Albinoni, Tomaso
1. Ritratto di Tomaso Albinoni. Olio su tela, scuola italiana, XVI-XVII sec. Milano, collezione privata.
Tomaso Albinoni nacque a Venezia il 8 giugno 1671, secondogenito di Antonio, originario della provincia bergamasca, e di Lucrezia Fabris, figlia di un calzolaio veneziano. La famiglia acquisì un certo benessere economico quando i genitori di Albinoni ereditarono l’attività di fabbricanti e commercianti di carta dalla padrona della bottega dove il padre lavorava. Di tale miglioramento delle condizioni dovette giovare il giovane Tomaso, il quale presumibilmente ricevette la prima educazione musicale grazie al sostegno dei genitori: anche se non ci sono pervenute notizie certe a riguardo, sembra infatti che tra l’infanzia e la prima giovinezza abbia ricevuto lezioni di violino, poi canto e infine composizione. Tra i suoi possibili insegnanti è stato indicato il nome di Giovanni Legrenzi, altrettanto di origini bergamasche e all’epoca maestro della cappella marciana, tuttavia non sono ancora emerse evidenze documentarie a sostegno di questa ipotesi. Nel frattempo, Albinoni si formò come apprendista nella bottega di famiglia, poiché, essendo il maggiore dei figli maschi, era destinato ad affiancare e poi succedere al padre nella sua professione. Questo ruolo lo vide effettivamente impegnato fino al 1708, tuttavia non denotò mai un grande interesse per il lavoro di bottega, che trascurò al punto da indurre il padre a sollevarlo dalle sue mansioni e a scegliere come successore, invece di Tomaso, il quartogenito Giovanni.
Se sull’esperienza artigianale di Albinoni abbiamo notizie attendibili grazie alle fonti d’archivio a noi pervenute, della sua attività musicale fino ai 24 anni non conosciamo pressoché nulla, se non alcune prove giovanili di composizione consistenti in due opere di musica sacra connesse alla cappella marciana (una messa di dubbia attribuzione e un Magnificat), nonché due brani strumentali (una sonata per tromba e un concerto per violino) che nelle caratteristiche linguistico-formali guardano ai compositori della cappella di S. Petronio a Bologna. Il momento del debutto davanti al grande pubblico giunse nel 1694, quando il primo lavoro teatrale di Albinoni, il dramma per musica Zenobia, regina de’ Palmireni, fu rappresentato per la prima volta presso il Teatro di SS. Giovanni e Paolo di Venezia. Risale al medesimo anno anche la pubblicazione delle dodici Suonate a tre op. 1, dedicate al Cardinale Pietro Ottoboni, al quale Albinoni era legato in diversi modi: innanzitutto, in quel periodo il fratello Domenico era al servizio della famiglia Ottoboni a Roma nel ruolo di paggio d’onore di Anna Maria, madre di Pietro. Il padre di quest’ultimo, Antonio, sarà inoltre l’autore del testo di una cantata per voce sola e basso continuo di Albinoni («Sorgea col lume in fronte»), forse destinata ad essere eseguita nel palazzo veneziano degli Ottoboni. Tali legami, i quali continuarono fino all’espulsione di questa famiglia dal Libro d’Oro e al conseguente esilio dalla Serenissima, nel 1712, possono forse spiegare perché il debutto di Albinoni avvenne presso il Teatro di SS. Giovanni e Paolo: esso infatti apparteneva a un ramo della famiglia Grimani che dalla seconda metà del Seicento intratteneva stretti rapporti con gli Ottoboni.
Il debutto di Albinoni riscontrò un’ottima accoglienza, come dimostra il fatto che tra il 1694 e il 1698 furono rappresentate nei teatri veneziani altre sei opere di sua paternità, un numero elevato per l’epoca, superato nello stesso periodo solo da due compositori già ampiamente affermati, ossia Carlo Francesco Pollarolo e Marco Antonio Ziani. Ciononostante, Albinoni non entrò mai a far parte dell’ambiente musicale professionista di Venezia, occupando la posizione insolita di un «dilettante» – com’egli stesso si definiva – che però viveva dei guadagni dell’attività di compositore e, probabilmente, d’insegnante privato di canto. Significativa la sua mancata adesione all’«Arte de’ Sonatori», la corporazione dei musicisti, la quale gli avrebbe permesso di suonare a pagamento davanti a un pubblico, mentre rimase sempre iscritto all’«Arte dei Carteri», di cui era diventato membro quando lavorava presso la bottega di famiglia. Analogamente, Albinoni non rivestì mai posizioni ufficiali né nelle città della Serenissima, né altrove, malgrado l’abbondanza di istituzioni sacre dove un compositore dell’epoca poteva trovare impiego: si ricordino, nella sola Venezia, la cappella marciana e i quattro Ospedali (negli stessi anni, ad esempio, Antonio Vivaldi lavorava presso l’Ospedale della Pietà), oltre alle numerose opportunità di collaborazione con chiese, parrocchie, conventi.
