Nureyev, Rudolf

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Rudolf Nureyev, foto di Allan Warren. Fonte: wikipedia.org

Data di nascita
17 marzo 1938
Data di morte
6 gennaio 1993
Paese
Categoria
Biografia

Rudolf Nureyev, nato nel 1938, trascorse l’infanzia e l’adolescenza nella città di Ufa. Appassionatosi alla danza durante l’apprendimento scolastico delle danze folkloristiche, studiò con Anna Udeltsova, ex ballerina dei Ballets Russes, che lo esortò ad entrare all’Accademia Vaganova. Qui fu ammesso all’età di 17 anni e si formò sotto la guida di Aleksandr Pushkin. Per il diploma danzò il pas de deux de Le Corsaire con Alla Sizova, dimostrando un tale talento che gli fu offerto un contratto sia dal Teatro Kirov (oggi Mariinskij) che dal Bolshoi di Mosca. Nureyev scelse il primo teatro, dove debuttò nel 1958 in Laurencia con Natalia Dudinskaya, conquistando il favore del pubblico e della critica che furono ammaliati dal suo stile. Nei tre anni trascorsi al Kirov, Nureyev arricchì il suo repertorio danzando sia i grandi classici (Don Chisciotte, Giselle, La Bayadère, La Bella addormentata e Il Lago dei Cigni) sia lavori sperimentali come Valse Volonté di Leonid Yakobson. Il suo successo si sviluppò parallelamente a una reputazione controversa per dei comportamenti considerati impropri, come modificare i costumi per valorizzare il suo aspetto, rivedere i passi delle sue variazioni e rifiutare di indossare in scena le usuali parrucche. Quando nel 1961 partì con il Kirov per una tournée a Parigi, Nureyev continuò a non conformarsi alle regole, alimentando la sfiducia delle autorità sovietiche nei suoi confronti. Quando la compagnia arrivò all’aeroporto per raggiungere la seconda tappa della tournée, ossia Londra, Nureyev fu informato di dover tornare a Mosca. Sicuro che non sarebbe mai più uscito dall’Unione Sovietica, chiese asilo politico alla Francia mentre in patria fu condannato per alto tradimento. Dopo aver danzato al Grand Ballet du Marquis de Cuevas per tre mesi, incontrò Erik Bruhn. Frequentando il celebre ballerino danese, Nureyev raffinò il suo stile e sviluppò la convinzione che il ruolo maschile dovesse liberarsi da quella semplice condizione di porteur della ballerina. Nel 1962 debuttò al Covent Garden di Londra in Giselle al fianco di Margot Fonteyn. Questa esibizione sigillò il loro sodalizio scenico, dando vita a una delle più celebri partnership della storia del balletto. Ninette de Valois, allora direttrice artistica del Royal Ballet, lo invitò regolarmente come guest artist nella compagnia, dove si esibì in una vasta gamma di balletti romantici e nelle creazioni di Frederick Ashton e Kenneth MacMillanNel corso della sua carriera danzò con numerose compagnie, tra le quali l’American Ballet, il New York City Ballet, l’English National Ballet, il Royal Swedish Ballet, il National Ballet of Canada, il Joffrey Ballet, il Ballet du XX Siècle di Maurice Béjart, il Balletto dell’Opéra di Parigi, dell’Opera di Vienna e della Scala di Milano. Desideroso di cimentarsi in diversi stili, Nureyev danzò un vastissimo repertorio, che incluse i lavori dei più grandi coreografi del tempo, come Martha Graham, George Balanchine, Maurice Béjart, Roland Petit e Murray Louis. Parallelamente alla sua intensa carriera di ballerino, Nureyev recitò anche in due film: Valentino (1977) di Ken Russell ed Exposed (1983) di James Toback. Nel 1983 diventò il direttore artistico dell’Opéra di Parigi, dove ampliò il repertorio della compagnia introducendo le creazioni di Merce Cunningham, Paul Taylor e Jerome Robbins e commissionando lavori a giovani coreografi come Maguy Marin e William Forsythe. Tuttavia, il nucleo centrale della sua attività fu dedicato ai grandi classici del balletto, dei quali presentò le proprie versioni coreografiche, come Raymonda e La Bella addormentataAll’interno dell’Opéra Nureyev adottò una nuova politica, secondo la quale i ballerini più giovani potevano avanzare facilmente di carriera. Fu così che promosse una nuova generazione di ballerini che comprendeva Sylvie Guillem, Elisabeth Platel, Isabelle Guerin, Laurent Hilaire e Manuel Legris. Nel 1984, durante il suo mandato all’Opéra di Parigi, gli fu diagnosticato l’AIDS. Nonostante la malattia, Nureyev non perse la sua forza e continuò a esibirsi sul palcoscenico. Nel 1987 fu autorizzato dal governo di Mikhail Gorbachev a tornare in patria per visitare la madre che stava morendo. Due anni dopo tornò a San Pietroburgo per danzare al Teatro Mariinskij e, nonostante fosse molto malato, riuscì a portare a termine tutte e cinque le serate programmate. Il suo ultimo progetto fu la messa in scena de La Bayadère all’Opéra di Parigi. Al termine della prima rappresentazione, che ebbe luogo nel novembre del 1992, Nureyev, presente su una sedia a rotelle, ricevette la medaglia della Legione d’Onore. Morì due mesi dopo.

Nel corso della sua carriera, Nureyev si dedicò anche alla coreografia, debuttando nel 1963 con la messa in scena del terzo atto de La Bayadère al Covent Garden di Londra. La coreografia riproduceva quella di Marius Petipa, alla quale aggiunse gli assoli di Solor e la propria impronta autoriale. Il primo grande balletto che coreografò per intero fu Raymonda, andato in scena nel 1964 al Festival di Spoleto con il Royal Ballet. Dopo altre tre versioni, destinò quella definitiva al Balletto dell’Opéra di Parigi per l'apertura della stagione 1983/1984. Altre rivisitazioni furono: Il Lago dei cigni (1964), Don Chisciotte (1966), La Bella addormentata (1966), Lo Schiaccianoci (1976), Romeo e Giulietta (1977) e La Bayadère (1992). Realizzò anche cinque coreografie originali: Tancredi (1966), Manfred (1979), La Tempesta (1982), Bach Suite (1984), Washington Square (1985) e Cenerentola (1986).

Rudolf Nureyev fu uno dei più grandi ballerini del Novecento. Dotato di un temperamento unico, fu capace di dominare la scena soltanto con la sua presenza e di ammaliare il pubblico con uno stile inimitabile e straordinarie doti interpretative. Come coreografo valorizzò al massimo la danza maschile, trasformando il balletto in espressione non solo di grazia e delicatezza ma anche di forza e potenza. Liberò il ballerino dal suo ruolo di porteur aggiungendo nelle rivisitazioni dei grandi classici variazioni disseminate d’insidie tecniche, come nel lungo assolo del secondo atto de La Bella addormentata. Fu anche un’icona politica essendo stato il primo artista di fama internazionale a varcare la Cortina di ferro, alla ricerca di quella libertà che l’Unione Sovietica negava ai suoi cittadini.

Bibliografia

Rudolf Nureyev, Vittoria Ottolenghi, Confessioni: una conversazione lunga trent'anni, Roma, Pantheon, 1995

Alberto Testa, Rudolf Nureyev. Genio e sessualità, Roma, Gremese, 2014

Peter Watson, Nureyev: A Biography, London, Hodder & Stoughton, 1994

È possibile reperire al seguente link tutti i testi monografici sul danzatore.

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SMO

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Modificato
05/01/2019

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