La cerimonia dei dervisci mevlevî: âyin-i-şerif

1. Ritratto di derviscio mevlevî, Amedeo Preziosi, acquarello, 1857.

2. Vecchia foto di un gruppo di dervisci mevlevî, inizi XX secolo.

3. Cerimonia dei dervisci mevlevî celebrata di fronte al mausoleo di Jalâl ud-n Rûmî, fondatore dell'ordine Mevlevîye, a Konya, Turchia. 

 

Repertorio
Genere
Area geografica di riferimento
Aree geo-culturali
Nome del paese
Anno di registrazione
ca. 2013
Video di presentazione

Descrizione

La 'Via' sufi Mevlevîye, conosciuta in Occidente come confraternita dei 'dervisci rotanti', fu fondata nel XIII secolo dai seguaci di Jalâl ud-n Rûmî (1207-1273) nella città di Konya in Asia Minore. Jalâl ud-n Rûmî, soprannominato Mevlâna ('nostro maestro'), fu un grande poeta sufi di lingua persiana originario della città di Balkh, nell'attuale Afghanistan. Mevlâna giunse a Konya (l'allora capitale del regno selgiuchide) nel corso di un viaggio intrapreso insieme al padre, anch'egli un maestro sufi. Secondo i biografi, la vita di Mevlâna, avviato a diventare un dottore della legge ('alim), cambiò in seguito all'incontro con l'enigmatica figura del derviscio vagante Shams-i Tabrīzī che divenne per breve tempo suo maestro per poi scomparire in circostanze misteriose. Dopo la scomparsa di Shams o, secondo alcuni durante il soggiorno di quest'ultimo a Konya, Mevlâna, avrebbe iniziato improvvisamente a dedicarsi al samâ ('concerto spirituale') giorno e notte, roteando in estasi e recitando versi poetici. Il movimento estatico di Mevlâna fu successivamente codificato e cristallizzato dai successivi maestri della confraternita fino a prendere la forma di un vero e proprio rituale strutturato, caricato di profondi rimandi simbolici e diventando una componente centrale del percorso spirituale dell'ordine.

La Mevlevîye ha sempre rappresentato una confraternita sufi di estrazione 'colta' e nei secoli raccolse numerosi adepti presso le élites e gli intellettuali ottomani entrando in stretti rapporti anche con il potere politico; spettava infatti al 'gran maestro' della confraternita, il tarikatçi dede, cingere la vita del nuovo sultanto con la spada di Osman, il fondatore della dinastia, incoronandolo come guida dell'Impero ottomano. Seguendo le sorti dell'Impero la confraternità si diffuse in Asia Centrale, India, Persia, Siria, Egitto e nei Balcani. Con la caduta dell'Impero ottomano e la nascita della Repubblica di Turchia tutti i centri sufi, di tutte le confraternite fra cui la Mevlevîye, vennero chiusi nel 1925. Le prime cerimonie pubbliche successive a tale data vennero svolte nel dicembre del 1957 a Konya nell'ambito delle celebrazioni dell'anniversario della morte di Rûmî. Tale evento divenne una ricorrenza e venne replicato anno dopo anno ravvivando  l'interesse dei turchi e suscitando anche quello dei turisti occidentali, che, negli anni, parteciparono all'appuntamento in numero sempre maggiore. Sull'onda del successo turistico della manifestazione vennero in seguito riaperti altri centri (tekke) dell'ordine, come quello di Galata a Istanbul che propongono 'spettacoli' pubblici e, patrocinati dal Ministero della Cultura turco, organizzano tournée in giro per il mondo. La cerimonia dei mevlevî è stata inserita nel 2008 dall'UNESCO nella sua lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità.

La cerimonia dei dervisci mevlevî, chiamata âyin-i-şerif ('nobile cerimonia') rappresenta l'esempio più complesso e codificato di samâ del mondo mediorientale e centroasiatico. Quasi ogni elemento al suo interno, dall'abbigliamento dei dervisci alle posizioni delle loro mani, è legato a qualche significato simbolico. L'interpretazione più diffusa vede nella cerimonia la manifestazione allegorica della circolare 'danza cosmica' a cui tutto l'universo partecipa roteando intorno a Dio, che rappresenta il centro del cerchio. La musica del samâ dei mevlevî di Turchia è stata composta nel corso dei secoli secondo i canoni della musica classica ottomana (maqâm ottomano). Fra tutti gli strumenti impiegati, Il flauto ney è quello più caro ai mevlevî e ad esso sono associati numerosi significati simbolici.

Nel video proposto si può vedere un esempio quasi integrale di una cerimonia dei dervisci rotanti eseguita durante una recente edizione del Festival di Konya. Da notare la dimensione 'spettacolare' che tale evento ha assunto nel corso del tempo. Il rituale si compone di diverse parti:

1. Ingresso del maestro (sheykh), dei musicisti e dei semazen (partecipanti al samâ). 00:00

2. Na 'at: 'Lode', brano vocale intonato su versi in lode al Profeta. 03:36

3. Baş taksîm: primo preludio improvvisato dal solista di flauto ney. 08:18

4. Peşrev: preludio strumentale. I dervisci si alzano da terra e compiono tre giri completi dello spazio cerimoniale che simboleggiano il viaggio (seyir) che il derviscio compie attraverso tre gradi di conoscienza (la scienza, la visione e la Realtà). Successivamente i semazen si spogliano dei mantelli. 12:57

5. Inizia la cerimonia vera e propria: serie di quattro selâm (saluti) ognuno dei quali è composto su un diverso ciclo ritmico della tradizione musicale colta ottomana. Durante ogni selâm i dervisci iniziano a girare su se stessi compiendo allo stesso tempo un movimento circolare intorno al perimetro dello spazio cerimoniale. 17:44

6. Segue un ultimo taksîm (assolo improvvisato) che può essere eseguito da qualsiasi strumento (in questo caso viene suonato dall'ūd) mentre i semazen continuano a roteare. 43:02

7. Ascolto di un versetto del Corano. 45:17

8. Preghiera/invocazione chiamata gülbang, nellla quale vengono elencati i grandi maestri dell'ordine. Questa fase si conclude con la frase "Hu diyelim" (Noi Lo vediamo) pronunciata dal maestro a cui tutti rispondono "Hu" (Egli; Dio). 48:04

9. Uscita del maestro (sheykh), dei semazen e dei musicisti. 54:20

Voci e strumenti
  • Voci maschili
  • Ney (flauto)
  • Ūd (liuto)
  • Kanûn (cetra su tavola)
  • Kemençe (liuto ad arco)
  • Daf (tamburo a cornice)
  • Kudüm (timpani)
Documentazione

Bibliografia

Risorse web

 

Autore scheda
CV
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Modificato
27/10/2019

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