Laban, Rudolf
Rudolf Laban e il suo sistema di notazione. Fonte: wikipedia.org
Rudolf von Laban nacque nel 1879 a Pozsony, oggi Bratislava. Durante l’adolescenza, trascorsa in varie località dell’impero austro-ungarico seguendo il padre che era ufficiale dell'esercito e governatore della Bosnia-Erzegovina, fu affascinato da parate militari e danze folkloristiche e si dedicò allo studio della pittura, in particolare al genere del tableau vivant. Dopo aver frequentato l’Accademia militare si trasferì a Parigi per studiare all’École des Beaux-Arts e studiò il movimento e la sua espressività prendendo lezioni da un allievo di François Delsarte. Nel 1907 morì Martha Fricke, la sua prima moglie sposata nel 1900. Nel 1908 si stabilì a Monaco dove fondò la sua prima scuola e avviò un’intensa ricerca sui principi di organizzazione del movimento. Nel 1910 sposò la cantante Maja Lederer e con lei dal 1911 al 1914 tenne dei seminari a Monte Verità, sulle rive svizzere del Lago Maggiore, maturando il pensiero di una vita improntata ai principi della Lebensreform e sviluppando l’idea del Tanz-Ton-Wort (teatro di danza-musica-parola). La sua ricerca attirò molti giovani di talento che furono prima suoi allievi e in seguito suoi collaboratori come Suzanne Perrottet e Mary Wigman. Stabilitosi a Zurigo durante la prima guerra mondiale, frequentò le prime manifestazioni dadaiste e aprì una nuova scuola dove finalizzò la sua pedagogia del movimento e si cimentò nell’elaborazione di un sistema di notazione che completò nel 1928 con il termine Kinetographie. In questi anni la sua attività coreografica, in accordo con una visione democratica della danza, comprendeva lavori, sia per i suoi studenti che per i danzatori amatoriali, fra i quali Der Sieg des Opfers (Il trionfo del sacrificio, 1914), Die Erde (La terra, 1914) e Der Spielmann (Il giocatore, 1916). Nel 1918 si separò dalla moglie, da cui aveva avuto cinque figli. Nel 1920 fondò a Stoccarda la compagnia Tanzbühne Laban che tra i suoi danzatori annoverò Kurt Jooss. L’anno seguente collaborò con il Nationaltheater di Mannheim coreografando la sua prima versione del “Baccanale” del Tannhäuser di Richard Wagner, Die Geblendeten (I delusi) ed Epische Tanzfolge in vier Reigen (Suite di danza epica in quattro parti). Dal 1922, quando trasferì tutta la sua attività ad Amburgo, ampliò il repertorio della compagnia creando lavori che esprimevano sia la sua riforma estetica, come Der schwingende Tempel (Il tempio oscillante, 1922) e Gaukelei (Inganno, 1923), sia il suo impegno nel riqualificare la danza maschile come in Faust Erlösung (La redenzione di Faust, ispirato alla seconda parte del Faust di Goethe, 1923), Casanova (1923) e Don Juan (1925). Il lavoro teatrale fu affiancato dalla creazione dei cori di movimento, pratica per grandi gruppi di danzatori amatoriali in cui la danza era uno strumento per vivere un’esperienza comunitaria: tra questi Lichtwende (Solstizio) e Agamemnons Tod (Morte di Agamennone), entrambi del 1923. Nel 1926, ritiratosi dalle scene in seguito a un infortunio, fondò a Würzburg il Choreographisches Institut Laban, trasferito a Berlino nel 1927 e unito al Dipartimento di danza della Folkwangschule di Essen nel 1929. Oltre alle principali scuole poste sotto la sua direzione, furono aperte numerose Labanschules in tutta Europa, segno evidente della proliferazione e del successo del suo pensiero. Parallelamente condusse un’intensa attività promozionale: organizzò il primo Congresso tedesco dei danzatori a Magdeburgo, fu a capo del Deutscher Tänzerbund (Confederazione dei danzatori tedeschi) e fondò la Deutsche Gesellschaft fur Schrifttanz (Società tedesca per la danza scritta). Dopo aver diretto il Balletto dell’Opera di Stato di Berlino, fu nominato direttore della Deutsche Tanzbühne, un'organizzazione sotto il diretto controllo delle Reichskulturkammern (Camere della cultura del Reich). Se inizialmente il potere nazionalsocialista lo appoggiò, nel 1936 il suo coro di movimento per le celebrazioni delle Olimpiadi di Berlino fu respinto dal Ministro della Propaganda del Reich, Joseph Goebbels. Sempre più limitato dal governo nazista, nel 1937 emigrò in Gran Bretagna dove con l’aiuto di Lisa Ullmann riprese la sua carriera. In questi anni sviluppò la teoria dell’effort che derivò dall’osservazione e dall’analisi dei processi del lavoro, s’impegnò nella danza educativa nelle scuole britanniche, fondò il Laban Art of Movement Centre (1954) e collaborò con varie istituzioni quali il Bradford Civic Theatre, la British Drama League, il Theatre Workshop e il Withymead. Morì a Weybridge nel 1958.