Le dediche delle sue opere a stampa suggeriscono, tuttavia, che dal 1694 al 1707 Albinoni aspirasse a trovare ingaggio presso una delle numerose corti della Penisola, poiché offrì le sue Opp. 1-5 a membri di volta in volta diversi di famiglie italiane cruciali tanto sul piano politico, quanto per la loro nota predilezione nei confronti della musica e per la propensione ad agire come mecenati. Nel decennio successivo, invece, Albinoni appare impegnato a consolidare i rapporti con la nobiltà veneziana al fine di rafforzare la propria posizione in città, dove con ogni evidenza si era risolto a rimanere; non a caso, le Opp. 6 e 7 sono dedicate a due aristocratici veneziani appassionati di musica, ai quali egli fu legato anche da contatti personali. Negli anni ’20 e ’30 del Settecento, infine, Albinoni tornò a cercare i dedicatari delle proprie opere a stampa (Opp. 8-10) al di fuori dai confini della Serenissima, guardando addirittura alla Sassonia, alla Baviera e alla Spagna. Simili tentativi, tuttavia, furono destinati a non andare mai in porto, così il compositore trascorse la sua intera esistenza in condizioni economiche dignitose ma mai floride, come dimostra la scelta di abitare sempre in una zona di Venezia, ossia tra S. Trovaso e S. Barnaba, dove vivevano tendenzialmente nobili decaduti (i cosiddetti «barnabotti»). Albinoni morì nella sua città natale il 17 gennaio 1751.
La sua variegata produzione musicale è costituita da numerosi generi strumentali e vocali di destinazione profana (opere, serenate, cantate, sonate, concerti, sinfonie e balletti), mentre abbiamo notizia di pochissime composizioni sacre, ovvero la messa e il Magnificat giovanili, entrambi di dubbia attribuzione, e due oratori scritti per la Compagnia di San Marco a Firenze. Alto è il tasso di dispersione subito dagli autografi di Albinoni, a noi pervenuti solo in alcuni esemplari, così come è andata persa molta musica, tra cui la schiacciante maggioranza delle partiture operistiche. Riguardo al suo stile, è interessante innanzitutto rilevare come egli giunse a elaborare un originale linguaggio compositivo assai presto, ovvero già con i lavori del debutto nel 1694, dove denota un utilizzo molto personale dei medesimi elementi melodici, armonici, ritmici e timbrici in uso presso gli autori coevi. Lo stile di Albinoni, piuttosto caratteristico e facilmente riconoscibile, rimase tendenzialmente stabile nel corso della sua intera arcata artistica: pur seguendo in parte le evoluzioni del gusto, diversi elementi si mantennero immutati attraverso i decenni, conferendo alla sua produzione una grande omogeneità. Fedele al modello corelliano, la scrittura di Albinoni è tendezialmente diatonica, riservando i cromatismi ad effetti di particolare rilievo espressivo. Nel complesso si tratta di un linguaggio fluente e chiaro, dall’articolazione formale nitida e dal ritmo lineare, mentre raramente si assiste a momenti di enfasi e a sorprese drammatiche. La precoce valorizzazione dei fiati nei ruoli solistici, in particolare l’oboe, hanno reso i lavori di Albinoni un classico nel repertorio di tali strumenti.
- Riccardo Nielsen, Albinoni, Tomaso. In: Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia italiana, vol. 2, 1960.
- Gastone Vio, Per una migliore conoscenza di Tommaso Albinoni: Documenti d'archivio. In: Omaggio a Nino Pirrotta, a cura di Marco Di Pasquale e Giancarlo Rostirolla, «Recercare», 1 (1989), pp. 111-122.
- Michael Talbot, Tomaso Albinoni: The Venetian Composer and His World. Oxford, Clarendon Press, 1990.
- Michael Talbot, Albinoni's Oboe Concertos. In: Michael Talbot, Venetian Music in the Age of Vivaldi, Aldershot, Ashgate, 1999, pp. 14-22.
- Il catalogo tematico delle composizioni di Tomaso Albinoni (1671-1750). A cura di Franco Rossi, Padova, I Solisti Veneti, 2002.
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