Zaffiri, Enore

Immagini (Secondarie)
Didascalie
  1. Enore Zaffiri, fotografia di Ingrid Zaffiri tratta dal sito Pixathinking, 2017
  2. Enore Zaffiri, fotografia di proprietà di Ingrid Zaffiri, tratta dal sito Pixathinking
  3. Enore Zaffiri, fotografia di proprietà dell’artista, tratta dal suo sito personale
Data di nascita
29 marzo 1928
Paese
Categoria
Biografia

Enore Maria Zaffiri nacque a Torino il 29 marzo 1928 da Biagio augusto e Domenica Casassa. Svolse le prime esperienze musicali durante l’infanzia, dall’età di sette anni. Nel 1939 intraprese lo studio del pianoforte presso il Conservatorio «Giuseppe Verdi» della città natale, sotto la guida di Luigi Gallino (1887-1950). Nello stesso periodo svolse i primi approcci alla composizione e, manifestata una naturale predisposizione per il disegno, iniziò a far pratica presso l’agenzia pubblicitaria Aerostudio Borghi. Durante la guerra la famiglia Zaffiri lasciò Torino per rifugiarsi nei meno pericolosi centri di Cirié prima e Pessinetto, nelle Valli di di Lanzo, poi. Enore fu costretto a sospendere la frequenza del Conservatorio, continuando tuttavia a studiare autonomamente. Al termine del conflitto, riprese le lezioni, dapprima privatamente: prese lezioni di pianoforte da Rodolfo Carando e di composizione da Felice Quaranta. Nel 1948 poté riprendere la regolare frequenza del Conservatorio, nelle classi dello stesso Carando e di Luigi Perrachio (1883-1966). Nel 1949 conseguì il diploma di strumento e nel 1953 quello di musica corale e composizione. Nel 1954 una segnalazione da parte del Conservatorio torinese gli valse un soggiorno di studio con il compositore Tony Aubin (1907-1981) presso il Conservatorio superiore nazionale di Parigi, dove entrò in contatto con le più recenti tendenze della musica contemporanea. Nello stesso anno, tornato a Torino, sposò Maria Luisa Pia Marconcini e iniziò una lunga carriera di insegnante presso il Conservatorio della sua città: ottenne la cattedra di pianoforte complementare per passare l’anno dopo a quella di teoria, solfeggio e dettato musicale e, nel 1964, quella di lettura della partitura. Coltivò nel frattempo un’intensa attività di compositore, nel corso della quale sperimentò le tecniche d’avanguardia più varie. Dal principio degli anni Sessanta, si concentrò in particolare sull’ambito della musica elettronica: nel 1963 svolse le prime esperienze in tale campo, culminate nella composizione di Tr/e/54 portata a termine nel 1964. Nell’aprile dello stesso anno entrò in contatto con Pietro Grossi (1917-2002), con il quale intraprese una densa collaborazione e strinse una profonda amicizia. In quel periodo iniziò a sperimentare forme espressive basate sull’unione di musica elettroacustica, arti figurative, video. Il 10 dicembre 1964 fondò lo SMET, Studio di Musica Elettronica di Torino. Nel 1968 istituì presso il Conservatorio di Torino il Corso sperimentale di musica elettronica, il secondo in Italia dopo quello organizzato da Grossi presso il Conservatorio di Firenze dal 1965. Trasferì allora lo SMET all’interno del Conservatorio, così da mettere la strumentazione del primo a disposizione delle ricerche portate avanti presso il secondo.
A partire dal 1971 Zaffiri, alla ricerca di un continuo rinnovamento del proprio linguaggio, si accostò all’uso del sintetizzatore e alla realizzazione della musica elettronica dal vivo resa possibile da tale strumento. Dal 1973 espanse ulteriormente il proprio campo d’indagine in ambito esecutivo attraverso la composizione di musica per voce e sintetizzatore, frutto della collaborazione con il mezzosoprano Ellen Kappel (1940), con la quale instaurò una relazione da cui sarebbe nata l’unica figlia del compositore, Ingrid. Parallelamente, Zaffiri portò avanti un nuovo progetto basato sul coinvolgimento dei più disparati linguaggi artistici per la creazione di un «Teatro totale» che avrebbe trovato nella dimensione filmica una forma privilegiata. In seguito allo spontaneo formarsi, nel 1974, di un gruppo di improvvisazione tra gli allievi del Corso di musica elettronica, dall’anno successivo Zaffiri rivolse il proprio interesse a tale ambito. Nel 1977 istituì un fortunato Gruppo di improvvisazione presso il Conservatorio torinese, che avrebbe tuttavia cessato le attività nel 1979.