Rudolf Laban, tra i più radicali riformatori e teorici del panorama europeo del XX secolo, fu influenzato sia dalla visione trinitaria dell’essere umano (corpo, anima, intelletto) di François Delsarte che dalle teorie estetiche di Georg Fuchs che furono d’ispirazione per la sua concezione dell’esperienza performativa come evento estetico (Tanztheater) ed etico (Tanztempel). Nel corso della sua intensa carriera elaborò un’analisi esaustiva del movimento, espressione del ritmo naturale del corpo e indipendente dalla musica. Il suo pensiero si articolò in tre settori: la coreosofia che definì i principi etici ed estetici della danza; la coreologia che sistematizzò le leggi del movimento nello spazio e nel tempo; la coreografia, ossia la scienza della scrittura della danza. Uno dei suoi contributi più importanti fu la teoria dello spazio: partendo dal concetto di cinesfera, ossia lo spazio che circonda il corpo del danzatore, esplorò i piani spaziali e tutte le possibili direttrici che rappresentò nella figura dell’icosaedro. Le sue teorie furono pubblicate in una serie di scritti che accompagnarono lo sviluppo del suo pensiero nel corso della carriera. I più importanti furono: Die Welt des Tänzers (1920), Choreographie: Erstes Heft, (1926), Des Kindes Gymnastik und Tanz (1926), Effort (1947), Modern Educational Dance (1948) e The Mastery of Movement on the Stage (1950).
Karen K. Bradley, Rudolf Laban, London and New York, Routledge, 2009
John Dalby, Jean Newlove, Laban per tutti. La teoria del movimento di Rudolf Laban. Un manuale, a cura di Francesca Falcone, traduzione di Francesca Debelli (tit. orig.: Laban for All), Dino Audino Editore, 2018 (è possibile consultare il capitolo 1, pp. 18-22, al seguente link: http://cdn.audinoeditore.it/media/gallery/615/317/Estratto_Capitolo_I.pdf)
John Hodgson, Valerie Preston-Dunlop, Rudolf Laban. An Introduction to his Work & Influence, Plymouth, UK, Northcote House, 1990 (consultabile al seguente link previa registrazione: https://archive.org/details/rudolflabanintro00hodg)
Vera Maletic, Rudolf Laban: corpo spazio espressione, a c. di Francesca Falcone (tit. orig.: Body, Space, Expression), Palermo, L'Epos, 2011
Rudolf Laban, Die Welt des Tänzers: fünf Gedankenreigen, Stuttgart, Walter Seifert, 1920
Rudolf Laban, Choreographie: Erstes Heft, Jena, Eugen Diederichs, 1926
Rudolf Laban, Gymnastik und tanz, Oldenburg, Gerhard Stalling, 1926
Rudolf Laban, La danza moderna educativa, a cura di Laura Delfini e Franca Zagatti (tit. orig. Modern educational dance), Macerata, Ephemeria, 2009
Rudolf Laban, The mastery of movement on the stage, London, Macdonald & Evans, 1950
Rudolf Laban, Principles of dance and movement notation, London, Macdonald & Evans, 1954
Rudolf Laban, L'arte del movimento, a cura di Eugenia Casini Ropa e Silvia Salvagno, Macerata, Ephemeria, 1999
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