Faustini, Giovanni

Delle vicende biografiche di Giovanni Faustini, librettista e impresario di grande rilievo per il teatro musicale veneziano di metà Seicento, ci sono pervenute solo notizie scarse e lacunose, per cui ampie zone della sua vita rimangono tuttora sconosciute. Nacque a Venezia il 19 maggio 1615; mentre del padre non si hanno informazioni, della madre, Isabetta Vecellio, sappiamo essere la figlia di Cesare Vecellio, rinomato pittore e disegnatore originario di Pieve di Cadore, cugino del padre di Tiziano. Avviato alla professione dell’avvocatura, Faustini fin da giovane aveva denotato una forte inclinazione per l’attività letteraria, in particolare declinata in funzione dell’allora nascente dramma per musica.

La sua carriera come librettista esordì nel 1642 con l’«opera tragicomica musicale» La virtù de’ strali d’amore, che andò in scena al teatro di S. Cassiano con musiche di Francesco Cavalli. Nel corso di un’attività professionale che durò a malapena nove anni, Faustini fu impresario dei teatri di S. Moisè e S. Apollinare, nonché vide rappresentati sui palcoscenici veneziani ben quattordici dei propri libretti, messi in musica per la maggior parte proprio da Cavalli. Alla sua morte, sopraggiunta il 19 dicembre 1651, Faustini lasciò cinque ulteriori libretti a vari stadi di completamento, mentre il fratello Marco gli successe alla direzione del teatro di S. Apollinare, prendendo in carico anche il completamento dei lavori incompiuti, che uscirono pertanto postumi godendo di un’ottima accoglienza.

La fama di Faustini è legata principalmente a quella di Cavalli, con il quale costituì un solido e fecondo connubio artistico in un decennio, quello degli anni ’40 del XVII sec., assai precario e mutevole, in quanto dominato dai rapidi sviluppi dell’allora nascente teatro musicale impresariale. I primi lavori di Faustini risentono ancora delle strutture drammatiche della favola pastorale, dalle quali tuttavia si affrancò presto, realizzando nelle opere più mature una prima codificazione del libretto veneziano di metà Seicento. Senza attingere a fonti storiche o mitologiche, Faustini inventò quasi sempre ex novo i personaggi e le trame dei propri libretti, nei quali si assiste tendenzialmente alle peripezie di due coppie di amanti che si intrecciano in maniera spesso complessa, intercalati da vicende secondarie e da scene comiche o burlesche. Particolarmente intricato  l’intreccio dell’ultima opera da lui compiuta, L’Eritrea, rappresentata postuma nel gennaio 1652 con musiche di Cavalli: in essa è forse riconoscibile l’influsso del librettista Giacinto Andrea Cicognini, attivo a Venezia nella seconda metà degli anni ’40. Caratterizzati da una varietà e flessibilità della versificazione raramente eguagliata nei libretti dell’epoca, i drammi per musica di Faustini denotano un raffinato senso dell’intrigo e una solida padronanza delle strutture drammaturgiche, doti che hanno reso i suoi libretti altamente apprezzati dal pubblico dell’epoca e perfettamente godibili ancora oggi.