Nel 1982 Zaffiri si ritirò dall’insegnamento. Per gran parte degli anni Ottanta si dedicò alla realizzazione di audiovisivi: realizzò in particolare un’ampia produzione di documentari, di cui curò spesso personalmente ogni aspetto, e di alcuni videodrammi. Dalla fine del decennio, nell’impiego del campionatore trovò la via per rinnovare la propria estetica e tornare a intensificare l’attività musicale. Intorno alla metà degli anni Novanta sviluppò il concetto di Computer Art, basato sull’elaborazione informatica della composizione, all’origine della sua produzione successiva.
Il percorso creativo di Zaffiri appare mosso da una costante ricerca linguistica, avvertibile fin dalle prime prove per strumenti tradizionali: dalla Sinfonietta (1954) al Quartetto per archi (1959), all’abbandono della tonalità della Piccola musica a cinque per flauto, oboe, clarinetto, violino e violoncello (1959) e della Musica da camera a sei per clarinetto, tromba e quartetto d’archi (1960), all’adozione della tecnica dodecafonica delle Variazioni dodecafoniche per violino, clarinetto e clavicembalo (1964). A segnare l’approdo alla musica elettronica è il già citato Tr/e/54, oggetto negli anni seguenti di varie rielaborazioni. Tra la vasta produzione successiva spiccano Q/64/I e Q/64/II (1967), elaborazioni sula figura geometrica del quadrato, la sonorizzazione permanente Musica per un anno (1968), Poesie, stratificazioni per voce e suoni elettronici su nastro (1970) in collaborazione con Felice Quaranta (1910-1992), Musica terapeutica (1971). Alle fasi legate all’impiego del sintetizzatore risalgono Living Synthi n. 7 (1970), destinato all’esecuzione dal vivo, Ex tempore cantus da T. S. Eliot per computer e sintetizzatore (1971); Cinque paesaggi per voce e sintetizzatore (1973), il madrigale drammatico The Dark Lady, su testi tratti dai sonetti di Shakespeare, per voce, due sintetizzatori, flauto, viola e clavicembalo (1973; rielaborata in forma di audiovisivo nel 1985), mentre Il giuoco dell’oca (1972) rappresenta uno dei primi passi nella direzione delle esperienze di Video Art. In seguito all’impiego del computer, la produzione audiovisiva perviene a livelli di maggior raffinatezza: è il caso di 12 Arcobaleni (1998, ma rielaborato fino al 2001-2002), 5 Trasparenze, 5 Trascolorazioni (2004), Harmonia delle sfere (2006).
Fondamentale nello stile di Zaffiri è l’adesione alla corrente dello strutturalismo: la composizione musicale, l’espressione artistica in generale sono concepite come sistema definito a partire dai rapporti di interdipendenza degli elementi che lo compongono. Particolare importanza rivestono la prospettiva storica e la riflessione sulla produzione artistica del passato, verso la quale la poetica del compositore si pone in rapporto non di rottura, bensì di continuità, nell’ottica di una evoluzione dei linguaggi continua, naturalmente necessaria.

Risorse web

Sito personale di Enore Zaffiri
http://www.inforsigla.it

Federico Sardo, Quella «Musica per un anno» che anticipò Brian Eno, in Pixartinking, 2017

Bibliografia

Enore Zaffiri. Saggi e materiali, a cura di Andrea Valle e Stefano Bassanese, Venezia, Università IUAV, Dipartimento di Arti e Design Industriale, 2014
Versione pdf

Scritti

Proposta per una metodologia di ricerca interformativa, testo inedito redatto a Torino, 1966

La musica elettronica al di la del laboratorio, Padova, Zanibon, 1976

Appunti di teoria musicale, Torino, Scomegna, 1973

Appunti di armonia complementare, Torino, Scomegna, 1977

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
LRC

Licenza

Licenza

Licensed under Creative Commons Attribution Noncommercial Share-Alike 3.0
 

Modificato
05/01/2019

Condividi:

 

Condividi: