Ibert, Jacques
1. Frontespizio della partitura autografa del balletto A giddy girl con le musiche di Jacques Ibert e le coreografie di Pierre Conté, Bibliothèque Nationale de France, MS-26076
2. Jacques Ibert in un foto ritratto in bianco e nero di Louis Silvestre, prima metà del XX secolo
3. Jacques Ibert mentre compone al pianoforte in una foto in bianco e nero del 1947 di Lipnitzki, agenzia Roger Viollet
Jacques Ibert nasce a Parigi il 15 agosto 1890. La madre, una eccellente pianista dilettante lo avvia allo studio del pianoforte e del violino nonostante il desiderio paterno che il figlio prosegua le sue attività commerciali. Il giovane Jacques è aiutato nel perseguire il suo obbiettivo di diventare compositore dal cugino, Manuel de Falla. Nel 1911 viene ammesso al conservatorio di Parigi e studia sotto la guida di Emile Pessard, André Gédalge e Paul Vidal. Interrompe gli studi a causa dello scoppio della Grande Guerra per arruolarsi come ufficiale navale. Concluso il conflitto si sposa con Rosette Veber e termina gli studi vincendo nel 1919 il prestigioso Prix de Rome con la cantata Le poète et la fèe. Nel 1921, durante il soggiorno a Roma compone la sua prima opera Persée et Andromède su libretto di Michel Veber. Agli anni '20 risalgono alcune importanti prove sinfoniche tra cui La ballade de la geôle de Reading, tratta da un componimento di Oscar Wilde e diretta da Gabriel Pierné nell'ottobre 1922 e la composizione Escales, realizzata traendo ispirazione dall'esperienza di guerra e diretta da Paul Paray nel gennaio 1924. Grazie a queste composizioni Ibert diviene famoso in Francia e all'estero e ottiene delle commissioni per pianoforte dall'editore Leduc, Histoires e Les rencontres. Nel 1927 realizza un'opera buffa che ottiene un larghissimo successo, Angelique. Nel 1937, grazie anche alla sua attività di direttore d'orchestra e musicale viene nominato direttore dell'Accademia di Francia di Villa Medici a Roma, incarico che manterrà con la sola interruzione della II Guerra Mondiale sino al 1960. Gli anni della guerra sono estremamente difficili per il compositore che assiste alla soppressione della sua musica da parte del governo filonazista di Vichy. Si ritira dunque in un primo periodo ad Antibes, poi in Svizzera e ancora in Alta Savoia. Ha la possibilità di riprendere la propria attività lavorativa solo alla fine della guerra soprattutto quando, nel 1955 viene incaricato dell'amministrazione dell'Opéra di Parigi e dell'Opéra Comique. Obbligato al ritiro professionale dopo alcuni anni per il peggioramento della sua salute muore a Parigi all'età di 71 anni nel 1962. Tra le sue composizioni si annoverano, oltre alle già citate, l'opera L'Aiglon, composta in collaborazione con Arthur Honegger nel 1937, diverse musiche da film come Don Chisciotte di Pabst e Macbeth di Orson Welles, molte composizioni sinfoniche tra cui il Louisville concerto del 1953, il Concerto per violoncello e fiati del 1925, il Concerto per flauto e orchestra del 1932, il Concertino da camera per sassofono e orchestra del 1936 e la Sinfonia concertante per oboe e archi del 1949. Un aspetto caratteristico dello stile compositivo di Ibert è la rinuncia ad iscriversi ad alcuna delle diverse e importanti correnti musicali moderniste della prima metà del '900. Abilissimo nell'impiegare tutte le principali tecniche compositive adatta il suo linguaggio alle necessità di ogni singola opera, passando dallo stile folkloristico de Le roi d'Yvetot a quello conciso e satirico di Persée et Andromède, dall'opera buffa a quella epica di Le chevalier errant.
- Sito web dedicato a Jacques Ibert
- Pagina web dedicata in BBC
- Pagina web dedicata nella sezione direttori dell'Accademia di Francia di Villa Medici
- Discografia su Discogs
- Opere, partiture e spartiti in IMSLP Petrucci Music Library
- Gérard Michel, Jacques Ibert: L’homme et Son Oeuvre, Musiciens de Tous Les Temps, Paris, Seghers, 1968
- Alexandra Laederich, Catalogue de l’oeuvre de Jacques Ibert (1890-1962), Musikwissenschaftliche Publikationen, Hildesheim, Georg Olms, 1994
- Wesley Roberts, Jacques Ibert’s Piano Music, «Clavier» XXIX/9, 1990, pp. 15 - 20
- Leduc, Jacques Ibert, Paris, Leduc, 2018
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