Balsom, Alison

Alison Louise Balsom nacque il 7 ottobre 1978 a Hitchin, nella contea dell’Hertfordshire, da Zena, assitente sociale, e William, impresario edile. La famiglia comprendeva anche un altro figlio, Richard. Durante l’infanzia Alison si avvicinò alla musica attraverso lo studio della tromba: seguendo l’esempio del fratello, che suonava il basso tuba, all’età di sette anni ricevette le prime lezioni presso la Tannery Drift Primary School di Royston ed entrò a far parte della banda municipale locale. Proseguì lo studio dello strumento nelle successive fasi della propria formazione, svoltesi presso la Greneway Middle School, la Meridian School della stessa città; quindi, presso l’Hills Road Sixth Form College di Cambridge, la Guildhall School of Music and Drama di Londra presso la quale, all’età di ventun anni, intraprese lo studio degli strumenti naturali senza pistoni sotto la guida di Stephen Keavy. Al Conservatoire national supérieur de musique et de danse di Parigi fu allieva di Antoine Curé (1951). Inoltre, si perfezionò privatamente con John Wallace (1949) e, soprattutto, Håkan Hardenberger (1961).
Esordì nella carriera solistica professionale nel 2001. Nello stesso ottenne un contratto esclusivo con la casa discografica EMI (nel 2013 assorbita dall’etichetta Warner). Selezionata nel programma di sostegno ai giovani artisti promosso dalla BBC, BBC Radio 3 New Generation Artists, tra il 2006 e il 2006 si esibì frequentemente con le orchestre dell’emittente britannica in qualità di solista. Ricoprì la parte di prima tromba nella London Chamber Orchestra fino al 2010, quando la lasciò per dedicarsi a tempo pieno all’attività solistica. In qualità di solista, avrebbe tuttavia collaborato regolarmente con quel complesso negli anni successivi. Nel 2010 ebbe un figlio, Charlie, dal direttore d’orchestra Edward Gardner (1974). Nel 2017 sposò il regista Sam Mendes (Samuel Mendes, 1965).
Lo stile di Alison Balsom è caratterizzato da una capacità d’adattamento camaleontica. Il dominio tecnico della trombettista le permette di adattare ai diversi repertori affrontati,che spaziano dal barocco al jazz, tanto il suono – che sfrutta anche un impiego in funzione timbrica, oltre che espressiva, del vibrato –, fondamentalmente rotondo e morbido, quanto l’eloquio strumentale, incisivo e chiaramente definito.