Pandit Ravi Shankar e Ustad Alla Rakha
Ravi Shankar (sitār)
Alla Rakha (Allarakha Qureshi Khansaheb, tablā)
Kamala Chakravarty (Saraswati Kamala Shastri, tambūrā)
Tra gli ambasciatori della musica colta dell'India settentrionale (musica classica indostana) in occidente è doveroso rendere omaggio a due grandi artisti: Pandit Ravi Shankar e Ustad Alla Rakha.
Ravi Shankar (1920-2012) è considerato tra i più grandi virtuosi del sitār (liuto a pizzico con manico lungo tastato). Egli crebbe a Benares in una famiglia brahmina di intellettuali bengalesi. Intraprese lo studio del sitār come discepolo di Ustad Allauddin Khan (1862-1972) e, nel 1944 completò la sua formazione musicale iniziando un’ineguagliabile carriera da solista. Dall'inizio degli anni ‘60 iniziò la propria attività concertistica anche in Europa e negli Stati Uniti. Nel 1966 incontrò George Harrison a Londra il quale, mosso da un profondo interesse per la musica indiana, divenne suo allievo e si recò in India per lo studio del sitār. Nel 1967 Ravi Shankar suonò al Monterey International Pop Festival e nel 1969 al Woodstock Festival, in entrambe le occasioni affiancato da Alla Rakha ai tablā (coppia di percussioni). Ravi ha continuato a suonare in tutto il mondo fino a 92 anni, età della sua morte, considerando se stesso un musicista e un educatore del pubblico occidentale alla musica e alla cultura indiana. Ustad Alla Rakha (Allarakha Qureshi Khansaheb, 1919-2000) nacque in Punjab, crebbe in Jammu-Kashmir in una famiglia musulmana e si avvicinò allo studio dei tablā all’età di 12 anni. Ad Alla Rakha è riconosciuto l’importante merito di aver reso accessibile al grande pubblico occidentale l’ardimentoso e complesso mondo della ritmica indiana, affrancando il “tablā solo” come nuova forma concertistica. Questo “merito” è diventato il tratto distintivo del più virtuoso tablista contemporaneo, il figlio di Alla Rakha Zakir Hussain.
Nel primo video troviamo un estratto dal concerto di Ravi Shankar e Alla Rakha al Monterey International Pop Festival nel 1967. Nel secondo video è possibile ascoltare la traccia dell’intero concerto rimasterizzata nel 1998 in un LP intitolato The Ravi Shankar’s Collection: Live at the Monterey International Pop Festival. Il concerto è costituito di tre parti: 1) una composizione melodica chiamata rāga bhimpalasi (di cui il frammento del primo video, 2) un tablā solo sviluppato su un ciclo ritmico in 12 pulsazioni, ektāl, frequentemente utilizzato nel khyāl (uno tra i generi della musica classica indostana), 3) un dhun, una “melodia” o “aria”, basata su un genere vocale semi-classico devozionale-romantico chiamato thumrī e caratterizzato da fluide ornamentazioni e da una marcata sensualità espressiva. Il dhun è suonato in un ciclo ritmico chiamato dadra in 6 pulsazioni, e nella seconda parte in teentāl, ciclo ritmico in 16 pulsazioni. Il tambūrā o tampūrā, strumento a corde con la funzione di bordone è suonato da Kamala Chakravarty (nata Saraswati Kamala Shastri, 1928-).
Il sitār è un liuto pizzicato a manico lungo tastato con una cassa armonica ricavata dalla sezione di una zucca chiusa da un coperchio in legno a cui si connette il manico.
I tablā sono una coppia di tamburi con diverso diametro appoggiati a terra e chiamati rispettivamente dāyān (o semplicemente tablā) suonato con le dita e il palmo della mano destra e, bāyān suonato con le dita e il palmo della mano sinistra.
Tambūrā o tampūrā è uno strumento a corde libere con funzione di bordone, prossimo per fattura al sitār e costituito da una zucca a cui si connette il manico senza tasti.
Bibliografia
- Farrel, Gerry, 1988, Indian Music and the West, Oxford: Clarendon.
- Sacchini, Annysha, 1987, Il sitār e la musica indiana, Sugarco Edizioni.
- Shankar, Ravi, 2011, Raga Mala: La mia musica, la mia vita, Lit Edizioni.
- The Garland Encyclopedia of World Music: South Asia:The Indian Subcontinent, vol. 5, Routledge, New York, 2000, pp. 466-467, 562, 564-565.
Risorse web
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