 48th Street Theatre di New York con tre allieve dell’Eastman School e nel 1929 debuttò al Booth Theater di New York con la sua compagnia composta di sole donne, la Martha Graham Dance Group. Negli anni Trenta fu indicata dalla critica come la capofila di una nuova forma coreica, in particolare da John Martin, critico di danza del New York Times che, dopo aver visto Primitive Mysteries (1931), elaborò una prima teorizzazione della modern dance. Nel 1932, ottenuta una borsa di studio dalla fondazione Guggenheim, la prima ad essere assegnata a una danzatrice, compì un viaggio nel sud ovest degli Stati Uniti e in Messico dove conobbe usi e costumi dei nativi americani e delle popolazioni ispaniche, traendone ispirazione per le sue coreografie. Gli anni Trenta furono la stagione del suo impegno sociale e politico, culminato nel 1936 con il rifiuto a partecipare alle manifestazioni tenutesi a Berlino in occasione dei Giochi Olimpici, organizzati dal regime hitleriano. La sua consolidata popolarità trovò conferma l’anno seguente quando fu la prima danzatrice a essere invitata dal presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, a esibirsi alla Casa Bianca. Nel 1938 la scelta di aprire le porte della compagnia a elementi maschili determinò nella sua produzione una svolta drammaturgica e coreografica. I primi furono Erick Hawkins, suo partner sulla scena e nella vita fino agli anni Cinquanta, e Merce Cunningham. Con la compagnia, che negli anni Quaranta cambiò il nome in Martha Graham Dance Company, intraprese varie tournée, tra cui quella in Estremo Oriente, durante la quale danzò con successo in Giappone, Indonesia, India e Pakistan. Ritiratasi dalle scene a settantacinque anni, fece fiorire una nuova generazione di danzatori e continuò a sviluppare il suo stile per la presenza nella compagnia di danzatori di formazione accademica. Nell’arco della sua lunga carriera ottenne numerosi riconoscimenti, tra i quali il Dance Magazine Award (1957), la Medaglia della Libertà (1976) e le lauree honoris causa dalle Università di Harward (1966), Yale e Wesleyan (1971). Morì a New York nel 1991.
In sessantacinque anni di carriera realizzò 180 coreografie per la sua compagnia, a cominciare dal primo recital andato in scena nel 1926 con un programma di diciotto danze e finendo con The Eyes of the Goddess, iniziato nel 1991 e rimasto incompiuto. A queste si aggiunsero le coreografie create per la Denishawn Company, la Neighborhood Playhouse e per i corsi estivi al Bennington College. La sua produzione, che incluse assoli, coreografie corali e un unico balletto a serata intera, Clytemnestra (1958), affrontò molteplici tematiche, a cominciare da quelle sociali che esplorò soprattutto negli anni Venti, come Revolt (1927), Immigrant (1928) e Poem of 1917 (1928). Gli anni Trenta furono caratterizzati dal cosiddetto ciclo americano, in cui indagò le radici della cultura americana. Temi ricorrenti furono la civiltà dei nativi americani (Primitive Mysteries, 1931), la tradizione puritana (American Provincials, 1934), la conquista del West (Frontier, 1935) e la frontiera (Appalachian Spring, 1944). Rientrarono in questo filone una serie di lavori ispirati alla storia americana come American Document (1938) in cui attraverso la forma del minstrel show narrò la storia dei nativi americani, l’emancipazione dei neri dalla schiavitù e la grande depressione economica. Negli anni Trenta alcune coreografie riflettevano il suo impegno politico che fu esemplare in Chronicle (1936), dove trattò le sofferenze e i disagi procurati dalla Grande Guerra e in seguito dalla depressione economica, e in Deep Song (1937), assolo che rappresentò una protesta contro la dittatura spagnola. A partire da Letter to the World (1940) iniziò a delinearsi una nuova fase incentrata sull’analisi drammatica dei conflitti psicologici con protagoniste eroine femminili tratte dalla letteratura (le sorelle Brontë in Deaths and Entrances, 1943), dalla mitologia greca (Medea in Cave of the Heart, 1946) e dai racconti biblici (Legend of Judith, 1962). Dal 1946 al 1967 fu rilevante il ciclo greco, durante il quale tradusse in chiave contemporanea i più reconditi significati del mito, utilizzandolo come strumento ideale per esplorare la dimensione psichica più profonda. In questi lavori furono espliciti i richiami alle teorie psicanalitiche junghiane e freudiane, come in Dark Meadow (1946) e Night Journey (1947).
Martha Graham, la cui attività coreica e coreografica copre quasi un secolo di storia, fu tra le fondatrici della modern dance. Influenzata dalle teorie delsartiane e prendendo le distanze dalla tradizione accademica, che avvertiva artificiale ed europea, sviluppò una nuova ricerca sulle possibilità espressive del corpo umano. Il suo stile, nascendo dalla necessità di insegnare ai suoi danzatori l’esatta esecuzione dei movimenti, fu il risultato della sperimentazione che condusse sia nelle sue lezioni che nella creazione degli spettacoli.
Martha Graham (1894-1991) di Deborah Jowitt
Immagini digitalizzate di Martha Graham - Library of Congress
A Dancer’s World (1957)
A Dancer’s World è un documentario del 1957 diretto da Peter Glushanok e scritto dalla stessa Graham in collaborazione con LeRoy Leatherman.
Susanne Franco, Martha Graham, Palermo, L’Epos, 2003
Russell Freedman, Martha Graham. A Dancer's Life, New York, Clarion Books, 1998
Robert Horan,The Recent Theatre of Martha Graham, in «Dance Index», vol. 6, n.1, gennaio 1947
Joshua Legg, Introduzione alle tecniche di danza moderna, Roma, Gremese Editore, 2016
John Martin, The Modern Dance, New York, Dance Horizons, 1965
Rosella Simonari, Letter to the world: Martha Graham danza Emily Dickinson, Ariccia, Aracne editrice, 2015
Eugenia Casini Ropa, Martha Graham la grande madre e le pioniere americane, in Documenti. La danza moderna. I fondatori, Seminario I, Milano, Skira, 1998, pp. 31-37
Martha Graham, Memorie di sangue, Milano, Garzanti, 1992
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