Café Müller
Nel 1978 Pina Bausch presenta Café Müller su musica di Henry Purcell e con le scene e i costumi di Rolf Borzik. Ambientato in un caffè chiuso, una donna in una tunica bianca (in origine la stessa Bausch) si aggira lieve e spettrale nello spazio occupato da sedie e tavoli. Accanto a lei vi sono uomini e donne che, attraverso l’essenzialità del linguaggio coreografico della Bausch, intrecciano rapporti ora affettuosi, ora violenti. Il movimento è spesso sottoposto a ripetizioni, accelerazioni e rallentamenti, come il forte abbraccio tra Dominique Mercy e Malou Airaudo, i cui corpi vengono continuamente separati da Jan Minarik in una sequenza ripetuta varie volte a ritmo sempre più veloce. Si tratta di una metafora dolce e inquieta sull’impossibilità di un contatto profondo.
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