Giordano, Umberto
1. Umberto Giordano in una riproduzione fotografica in bianco e nero del ritratto a colori di Gaetano Esposito, Napoli, Conservatorio Di Musica San Pietro a Majella, Museo Storico Musicale
2. Cartolina autografa di Umberto Giordano ritratto in posa in bianco e nero, datata 10 settembre 1948
Umberto Giordano nasce a Foggia il 28 agosto 1867 in una famiglia di farmacisti che lo destina alla carriera nella scherma, disciplina per cui il giovane dimostra sin da giovanissimo un grande talento. Grazie al consiglio di un amico dilettante che impartisce le prime lezioni di pianoforte al giovane Umberto i genitori decidono di modificare i loro progetti per il figlio assecondando anche il suo desiderio di proseguire nello studio della musica. Nel 1881, a quattordici anni, tenta l'ammissione al conservatorio S. Pietro a Majella di Napoli ma viene respinto per le sue carenze nella prova di basso armonizzato. Sei mesi dopo, nel 1882, aiutato dal maestro Paolo Serrao, che era rimasto colpito dalla prima prova del giovane ragazzo, viene ammesso. Nel 1889, quando è ancora studente in conservatorio, decide di partecipare al concorso operistico bandito da Sonzogno a Milano con l'opera Marina su libretto di Enrico Golisciani, lo stesso concorso in cui vince Pietro Mascagni con Cavalleria Rusticana. L'editore Sonzogno, impressionato comunque dalla prova del giovane Giordano lo scrittura per 200 lire per musicare un libretto di Nicola Daspuro, Mala vita, che viene rappresentata al teatro Argentina di Roma il 21 febbraio 1892. Nelle prime recensioni di questo lavoro apparse il 21 e 25 giugno 1892 su Il Piccolo e il 6 luglio su Fortunio emerge l'apprezzamento per il carattere verista dell'opera, in grado di restituire l'atmosfera tipica dei bassi napoletani dell'epoca. Mentre Mala vita viene rappresentata a Vienna ( 27 settembre 1892), a Berlino (13 dicembre 1892), Praga e Napoli, Giordano compone una nuova opera, la Regina Diaz, che ottiene un grave insuccesso e provoca il licenziamento del compositore da parte dell'editore. Alberto Franchetti, patrocinando, invece, la causa del Giordano, riesce a procurargli un'ultima possibilità con il libretto di Luigi Illica, Andrea Chénier. Giordano si trasferisce a Milano per due anni con lo scopo di lavorare al fianco del librettista, occupato con la stesura de La bohéme, e, nel 1896, l'opera viene rappresentata alla Scala. Anche in questa impresa Giordano viene aiutato dall'intervento esterno di Mascagni, che si oppone al giudizio negativo dato dal consulente musicale di Sonzogno, Amintore Galli, che aveva causato la cancellazione momentanea della rappresentazione dal palinsesto scaligero. L'opera ottiene un successo travolgente e viene ripresa negli anni successivi nei teatri d'opera più importanti del mondo, New York 1896, Torino 1896, Mosca, Pietroburgo e Buenos Aires 1897, Londra 1907. Il successo di quest'opera è determinato dalle sue particolari caratteristiche compositive. Superata la struttura a numeri chiusi, le voci alternano elegantemente il recitativo di gusto verista e drammatico al canto melodico. Di Giordano, e questa opera nello specifico, viene particolarmente apprezzata la potenza drammatica, il vigore espressivo e l'energia della scrittura orchestrale. Divenuto compositore di chiara fama, sposata Olga Spatz nel 1896, Giordano si dedica al soggetto Fedora di Victorien Sardou di cui il compositore rimane affascinato grazie all'interpretazione di Sarah Bernhardt. L'opera, su libretto di Arturo Colautti viene rappresentata nel 1898 continuando il successo di Andrea Chénier. L'opera successiva, Siberia ottiene il suo più grande successo a Parigi dove viene giudicata positivamente da Gabriel Fauré che elegge Giordano il più importante compositore italiano di quegli anni. A dimostrazione dell'apprezzamento di questo lavoro da parte dei francesi è sufficiente citare il fatto che un brano di Siberia viene riportato come esempio nell'importante trattato di orchestrazione di Charles Marie Widor. Nel primo ventennio del XX secolo Giordano soffre il radicale mutamento del gusto musicale e dello stile. I suoi ultimi due lavori, La cena delle beffe (1924) e Il re (1929), seppur accettati dal pubblico, rimangono per poco tempo in repertorio. La seconda delle due rappresenta il tentativo di rinnovamento stilistico più importante del compositore, soprattutto da un punto di vista armonico, pur nel rispetto di un melodismo sempre elegante. Altro importante tentativo di Giordano di guardare al rinnovato panorama musicale è l'opera buffa Giove a Pompei (1921), realizzata insieme a Franchetti e con ogni dispendio economico possibile, è caratterizzata da una messa in scena ricchissima e da un libretto esuberante sino all'assurdo. Nell'ultima parte della sua vita Umberto Giordano si dedica alla composizione di liriche per voce e pianoforte, di brani per pianoforte solo, di musiche di scena, pezzi sinfonici e anche musica sacra. Viene nominato accademico d'Italia nel 1929. Muore a Milano il 12 novembre 1948.
- Discografia su Discogs
- Umberto Giordano nell'Archivio Storico online del Teatro Alla Scala di Milano
- Filmografia in IMDb
- Opere, partiture e spartiti in IMSLP Petrucci Music Library
- Pagina web dedicata in BBC
- Amintore Galli, Gustavo Macchi, Giulio Cesare Paribeni, Umberto Giordano nell'arte e nella vita, Milano, Sonzogno, 1915
- Raffaello De Rensis, Umberto Giordano e Ruggiero Leoncavallo, Siena, Ticci, 1949
- Carmine Ruizzo, Umberto Giordano ed il verismo, 2018
- Francesco Mastromatteo, Umberto Giordano tra verismo e cinematografia, Foggia, Bastogi, 2003
- Giovanni Dotoli, Umberto Giordano e la Francia: atti del convegno internazionale, Biblioteca Della Ricerca, Puglia Europea, Fasano di Brindisi, Schena, 1999
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