Hüseynî küll-i külliyât
1. Raffigurazione di mercante ebreo-ottomano, incisione, ca.1820.
2. Raccolta manoscritta di poesie religiose ebraiche (piyyutim; sing. piyyut). La pagina apre una sezioni di canti in maqâm Dugâh. Ms. CAJS 436, Library at the Herbert D. Katz Center for Advanced Judaic Studies.
3. Ritratto di Tanburi İzak Fresco (1745-1814).
Ensemble Bîrûn 2012: Kudsi Erguner (ney, direttore musicale), Rıdvan Aydinli (voce e ney), Michalis Cholevas (yayli tanbûr), Giovanni De Zorzi (ney), Tristan Driessens (ûd), Mehmet Uğur Ekinci (kanûn),Thomas Reigneron (percussioni), Gülay Hacer Toruk (voice e def), Muhammed Enes Ustun (tanbûr).
Aron Hamon ('Harun Yahudi', m. 1661)
I musicisti ammessi alla corte del Sultano potevano essere sia musulmani, sia non musulmani appartenenti alle minoranze etniche e religiose che risiedevano nei territori dell'Impero: cristiani greci, arabi, armeni, slavi, rumeni, tzigani ed ebrei. La musica classica ottomana è stata quindi arricchita nel corso dei secoli dagli apporti di compositori turchi, arabi, persiani, così come, da quelli di musicisti greci, ebrei e armeni ecc., facendosi quindi espressione di un gusto e di una sensibilità artistica condivisa che ha spesso travalicato i confini di culture e confessioni. La presenza dei musicisti ebrei a corte ebbe notevole influenza sugli sviluppi della musica classica ottomana: oltre ad essere poeti e musicisti, infatti, essi furono insegnanti di musica di nobili musicofili, di cortigiani e perfino di alcuni sultani.
L’insediamento di comunità ebraiche romaniote e ashkenazite in Medio Oriente e nei Balcani meridionali precede cronologicamente la conquista ottomana e la nascita dell’Impero. In seguito all'espulsione degli ebrei sefarditi dalla Spagna e dal Portogallo il sultano Bayezid II (1447–1512) si operò per accogliere e facilitare l’insediamento delle nuove comunità nelle città dall’Asia Minore e nel corso del XVI secolo le diverse comunità dell'impero si amalgamarono e si venne a formare una vera e propria identità culturale ebrea ottomana.
Shelomo Ben Mazaltov sotto il sultanato di Solimano il Magnifico (1494-1566) adattò i canti sinagogali al sistema modale ottomano (maqâm) e nello stesso periodo cominciò ad essere testimoniata la partecipazione degli ebrei alla vita musicale della corte. Grazie all’influenza di diversi generi che si suonavano negli ambienti sufi si sviluppò ad Edirne (Adrianopoli) la tradizione dei maftirîm, ossia l’intonazione musicale nei modi (maqâm) ottomani dei piyyutîm (composizioni poetiche composte per esser cantate, cantilllate o recitate durante le funzioni ebraiche). Izak Fresco Romano (1745-1814), noto anche come 'tanburî Izak', fu probabilmente il musicista ebreo più famoso nella storia della musica classica ottomana. Viene considerato come il fondatore dello stile moderno di liuto tanbûr e fu maestro di musica del sultano Selim III dal quale era tenuto in altissima considerazione.
L'esempio proposto è un brano del compositore ebreo sefardita Aron Hamon chiamato anche 'Harun Yahudi' (m. 1661). Il brano inizia in maqâm Hüseynî e dal punto di vista della forma appartiene ad un genere alquanto particolare. Il termine Küll-i külliyât risulta piuttosto intraducibile e potrebbe essere reso con “tutto di tutto” o anche “compendio di tutti”; esso, più che un genere musicale vero e proprio, rappresenta una sorta di gioco virtuosistico che consiste nell’utilizzare in uno stesso brano diversi maqâm spostandosi da uno all'altro attraverso successive modulazioni. Oltre al fine virtuosistico vi è senza dubbio anche quello didattico: imparare infatti un brano che si sposta continuamente da un maqâm all’altro è un utile sistema per imparare e memorizzare il 'gusto' e gli intervalli tipici dei diversi modi musicali.
Il brano è interpretato dall'Ensemble Bîrûn (gruppo dall'organico variabile legato a un progetto dell'Istituto Interculturale di Studi Musicali Comparati della Fondazione Giorgio Cini di Venezia) sotto la direzione artistica di Kudsi Erguner ed è stato registrato in occasione del primo concerto dell'Ensemble Bîrûn sull'isola di San Giorgio Maggiore (Venezia) tenutosi nell'aprile 2012.
- Voce femminile
- Voci miste
- Ney (flauto)
- Ūd (liuto a manico corto)
- Kanûn (cetra su tavola a corde pizzicate)
- Yayli tanbûr (liuto ad arco)
- Tanbûr (liuto a manico lungo)
- Zarb (tamburo a calice)
- Daire (tamburo a cornice)
Bibliografia
- Giovanni De Zorzi, Musiche di Turchia. Tradizioni e transiti tra Oriente e Occidente. Con un saggio di Kudsi Erguner, Milano, Ricordi, 2010.
- Avigdor Levy (a cura di), Jews of the Ottoman Empire, Princeton, Darwin Press, 1994.
- Ensemble Bîrûn, Compositori alla corte ottomana [CD], Kudsi Erguner (direzione artistica), booklet a cura di Giovanni De Zorzi, Kudsi Erguner e Giovanni Giuriati, Udine, Nota Edizioni, 2013.
- Ensemble Bîrûn, I maftirîm e le opere degli ebrei sefarditi nella musica classica ottomana [CD], Kudsi Erguner (direzione artistica), booklet a cura di Giovanni De Zorzi, Kudsi Erguner e Giovanni Giuriati, Udine, Nota Edizioni, 2016.
- Jakob Barnai, La diaspora sefardita nell'impero ottomano (dal quindicesimo al diciottesimo secolo), «Rmi», 58, vol. 1-2, 1992, pp 203-241.
Risorse web
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