McGregor, Wayne

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Wayne McGregor, foto di Pål Hansen. Fonte: eno.org

Data di nascita
12 marzo 1970
Paese
Epoca
Categoria
Biografia

Wayne McGregor nasce a Stockport, nel Regno Unito, nel 1970. Studia danza presso la Bretton Hall College, nel West Riding of Yorkshire, e prosegue la sua formazione alla José Limón School di New York. Nel 1992 fonda la Wayne McGregor | Random Dance, compagnia residente al Sadler's Wells Theatre di Londra in seguito rinominata Company Wayne McGregor. I titoli creati sono più di trenta, i più importanti dei quali sono: Xeno 1 2 3 (1993), The Millennarium (1997), Aeon (2000), Nemesis (2002), Polar Sequences (2003), AtaXia (2004), Ossein (2006), Entity (2008), Dyad 1909 (2009), FAR (2010), UNDANCE (2011), Azimuth (2013), Atomos (2013), Tree of Codes (2015), Autobiography (2017) e Bach Forms (2018). Singolare è la produzione di spettacoli site specific come Rain Room (The Curve,  2012), Scavenger (Galleria d’arte della Collezione Maramotti di Reggio Emilia, 2013) e +/- Human (Roundhouse di Londra, 2017).
Nel 1996 inaugura la sua collaborazione con il Royal Ballet coreografando Symbiont(s), danzato al Clore Studio Upstairs della Royal Opera House. Nel 2003 debutta sul palcoscenico della Royal Opera House con Qualia, seguito da Engram (2005) e dall’acclamato Chroma (2006). Nel 2006 riceve la nomina di resident choreographer, diventando il primo coreografo di danza contemporanea a ricevere questo titolo dalla compagnia inglese. Crea una vasta produzione che comprende le seguenti opere: Nimbus (2007), Infra (2008), Limen (2009), Live Fire Exercise (2011), Ambar (2012), Carbon Life (2012), Machina (2012), Raven Girl (2013), Tetractys – The Art of Fugue (2014), Woolf Works (2015), Obsidian Tear (2016), Multiverse (2016) e Yugen (2018).
Parallelamente intraprende una carriera internazionale creando produzioni di successo per le più importanti compagnie di danza. Tra queste: Eden | Eden (2005) e Yantra (2010) per il Stuttgart Ballett; Genus (2007), L’Anatomie de la Sensation (2011) e Alea Sands (2015) per l’Opéra di Parigi; Renature per il Nederlands Dans Theater (2008); Dyad 1929 per l’Australian Ballet (2009); Outlier per il New York City Ballet (2010); Bordelands per il San Francisco Ballet (2013); Kairos per il Ballett Zürich (2014); Sunyata per il Bayerisches Staatsballett (2018).
Dal 2015 McGregor individua la sua musa ispiratrice in Alessandra Ferri, per la quale crea Woolf Works (Royal Ballet, 2015), il passo a due Witness con Herman Cornejo (2016) e AfteRite (American Ballet Theatre, 2018).
Artista poliedrico, ha lavorato per il teatro musicale dirigendo sia opere liriche come Dido and Aeneas di Henry Purcell al Teatro alla Scala di Milano (2007) e Acis and Galatea di Georg Friedrich Händel alla Royal Opera House di Londra (2009), sia musical come Aladdin all’Old Vic (2004) e Kirikou et Karaba alla Maison de la danse di Lione (2007). Ha inoltre curato le coreografie dei seguenti video musicali: Lotus Flower dei Radiohead (2011), Ingenue degli Atoms for Peace (2013) e Wide Open dei Chemical Brothers (2016).
Rilevante è anche la sua carriera cinematografica in una triplice veste: movement director per i film Harry Potter and the Goblet of Fire (2015) e The Legend of Tarzan (2016) di David Yates; movement coach per Fantastic Beasts and Where to Find Them (2016) e Fantastic Beasts: The Crimes of Grindelwald (2018) di David Yates e Mary Queen of Scots di Josie Rourke (2018); coreografo per il film d’animazione Sing di Garth Jennings (2016).
Nel 2012 ha diretto il Big Dance Trafalgar Square, evento organizzato in occasione dei giochi olimpici di Londra che ha coinvolto un migliaio di persone. Altre manifestazioni alle quali ha collaborato sono: la New York Fashion Week del 2014 con Ascension, performance creata per la presentazione della collezione primavera/estate di Gareth Pugh; il Brit Awards 2015 con la performance della cantante britannica Paloma Faith e il Brit Awards 2016 per il quale ha curato il numero d’apertura.
McGregor ha intrapreso la carriera accademica come docente di coreografia al Trinity Laban Conservatoire of Music and Dance e ha ricevuto la laurea ad honorem in scienza dalla Plymouth University e in lettere dall’University of Leeds. È inoltre membro del Circle of Cultural Fellows at King’s College London, Vice Presidente della Roundhouse, membro del consiglio di amministrazione di Aerowaves e patrono del The Place e del Lisa Ullman Traver Scholarship.
Nel corso della sua carriera ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti quali due Time Out Awards (2001 e 2002), quattro Critics' Circle Awards (2004, 2006, 2007 e 2009), due South Bank Show Award (2007 e 2009), due Olivier Awards (2007 e 2016), il Ballet Tanz (2009), il Prix Benois de la Danse (2009), il Golden Mask Award (2012), l’Evening Standard 1000 Most Influential Londoners (2012, 2013, 2014 e 2018), il Dance Magazine Award (2014) e il Critics' Circle National Dance Award (2016). Nel 2011 è stato insignito del titolo di CBE (Commander of the Order of the British Empire).

Wayne McGregor è un nome di punta della danza contemporanea. Motivato da un’insaziabile curiosità per le potenzialità creative del movimento, ha sviluppato un proprio stile che, pur prendendo avvio dal linguaggio accademico, oltrepassa le tipologie di movimento e le combinazioni coreografiche di matrice classica per introdurre nuove forme d’espressione che derivano da un diverso uso del corpo sulla scena. La sua sperimentazione intreccia un dialogo collaborativo con altre forme artistiche (musica, arte visiva, cinema) e con le nuove tecnologie. Affascinato inoltre dalle discipline scientifiche, coltiva un forte interesse per i processi cognitivi sottesi all’atto creativo, soprattutto in riferimento allo sviluppo delle neuroscienze. La lunga lista dei suoi collaboratori include compositori (John Tavener, Max Richter, Kaija Saariaho), musicisti (Jlin, Jon Hopkins), artisti (Ravi Deepres, Olafur Eliasson, Mark Wallinger), architetti (John Pawson), fotografi (Robin Friend), performance artists (Olivier de Sagazan).

Bibliografia

Helena Hammond, Wayne McGregor, in Martha Bremser, a c. di, Fifty Contemporary Choreographers, London, Routledge, 1999 (consultabile al seguente link previa registrazione: https://archive.org/details/fiftycontemporar0000brem).

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SMO

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Modificato
09/01/2020

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