Cesi, Beniamino
Beniamino Cesi nacque a Napoli il 6 novembre 1845 da Napoleone Cesi e Vincenza Simonetti. Secondo Alessandro Longo ricevette le prime nozioni di musica dal padre e a nove anni incominciò a studiare il pianoforte con il maestro Luigi Albanesi. Quest'ultimo lo affidò successivamente (non vi è una data precisa, ma si suppone negli anni 1856-1858) al grande pianista Sigismund Thalberg, il quale, colpito dal suo talento, lo accolse calorosamente come suo allievo nella villa di Posillipo. Con Thalberg costruì un repertorio rispettoso delle convenzioni del concerto italiano, costituito soprattutto da trascrizioni di melodrammi e opere teatrali molto amate dal pubblico italiano. Studiarono anche opere di Mozart, Beethoven, Chopin e Schumann, mentre di Liszt poco o nulla, a causa della rivalità che v'era all'epoca tra i due virtuosi. Presto la grande fama di Thalberg si estese anche a Cesi, permettendogli di emergere rapidamente nell'ambiente musicale napoletano, cominciò a esibirsi in pubblico nelle “accademie” con un repertorio ben controllato da Thalberg e nel 1866, a ventuno anni, vinse il concorso per la cattedra al Conservatorio di Napoli. Dopo la morte del suo maestro nel 1871, il suo pianismo volse maggiormente verso un repertorio classico-romantico, andando contro le tradizioni concertistiche italiane. Fu per questo criticato dai giornali napoletani, tra cui la rivista «Napoli musicale», mentre riuscì a conquistarsi l'ammirazione del grande pianista Anton Rubinstein, che lo aveva ascoltato suonare il 9 gennaio 1874 al Teatro Filarmonico di Napoli. Con lui instaurò dei profondi rapporti di amicizia grazie ai quali fece spesso ascoltare a Rubinstein i suoi allievi migliori come Giuseppe Martucci e Florestano Rossomandi. Nel dicembre del 1875 Cesi fondò il noto “Circolo Cesi”, un'associazione che puntava a incrementare le conoscenze teorico-pratiche musicali dei suoi allievi. Attraverso questa associazione riuscì ad organizzare dei concerti nella Napoli di fine Ottocento, nel cui ambito eseguì e fece eseguire musiche di autori classico-romantici e viventi quali Čajkovskij, Saint-Saëns, Rubinstein e Wagner. Successivamente si impegnò in alcune tournées della Società del Quartetto, un'importante associazione concertistica napoletana nata nel 1878, suonando insieme con il suo allievo Giuseppe Martucci. Dal 1882, oltre a un'attività concertistica intensa e di grande successo, si dedicò alla fondazione e direzione della sua rivista «Archivio musicale», in cui pubblicò articoli accompagnati da firme di autorevoli musicologi dell'epoca quali François-Auguste Gevaert, Henry Lavoix, Arthur Pougin e altri. Forse a causa della sua numerosa famiglia o del fallimento della rivista, o ancora della crescente predominanza del suo allievo Martucci sulla scena concertistica napoletana, dopo due anni Cesi si ritrovò pieno di debiti. Per placare i suoi creditori, nel 1886 si vide costretto ad accettare la proposta del suo amico Rubinstein di insegnare al Conservatorio di San Pietroburgo. Insegnò quindi in Russia per 6 anni, durante i quali cominciò a soffrire di apoplessia, che comportò una parziale immobilità del suo corpo. Nel 1891 perse l’uso dell'intera parte sinistra. Fece quindi ritorno a Napoli, chiudendo così definitivamente la sua carriera concertistica e dedicandosi all'insegnamento e alla stesura del suo Metodo per lo studio del pianoforte (1893), un insieme di dodici fascicoli di esercizi didattici per lo strumento. Dopo aver insegnato dal 1894 al Conservatorio di Palermo, accettò nel 1902 la cattedra di musica d'insieme offertagli dal suo allievo Martucci, allora direttore del Conservatorio di Napoli. Morì a Napoli il 19 gennaio 1907.
La figura di Beniamino Cesi è riconosciuta dalla storiografia musicale principalmente per la sua attività di concertista, interprete, revisore e didatta del pianoforte. Non riuscì ad affermarsi come compositore. Fu invece molto apprezzato come concertista: negli anni 1882-1884 tenne concerti molto impegnativi con durate superiori alle due ore. Fu intraprendente nel proporre in quel momento un vastissimo repertorio classico-romantico di autori stranieri al pubblico italiano dedito soprattutto al melodramma. Inoltre, modificò la concezione di “recital”, privandolo del carattere di mero intrattenimento e utilizzandolo come importante veicolo culturale. Nel suo pianismo vi era una forte padronanza della tecnica; gli elementi della mimica, della postura composta e della sua spiccata cantabilità rimandavano facilmente allo stile del suo maestro Sigismund Thalberg, fondatore della scuola pianistica napoletana. Beniamino Cesi, a sua volta, sviluppò ampiamente la tradizione pianistica insegnando a molti allievi, tra cui il già citato Giuseppe Martucci, i suoi figli Napoleone e Sigismondo Cesi, Florestano Rossomandi, Alessandro Longo, Ernesto Marciano, Luigi Romaniello, Pietro Boccaccini.
Massimo Distilo, Sigismund Thalberg: primordi e sviluppi della scuola pianistica napoletana, versione Kindle, Booksprint, 2016.
Pier Paolo De Martino, Beniamino Cesi da Napoli a San Pietroburgo, in «Napoli nobilissima», V serie, IX, 2008, pp.131–144.
Raoul Meloncelli, CESI, Beniamino, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 24, 1980.
Vincenzo Vitale, Il pianoforte a Napoli nell’Ottocento, Napoli, Bibliopolis, 1983.
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