La cerimonia della confraternita Alevi-Bektaşi: âyin-i-cem

1. Incisione raffigurante un derviscio bektaşi.

2. Vecchia foto di un derviscio bektaşi.

3. Il samâ di una comunità alevita di Turchia.

Repertorio
Genere
Area geografica di riferimento
Aree geo-culturali
Nome del paese
Anno di registrazione
ca. 2015
Video di presentazione

Descrizione

La confraternita sufi Bektaşiye riconduce le proprie origini alla figura di Haci Bektaş Veli (ca. 1209 - ca. 1271). Riguardo alla vita del 'santo' eponimo della tarīqa (confraternita), come per quella di molti altri 'santi' sufi, le notizie biografiche scarseggiano e spesso si intrecciano con racconti e leggende. Haci Bektaş sembra essere stato originario del Kohrasan (regione storica in gran parte inclusa nell'attuale Iran) e alcune ricerche lo mettono in relazione con le rivolte socio-religiose contro il regno selgiuchide scoppiate in Anatolia nel XIII secolo e capitanate dal maestro sufi del Kohrasan Baba Ishak. Haci Bektaş sarebbe stato un discepolo e un rappresentante di Baba Ishak, che, in seguito alla violenta repressione della ribellione da parte del sultano selgiuchide, si ritirò insieme ad altri insorti nella città di Nevşehir in Anatolia centrale, la quale divenne il nucleo della nuova confraternita sufi che si andava formando. I successori di Haci Bektaş appoggiarono il nascente Impero ottomano e i centri (tekke) dell'ordine si diffusero nelle principali città dell'Asia Minore e dei Balcani.

I bektaşi, oltre a conservare nel loro credo alcune tracce della cultura sciamanica preislamica tipiche del sufismo centroasiatico, si distinguono nell'ambito del sufismo mediorientale per il loro essere 'aleviti'; ovvero per il fatto di appartenere ad un particolare ramo sciita dell'Islam, all'interno di un contesto statale -come quello ottomano prima e come quello turco poi- a forte maggioranza sunnita. Da questa apparteneza deriva l'aggettivo 'alevi' che viene anteposto in Turchia al nome della confraternita.  Lo sciismo dei bektaşi non risalirebbe secondo alcuni però ad Haci Bektaş e alla nascita della confraternita, ma sarebbe invece il frutto di un cambiamento di credenze e tradizioni avvenuto all'interno dell'ordine durante il XV secolo.

L'ordine alevi-bektaşi è stato spesso additato di eresia per il suo sincretismo e la sua eterodossia. Al centro delle accuse fu soprattutto il suo disinteresse verso le cinque preghiere canoniche islamiche e l'esistenza di forti analogie fra alcune sue usanze e credenze con alcuni elementi propri del cristianesimo, quali ad esempio la confessione dei 'peccati' commessi e una sorta di rito di 'comunione' a base di vino, pane e formaggio. La vicinanza di questa 'Via' sufi al cristianesimo viene di solito messa in relazione con l'intimo legame fra l'ordine e i membri del reggimento dei giannizzeri, fanteria ottomana alle strette dipendenze del Sultano che veniva reclutata tramite un sistema di arruolamento forzoso fra i giovani abitanti delle regioni cristiane dei Balcani. II legame fra gianizzeri e bektaşi era talmente profondo che sembra che ogni soldato fosse allo stesso tempo anche un seguace della 'Via' Bektaşiye. Sulla confraternita si ripercosse infatti la decisione del sultano Mahmud II di eliminare con la forza il corpo dei gianizzeri nel 1826, a cui seguì quella di chiudere tutti i centri dell'ordine bektaşi. Proprio quando la confraternita stava iniziando a riprendere timidamente piede fu colpita dalla legge del 1925 della neonata Repubblica di Turchia che impose la chiusura di tutti gli ordini sufi. L'eredità della confraternita Bektaşi sopravvive al giorno d'oggi in via ufficiosa nelle tradizioni e nei richiami culturali delle comunità alevite di Turchia e in via ufficiale nelle tekke dei Balcani, soprattutto in Albania.

La confraternita bektaşi praticava il samâ all'interno delle proprie cerimonie, considerando l'ascolto di musica e poesia come un elemento importante per il percorso spirituale dei propri adepti. Il repertorio musicale tipico del samâ dei bektaşi era quello dei nefes ('soffi di ispirazione divina') che venivano composti da particolari figure di poeti-cantori chiamati aşik (letteralmente: 'amanti, innamorati'). I testi dei nefes, caratterizzati da una linguaggio poetico di matrice popolare, trattano temi di natura mistica e devozionale. Dal punto di vista musicale nefes sono caratterizzati da melodie semplici funzionali alla poesia e sono spesso composti su ritmo ternario. La tradizione musicale bektaşi delle tekke urbane era distinta però da quella dei centri delle campagne anatoliche. Nelle città infatti i nefes venivano musicati secondo i canoni della musica classica ottomana (maqâm ottomano) ed eseguiti con gli strumenti della musica d'arte, mentre nelle zone rurali il canto veniva accompagnato dal liuto a manico lungo bağlama. La tradizione urbana è caduta nell'oblio nel corso del XIX secolo anche se parte del repertorio è stata trascritta e pubblicata all'inizio del XX secolo. Al giorno d'oggi la tradizione del samâ dei bektaşi sopravvive unicamente, nella sua versione 'rurale-popolare', all'interno delle cerimonie degli aleviti di Anatolia. I nefes risuonano soprattutto all'interno dell'incontro cerimoniale chiamato 'âyin-i-cem' ('cerimonia dell'assemblea'). Tale cerimonia -di cui si può vedere un esempio nel primo video proposto- si configura complessivamente come una successione di preghiere inframmezzate dai nefes intonati da un cantore (che coincide spesso con il maestro), accompagnati dal liuto bağlama (che viene chiamato anche con il termine meno specifico 'saz'). Il rituale viene concluso con diverse danze collettive -come si può cogliere nel secondo esempio video proposto- a cui partecipano sia uomini che donne, aspetto questo che viene duramente criticato da certa ortodossia islamica.

Voci e strumenti
  • voce maschile
  • bağlama/saz
Documentazione

Bibliografia

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Autore scheda
CV
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Modificato
22/07/2019

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