Hvalite Gospoda (Lodate il Signore)
1. I Santi Cirillo (827-869) e Metodio (ca. 815-885), detti gli 'apostoli degli Slavi'.
2. Il Patriaca Demetrio (1920-1930), il primo Patriaca dei Serbi nominato in seguito al ristabilimento del Patriarcato nel 1918.
3. Il monastero patriarcale di Peć nel Kosovo, luogo in cui dal XIII secolo vengono sepolti i Patriarchi Serbi.
Monaci del monastero Visoki Dečani
Risale al IX e al X secolo la diffusione del cristianesimo orientale nelle regioni slavofone dei Balcani (fra cui quelle che fanno parte dell'odierna Serbia) e viene ricondotta all'opera di evangelizzazione portata avanti dai Santi Cirillo (827-869) e Metodio (ca. 815-885) e dai loro discepoli. Ai due santi viene attiribuita inoltre la creazione dell'alfabeto glagolitico, il più antico alfabeto slavo conosciuto, per mezzo del quale tradussero la Bibbia e alcuni passi del Vangelo di Giovanni in paleoslavo (lingua slava ecclesiastica antica). La creazione di una chiesa nazionale Serba autocefala si deve alla figura di San Sava (1174-1235), e risale al 1219, anno in cui il Santo ottenne dall'Imperatore Bizantino la creazione di un arcivescovado della Serbia e delle terre marittime. L'arcivescovo di Serbia fu elevato al rango di Patriarca nel 1346, entrando in rotta con Costantinopoli. Durante il primo secolo di dominazione ottomana ai serbi non fu più concesso nominare i loro Patriarchi fino a quando il Gran Visir di origine serba Pascià Mehmed Sokolović (ca. 1506-1579), ottenne dal Sultano il permesso di rifondare il Patriarcato nel 1557. Il Patriarcato serbo venne però abolito nuovamente dal Sultano nel 1766 su pressione del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, per poi venire definitivamente ristabilito nel 1918, in seguito agli sviluppi della Prima guerra mondiale.
Nonostante i primi manoscritti liturgico-musicali serbi risalgano al XV secolo, altre fonti letterarie precedenti testimoniano l'esistenza, quantomeno a partire dal XIII secolo, di un'innografia in lingua slava che veniva intonata sui modelli melodici degli inni greco-bizantini contemporanei. Tale vicinanza della tradizione musicale serba a quella greca viene confermata anche da un esame comparativo delle rispettive melodie tramandate dai manoscritti musicali medievali. Nel corso del XVIII secolo i serbi, pur continuando a mantenere i legami con la tradizione greco-bizantina, entrarono in contatto con la più recente tradizione del canto liturgico polifonico russo. I primi esempi di musica sacra polifonica scritta da compositori serbi risale alla fine del XIX secolo. Attualmente in Serbia la tradizione del canto monodico, che continua a mantenere i sui legami stilistici con il mondo greco, viene coltivata sopratutto nei monasteri e in alcune chiese minori, mentre nelle cattedrali e nelle chiese maggiori viene preferita la polifonia.
Nell'esempio proposto si può ascoltare una versione in primo modo dell'inno Hvalite Gospoda (Lodate il Signore), cantato dai monaci del monastero Visoki Dečani (odierno Kosovo).
- voce maschile solista
- coro voci maschili (bordone, ison)
Bibliografia
- Alexander Lingas, Musica e liturgia nelle tradizioni ortodosse, in Enciclopedia della musica, IV, a cura di Jean-Jacques Nattiez, Torino, Einaudi, 2004, pp. 68-93.
- Miloš Velimirović, Irene Lozovaya, Gregory Myers, Leonora DeCarlo, Russian and Slavonic church music. In: The New Grove Dictionary of Music and Musicians, a cura di Stanley Sadie, Londra, Macmillan, 20012, ad vocem.
- Nikola Resanovic, Serbian chant. An introduction to musical structure in the Serbian Osmoglasnik (Eight-Tones) and the historical development of Serbian chant, A Publication of the Serbian Orthodox Church in North and South America: Central Church Liturgical Music Committee, 2009.
- Anthony-Emil N. Tachiaos, Cirillo e Metodio. Le radici cristiane della cultura slava, Milano, Jaca Book, 2005.
Risorse web
Licensed under Creative Commons Attribution Noncommercial Share-Alike 3.0
Condividi:
Condividi: