Del Monaco, Mario

Mario Del Monaco nacque a Firenze il 27 luglio 1915 da Ettore, funzionario dell’amministrazione comunale, ex critico musicale, e Flora Giachetti. Intraprese gli studi musicali durante l’infanzia: a Cremona, dove la famiglia si era trasferita, ricevette da tale maestro Dondi le prime lezioni di solfeggio e pianoforte. Nel 1925 si trasferì a Misurata, in Libia, centro presso cui il padre era stato nominato commissario coloniale. Presso il locale Teatro «Miramare» ebbe modo di assistere a rappresentazioni di compagnie provenienti dai maggiori centri operistici italiani. Al ritorno in Italia si stabilì a Pesaro, dove dal 1928 compì gli studi di violino al Liceo musicale «Rossini» e frequentò il Liceo artistico. Scopertosi in possesso di una imponente voce tenorile, coltivò lo studio del canto sotto la guida di Attilio Barbieri. Compiute le prime esperienze teatrali a livello dilettantesco, intraprese studi sistematici: prese lezioni da Luisa Melai Palazzini, che tuttavia lo indirizzò verso un’impostazione poco idonea alle sue caratteristiche vocali, e poi da Arturo Melocchi, insegnante presso il Liceo di Pesaro, con cui svolse un percorso di rieducazione portato successivamente a compimento attraverso la messa a punto di un approccio tecnico personale. In seguito, vinse una borsa di studio per la scuola di perfezionamento del Teatro dell’Opera di Roma, dove però l’imposizione di scelte di repertorio non congeniali lo portarono a perdere quasi del tutto la voce. All’inizio del 1938 tornò a Pesaro a studiare con Melocchi, grazie al quale riuscì a riacquistare la piena funzionalità vocale. Nel 1940 ottenne le prime scritture e avvio la propria carriera professionale: il 10 marzo debuttò al Teatro di Cagli in Cavalleria rusticana di Mascagni con una compagnia di giro in cui conobbe il soprano Rina Filippini, che avrebbe sposato l’anno successivo, e il 29 dicembre in Madama Butterfly di Puccini al Teatro «Puccini» di Milano, ottenendo un vivo successo e un crescente numero d’ingaggi per i principali teatri italiani. Il 27 dicembre 1943 divenne padre di Giancarlo, che avrebbe intrapreso la professione di regista d’opera.
Dopo la guerra Del Monaco si dedicò a un’attività sempre più intensa, nel corso della quale si esibì in tutto il mondo ed effettuò numerose incisioni discografiche – contesto in cui coltivò occasionalmente l’ambito della musica leggera –, ricavando l’apprezzamento entusiastico da parte dei musicisti, della critica musicale e del pubblico. Lasciò le scene nell’agosto del 1974 per dedicarsi all’insegnamento in corsi di perfezionamento e masterclass. Al manifestarsi di una grave insufficienza renale si ritirò a Lancenigo, presso Treviso. Morì a Mestre il 16 ottobre 1982.
La potenza d’emissione, il timbro brunito e smagliante, ben sostenuto, omogeneo e ricco d’armonici in tutti i registri, il vibrato vividamente scolpito, insieme alla naturale propensione per un’espressività accesa, intensa, fanno di Mario Del Monaco un interprete d’elezione del repertorio drammatico: tra gli autori da lui più frequentati figurano Verdi, in particolare quello della maturità, Puccini, i veristi e i rappresentanti del primo Novecento operistico italiano. Nelle prove fornite in tale contesto, il tenore si segnala per la dizione chiara e incisiva e per la capacità controllo delle mezzevoci, per mezzo di cui costruisce letture di grande tensione, all’insegna di un’introspezione psicologica complessa e coerente al tempo stesso.