Pozzi, Margherita
1. Frontespizio del libretto del Flaminio, commedia per musica di Gennaro Antonio Federico e Giovanni Battista Pergolesi, Napoli, Teatro Nuovo, 1735, per i tipi di Nicola Di Biase
2. Frontespizio del libretto di Amor vuol sofferenza, commedia per musica di Gennaro Antonio Federico e Leonardo Leo, Napoli, Teatro Nuovo, Autunno 1739, per i tipi di Nicola Di Biase
Scarse sono le notizie riguardanti le origini del soprano Margherita Pozzi, nata probabilmente a Napoli intorno al 1710 da Carlo (il nome della madre è sconosciuto).
I suoi esordi teatrali in città in qualità di canterina comica risalgono alla fine degli anni Venti: la Pozzi appare infatti per la prima volta quale interprete en travesti di Rinuccio nel libretto dell’Erminia di Saddumene-De Majo, rappresentata nella stagione d’Inverno 1729 al Teatro Nuovo. È altamente probabile che Margherita fosse molto giovane a quell’epoca: da vari documenti d’archivio si apprende che essa abbia vissuto con il padre Carlo che le faceva da impresario almeno fino al 1737.
Il 14 febbraio 1729 la famosa cantante del Teatro dei Fiorentini Rosa Albertini detta la Palmerina venne colpita da un fatale colpo d’archibugio. Mandante dell’omicidio venne ritenuta un’altra cantante, Francesca (Checca) Grieco, che con l’Albertini aveva spesso lavorato, dimostrando in più di un’occasione incompatibilità caratteriale. Dal momento che la vittima era figlia naturale del Principe di Cimitile, l’inchiesta ebbe particolare risonanza e la presunta colpevole venne allontanata dalle scene fino al 1732 con il risultato che il Teatro dei Fiorentini, all’epoca la principale sala comica partenopea, rimase improvvisamente sprovvisto di ben due tra le sue più ricercate interpreti buffe, spesso impegnate nei ruoli in napoletano di cameriere o di giovani innamorati en travesti. Lo scabroso avvenimento potrebbe aver spianato la strada a Margherita Pozzi, che fece il suo ingresso ai Fiorentini nel 1731 per rimanervi quasi ininterrottamente fino alla fine degli anni Quaranta.
Durante la sua lunga carriera, Margherita ebbe l’opportunità di lavorare con alcuni dei più ricercati buffi (tra cui i bassi Gerolamo Piano e Giacomo D’Ambrosio), nonché con alcuni dei più quotati poeti e musicisti dell’epoca, a partire da Gennaro Antonio Federico e Giovanni Battista Pergolesi. Su di lei Federico e Pergolesi crearono il ruolo di Vannella, la frizzante cameriera del Frate nnammorato (Fiorentini, Autunno 1732, replicata nello stesso teatro nel Carnevale 1734) e quello affine di Checca nel Flaminio (Nuovo, Autunno 1735, replicata ai Fiorentini nel 1737). Inoltre, tra il 1732 e il 1737, la Pozzi si produsse spesso in commedeje pe mmuseca a firma del giovane ma apprezzatissimo Gaetano Latilla, tra cui Li marite a forza su libretto di Saddumene (Fiorentini, Primavera 1732, ripresa nello stesso teatro nel Carnevale 1735), L’Ottavio (Fiorentini, Inverno 1733, ripresa al Teatro Nuovo nel Carnevale 1736) e Il Gismondo (Fiorentini, Estate 1737), entrambi su libretti di Federico. Al 1739 risale la sua interpretazione di Vastarella in Amor vuol sofferenza di Federico e Leonardo Leo (Nuovo, Autunno), uno dei più grandi successi comici in ambiente napoletano della prima metà del Settecento.
Alla brillante carriera artistica, Margherita dovette affiancare una vivace vita sentimentale. Stando a quanto riferito da Benedetto Croce, verso la fine degli anni Trenta essa fu infatti l’amante di due diversi nobiluomini napoletani: Stefano Maresca, barone d’Ascea e Gennaro Spada, marchese di Santo Mauro. Nel 1741 la Pozzi sposò «il famoso buffo Antonio Catalano, con il quale per alcuni anni ancora proseguì la sua vita artistica nei teatri». Ignota è la data di morte dell'artista, avvenuta però certamente dopo il 1749, anno della sua ultima comparsa su un palcoscenico partenopeo.
Come quelle di molte sue colleghe coeve, la carriera di Margherita Pozzi è completamente inscrivibile nel circuito teatrale napoletano. Dalle fisionomie dei ruoli creati su misura per lei, si ricava l’immagine di una brillante caratterista, dotata di una buona estensione vocale ma non versata in scritture virtuosistiche, che, del resto, non erano generalmente previste all’epoca per chi come lei si produceva in ruoli buffi.
Francesco Cotticelli, Paologiovanni Maione, Onesto divertimento, ed allegria de’ popoli. Materiali per una storia dello spettacolo a Napoli nel primo Settecento, Milano, Ricordi, 1996, passim
Benedetto Croce, I teatri di Napoli dal rinascimento alla fine del secolo decimottavo, a cura di Giuseppe Galasso, Milano, Adelphi, 1992 (rist. 1947), pp. 205-206
Giovanni Battista Pergolesi, Lo frate nnammorato, edizione critica a cura di Eleonora Di Cintio, Milano, Ricordi, in corso di pubblicazione
Spoglio delle polizze bancarie di interesse teatrale e musicale reperite nei giornali di cassa dell’Archivio del Banco di Napoli per gli anni 1726-1737, a cura di Francesco Cotticelli e Paologiovanni Maione, CD-ROM allegato a «Studi Pergolesiani/Pergolesi Studies», 9 (2015)
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