Kylián, Jiří

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Jiří Kylián. Foto di Serge Ligtenberg. Fonte: jirikylian.com

Data di nascita
21 marzo 1947
Epoca
Categoria
Biografia

Jiří Kylián nasce a Praga nel 1947. Dopo aver studiato alla Scuola di Ballo del Teatro Nazionale e al Conservatorio, completa la sua formazione alla Royal Ballet School di Londra, dove perfeziona la propria tecnica accademica. Contemporaneamente si dedica allo studio della danza moderna, in particolare a quella di Martha Graham, e della danza folkloristica. Nell’estate del 1968 torna a Praga, che, sotto la leadership del riformista slovacco Alexander Dubček, vive un periodo di rinascita, la Primavera di Praga. Il 21 agosto un corpo di spedizione del Patto di Varsavia guidato dalle truppe dell’Unione Sovietica invade il paese, reprimendo il tentativo di riformare dall’interno il regime comunista. Kylián, dopo aver preso parte alle dimostrazioni popolari contro l’occupazione, riesce a lasciare il suo paese fuggendo in Germania, “saltando sull’ultimo treno in corsa verso la libertà”. Inizia la propria carriera di danzatore allo Stuttgart Ballet, conquistando in breve tempo il titolo di solista, e nel 1970 debutta come coreografo nell’ambito della Noverre Society con Paradox, di cui firma anche la musica. La sua carriera coreografica inizia all’insegna del successo, soprattutto con Kommen und Gehen, primo lavoro creato per lo Stuttgart Ballet su musica di Béla Bartók (1970), e Rückkehr ins Fremde Land (1974), coreografato su musica di Leóš Janáček e dedicato alla memoria di John Cranko, che per primo notò il suo talento coreografico. Nel 1975 è nominato, assieme ad Hans Knill, direttore artistico del Netherlands Dance Theater, inaugurando così il suo lungo sodalizio con la compagnia olandese, per la quale realizza importanti produzioni come Verklärte Nacht (1975), Symfonie in D (1976) e November Steps (1977). Dopo aver conquistato un successo internazionale con Sinfonietta (1978), ne assume la direzione. La propria visione artistica si fonde con l'immagine del Nederlands Dans Theatre, che riorganizza in una struttura unica al mondo che rappresenta “the three dimensions of a dancer's life”. Esso comprende tre compagnie, ognuna con un proprio repertorio: il NDT 1, ossia l’ensemble principale; il NDT 2, fondato nel 1978, che consente ai giovani ballerini di affinare il proprio talento; il NDT 3, fondato nel 1991, che include danzatori con più di quarant’anni. Con la compagnia intraprende numerose tournée internazionali. Tra le più importanti vi è quella in Cecoslovacchia, dove ottiene un successo travolgente al Prague Sping Festival (1982). Il pubblico, con una lunga standing ovation, invia un chiaro messaggio alle autorità: chiunque deve avere la libertà di condurre una carriera all'estero, di tornare in patria e di poter mostrare il suo lavoro senza restrizioni. Lasciata dopo vent'anni la direzione artistica del NDT 1 nel 1999, continua a lavorarvi come coreografo residente fino alla fine del 2009. Negli anni più recenti esplora il linguaggio cinematografico in relazione alla danza, realizzando Car-men (2006) e Between Entrance & Exit (2013) con il regista belga Boris Paval Conen e Schwarzfahrer e Scalamare con il regista ceco Jan Malíř. Ha ricevuto numerosi premi, tra i quali il Prix Benois de la Danse, il Laurence Olivier Award, il Nijinsky Award e il Leone d’Oro, nonché il titolo di Officier dell’Orde van Oranje Nassau per il suo contributo alla danza olandese.

Nella sua produzione, che comprende sia balletti a serata intera sia lavori brevi come l’assolo Silent Cries (1987), si possono individuare due tendenze. La prima è quella narrativa ed è sviluppata esplicitamente in produzioni come Kaguyahime (1988), che racconta una leggenda giapponese, oppure allusivamente come in La Cathédrale Engloutie (1975), in cui due coppie cercano di trovare un equilibrio tra i loro impulsi e la loro spiritualità. La seconda tendenza si afferma soprattutto dalla fine degli anni Ottanta e coincide con il periodo chiamato “bianco e nero”. In esso sperimenta un approccio più astratto, enfatizzando la purezza della sua arte. Gli elementi costitutivi di questo periodo, che comprende lavori quali No More Play (1988), Falling Angels (1989) e Whereabouts Unknown (1993), sono il buio su una scena quasi sempre vuota, le luci come unico elemento di design visuale e i costumi per lo più scuri e aderenti. Il suo repertorio presenta poi un ampio spettro di atmosfere, da quelle umoristiche, trattate in Symphony in D (1976) che rappresenta una parodia del balletto classico, a quelle di raffinato erotismo, di cui è esemplare Petite Mort (1991).

Influenzato principalmente da John Cranko e Glen Tetley, Kylián nel corso degli anni ha sviluppato un linguaggio artistico personale; il suo stile, non facile da definire o categorizzare, varia da lavoro a lavoro, incorporando e miscelando abilmente elementi del balletto classico, della danza moderna e del folklore. Nel 1980, ad esempio, dopo aver visitato gli Aborigeni di Arnhem Land in Australia, incorpora il vocabolario coreico di questa cultura autoctona in una serie di coreografie, tra cui Stamping Ground (1983). Kylián, cui la formazione musicale consente raffinate scelte musicali che spaziano da Mozart a Bach, Stravinskij, Bartók, Debussy, Berio, Berg, Schoenberg, Cage, Janáček e Takemitsu, è tra i principali esponenti della scena del balletto contemporaneo.

Bibliografia

Gérard Mannoni, Kylian, Arles, Editions Bernard Coutaz, 1981

Elisa Guzzo Vaccarino, Jiri Kylian, Palermo, l'Epos, 2001

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Opere

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Autore scheda
SMO

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Modificato
05/01/2019

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