Limón, José
José Limón. Fonte: Dance Heritage Coalition
José Arcadio Limón nacque a Culiacán, in Messico, nel 1908. Il padre, Florencio Limón, era un musicista di origine franco-spagnola mentre la madre, Francisca Traslaviña, era di origine messicana con una lontana discendenza indiana Yaqui. Dalla danza e la musica autoctone, il rituale della corrida e le vicende della rivoluzione messicana Limón trarrà ispirazione per le sue creazioni. Trasferitosi con la famiglia negli Stati Uniti, si dedicò allo studio della pittura, prima a Los Angeles e poi a New York. All’età di vent’anni, dopo aver assistito a uno spettacolo del ballerino tedesco Harald Kreutzberg, decise di dedicarsi alla danza. Si formò alla scuola di Doris Humphrey e Charles Weidman e nel 1930 entrò nella loro compagnia, dove rimase per dieci anni mettendosi in luce per il suo vigore espressivo. Incoraggiato dalla Humphrey si cimentò nella coreografia, creando inizialmente lavori volti all'esplorazione del puro movimento come in Etude in D-Flat Major (1930) e Petite Suite (1931). Nel 1937 presentò al Bennington College Danza de la muerte, ispirato agli avvenimenti della guerra civile spagnola.
Nel 1940, trasferitosi in California, si unì a May O'Donnell, ex danzatrice di Martha Graham, con la quale creò diverse coreografie portate in scena sulla costa occidentale. Nel 1941, a San Francisco, Limón sposò Pauline Lawrence, pianista, costumista e business manager della compagnia della Humphrey-Weidman. L’anno seguente tornò nell’Humphrey-Weidman Company dove realizzò l‘assolo Chaconne che segnò l'inizio della sua maturazione coreografica. Dopo aver prestato servizio come organizzatore di intrattenimenti per le truppe negli Special Services durante il secondo conflitto mondiale, nel 1945 fondò la José Limón Dance Company che incluse danzatori come Betty Jones, Ruth Currier, Lucas Hoving e Pauline Koner. Limón affidò la direzione artistica a Doris Humphrey che, ritiratasi dalle scene, si dedicò alla promozione della compagnia per la quale creò alcuni dei suoi più grandi lavori quali Lament per Ignacio Sánchez Mejías (1947), Day on Earth (1947), Night Spell (1951) e Ritmo Jondo (1953). Il primo lavoro creato da Limón per la sua compagnia fu La Malinche (1949), un trio basato su una leggenda messicana di amore, politica e tradimento. Nel 1949 presentò all'American Dance Festival il suo capolavoro, The Moor's Pavane, ispirato all'Otello di Shakespeare, per il quale vinse il premio Dance Magazine (1950). Nel 1951 fu invitato come artista residente all'Instituto Nacional de Bellas Artes di Città del Messico dove creò una serie di opere incentrate su temi messicani. Per la prima volta Limón lavorò con grandi gruppi che includevano sia ballerini messicani sia membri della sua compagnia, come in Los Cuatros Soles (1951) e Redes (1952). Nel 1951 iniziò a insegnare presso la Juilliard School dove ebbe l'opportunità di perfezionare l'insegnamento della sua tecnica.
Nel 1954 la José Limón Dance Company fu la prima compagnia di danza moderna a partecipare al State Department's Cultural Exchange Program degli Stati Uniti, riconoscimento internazionale che la portò a esibirsi in Sud America. Successivamente la compagnia intraprese varie tournée in Europa, in Asia e in Australia. Durante il tour europeo del 1957 la compagnia si esibì in città ancora devastate dalla seconda guerra mondiale. In particolare la forza con cui il popolo polacco stava lottando per ricostruire la propria vita ispirò il coreografo una delle sue opere più importanti, Missa Brevis (1958). Nell'autunno del 1967 Limón, affetto da un tumore alla prostata, entrò in ospedale per sottoporsi alla prima di diverse operazioni. In seguito si ritirò dalle scene per dedicarsi completamente alla coreografia. Nel corso della sua carriera ottenne premi e riconoscimenti, quali il Capezio Dance Award (1950), un secondo Dance Magazine Award (1957), il dottorato onorario di Belle Arti dalla Wesleyan University (1960), dal Colby College (1967), dalla University of North Carolina (1968) e da Oberlin College (1971). Morì a Flemington, nel New Jersey, nel 1972.
