Das Frühlingsopfer
Nel 1975 Pina Bausch si misura con Das Frühlingsopfer (La sagra della primavera), banco di prova per molti coreografi del XX secolo. La sua versione, divenuta una pietra miliare del repertorio della compagnia, si caratterizza per l’assenza di qualsiasi riferimento alla Russia pagana e di ogni figurativismo folklorico. Nell’affrontare con crudezza drammatica la violenza del gruppo nei confronti di una fanciulla destinata al sacrificio propiziatorio, Pina Bausch mette in scena un vero e proprio rito collettivo denso di forza emotiva e fisicità che coinvolge la Compagnia e il pubblico. Sul finale l’Eletta si abbandona ad un assolo fatto di sussulti, smarrimenti e rabbia, vittima di un terrore prossimo alla follia. Das Frühlingsopfer mostra ancora un impianto ballettistico in cui la danza, protagonista assoluta della messinscena, nasce dalla partitura musicale e dal libretto, ma il suo linguaggio è rivelatore dei futuri sviluppi della sua cifra coreografica.
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