Oiseau de feu
Nel 1970, a vent’anni dalla prima versione dell’Oiseau de feu sulla partitura integrale di Igor Stravinskij creata per il Royal Swedish Ballet, Maurice Béjart elaborò quella che sarebbe diventata la versione definitiva per la compagnia dell’Opéra di Parigi. Il debutto avvenne al Palais des Sports con Michael Denard nel ruolo principale. Nella sua rilettura del balletto di Michel Fokine, il coreografo sceglie di impiegare la Suite orchestrale del compositore russo per evidenziare il carattere rivoluzionario e di universalizzare il tema del balletto eliminando ogni intenzione fiabesca didascalica per farne un manifesto politico. L’uccello di fuoco, interpretato da un danzatore anziché da una danzatrice come prevede la versione originale, è la fenice che rinasce dalle proprie ceneri, il simbolo della vita e della forza indistruttibile della Resistenza e della lotta partigiana che si muove in un mondo di oppressione e di oppressi. A guidare la rivisitazione in chiave politica e filosofica è la concezione nietzschiana della danza, filo conduttore di gran parte della sua produzione. Nel primo filmato Michaël Denard, danzatore per il quale Béjart creò il balletto, esegue due assoli dell’Oiseau de feu; nel secondo filmato l’interprete principale è Benjamin Pech, étoile dell’Opéra di Parigi.
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