In quarantadue anni di carriera José Limón realizzò settantaquattro coreografie, una ventina delle quali ancora in repertorio alla José Limón Dance Company e in compagnie come l’Alvin Ailey American Dance Theatre, il Netherlands Dance Theatre, l’American Ballet Theatre, la Compañía Nacional de Danza di Città del Messico, il Dresden Ballet, il Joffrey Ballet, l’Opéra di Parigi e il Royal Danish Ballet. La sua produzione, profondamente segnata dalle sue origini messicane, affrontò molteplici tematiche. Nelle creazioni degli anni Cinquanta si possono individuare tre tendenze principali: lavori d’ispirazione biblica, quali The Visitation (1952), interpretazione coreografica dell’Annunciazione, e The Traitor (1954), sul tradimento di Giuda; ritratti di personaggi, come Antígona dalla tragedia greca di Sofocle (1951) e The Emperor Jones dal dramma di Eugene O'Neill (1956); storico-sociali come Diálogos (1951), basato su due episodi fondamentali della storia del Messico e Psalm (1967) dal romanzo storico "Le dernier des Justes" di André Schwarz-Bart, che ripercorre la storia del popolo ebraico fino alla Shoah. Nel 1964 A Choreographic Offering, un omaggio di Limón alla sua mentore Doris Humphrey, segnò una svolta nella sua produzione che iniziò a utilizzare temi più astratti e a sperimentare diversi tipi di suono e accompagnamento musicale. Tra questi The Winged (1966) dove creò un collage sonoro formato da una partitura jazz, suoni elettronici, cinguettii di uccelli e rumore del vento, e In The Unsung (1970), dove un gruppo di otto uomini danza nel silenzio. Il suo ultimo lavoro fu Carlota (1972), incentrato sulla storia tra l’imperatore del Messico Massimiliano e la moglie Carlotta.
José Limón fu tra i più importanti e rappresentativi coreografi della seconda generazione della modern dance. Il suo approccio al movimento, comunemente noto come tecnica Limón, fu influenzato dalla teoria "fall and recovery " di Doris Humphrey e contraddistinto dall’elaborazione del principio di “isolation” dei diversi centri articolari, il che permise al coreografo di esplorare una vasta gamma di combinazioni di movimenti e creare una orchestrazione del corpo. All’interno del suo stile, Limón assimilò anche alcuni principi della tecnica accademica.
José Limón (1908 - 1972) di Norton Owen
Limón Institute Archives (è possibile scaricare quattro numeri della rivista Limón Journal)
Limón: A Life Beyond Words (2001)
Limón: A Life Beyond Words, di cui si mostra il trailer, è un documentario di Malachi Roth del 2001. È stato premiato come miglior film per la televisione all’International Festival of Films on Art in Canada, miglior documentario all'Ajijic Festival Internacional de Cine in Messico e miglior documentario sulle arti al Wine Country Film Festival in California.
June Dunbar, José Limón, New York, Routledge, 2002.
Joshua Legg, Introduzione alle tecniche di danza moderna, Roma, Gremese Editore, 2016.
Daniel Lewis, Lesley Farlo, Limón, José, International Encyclopedia of Dance, a cura di Selma Jeanne Cohen, Oxford University Press, New York, Oxford, 1998.
Patricia Seed, José Limón and La Malinche. The Dancer and the Dance, Austin, University of Texas Press, 2008.
José Limón, José Limón. An unfinished memoir, a cura di Lynn Garafola, introduzione di Deborah Jowitt, Middletown, Wesleyan University Press, 2001.
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