Brugnoli, Attilio

Data di nascita
7 ottobre 1880
Data di morte
10 luglio 1937
Paese
Stile
Qualifica
Biografia

Attilio Brugnoli nacque a Roma il 7 ottobre 1880 da Luigi Brugnoli e Zelinda Scarpellini. Avviato precocemente agli studi musicali, ottenne una borsa di studio al Conservatorio di Napoli. Studiò pianoforte con Florestano Rossomandi e composizione con Francesco Cilea e Paolo Serrao. Diplomatosi a pieni voti nel 1901, diede subito avvio alla sua carriera concertistica esibendosi sia in Italia (Roma, Napoli, Firenze) che all’estero (Berlino). Alcune fonti, quali il DEUMM, affermano che tenne alcuni concerti anche come membro del Quartetto Waldemar-Meyer. In questo periodo compose Scene Napoletane (1904), il Concerto per pianoforte e orchestra (1905) e la Sonata per violino e pianoforte (1905). Vincere nel 1905 la menzione d’onore per la composizione al Premio Rubinstein di Parigi, alla pari di Béla Bartók, diede una forte spinta alla sua carriera pianistica. Nello stesso anno si esibì a Aix-les-Bains e l’anno successivo a Firenze e Roma. Ottenne la cattedra di pianoforte principale al Conservatorio di Parma, dove cominciò a insegnare dal 1907. Tra i suoi allievi di Parma si ritrovano Renzo Silvestri, Gemma Cappelletto e Mario Zanfi, suo discepolo prediletto.

Nonostante l’impegno didattico, il maestro Brugnoli non smise mai di dedicarsi al concertismo: infatti nel 1907 e nel 1908 collaborò con il violinista Mario Corti per alcuni concerti. Nel 1909 rivendicò un suo articolo pubblicato ad agosto-settembre di due anni prima senza firma sulla rivista mensile «La Nuova Musica»: qui Brugnoli vi espose la sua idea di costruire un’Università Musicale, un progetto che, nonostante poi avesse ottenuto anche il consenso e l’appoggio di Benito Mussolini nel 1935, non riuscì mai a realizzarsi. Durante la Prima guerra mondiale Brugnoli tenne concerti di beneficenza per la Croce Rossa esibendosi a Napoli, alla Società del Quartetto di Milano e Torino. Nel 1920 lasciò Parma e accettò la cattedra al Conservatorio “Cherubini” di Firenze: Marcella Forti, Siegfried Kinsbrunner e Franco Floris furono alcuni dei suoi allievi che ebbe al conservatorio fiorentino.

Durante gli anni ’20 del Novecento pubblicò tre saggi sulla rivista «Il Pianoforte»: Il tocco è qualità innata nel pianista? (1920), Problemi di pedagogia pianistica (1920) e La cerebralità e il paradossale nell’arte di Ferruccio Busoni (1921). Mentre continuarono i suoi concerti all’estero (Riga nel 1923, Egitto e Wiesbaden nel 1924), proprio in questo periodo si dedicò alla stesura della sua opera più importante intitolata Dinamica Pianistica (1926), un voluminoso trattato diviso in 20 capitoli dai contenuti all’epoca molto innovativi. Nel 1928 tenne tre lezioni all’Università per stranieri di Firenze raccolte nell’opera La musica pianistica italiana dalle origini al 1900 (1932). A partire dal 1930 accettò un incarico speciale all’Accademia di S. Cecilia a Roma che gli permise di continuare nel frattempo ad insegnare al Conservatorio di Firenze. Si sposò con una sua allieva di pianoforte, Elvira Silla, con la quale ebbe due figli: Enzo, che morì prematuramente, e Selene. Negli ultimi anni della sua vita tenne diversi concerti a Vienna, Firenze, Trieste e Cagliari. Morì il 10 luglio 1937 a Bolzano, dove fu chiamato in veste di commissario d’esame al conservatorio locale.

La figura di Attilio Brugnoli è stata riconosciuta come pianista, interprete, compositore, revisore, didatta e uomo di cultura. Inseguendo il sogno irrealizzato dell’Università della Musica, Brugnoli ebbe particolare rilievo nel rinnovamento della didattica del pianoforte. Nella sua opera Dinamica pianistica (1926), oltre a discorrere in modo approfondito di storia della musica e organologia dello strumento, illustrò in maniera innovativa l’anatomia del braccio e la sua dissociazione muscolare, presentando degli esercizi tecnici pratici e razionali, utili per lo sviluppo della mano e delle dita. Si ricorda in particolare l’esercizio delle quattro dita, molto apprezzato da Vincenzo Vitale e raccomandato a tutti i suoi allievi. Costruì anche degli strumenti per lo sviluppo e l’allenamento dei muscoli del braccio e delle dita, come l’“Anasinergografo”, l’“Anasinergometro”, il “Miargopoiete” e i suoi più noti “Ditali Prensili”. Revisore del Concerto in do maggiore di Giovanni Paisiello e l’opera omnia di Fryderik Chopin per la casa editrice Ricordi, il pianista Brugnoli fu spesso descritto come esecutore serio, sobrio, umile, elegante, attento, efficace ed equilibrato negli effetti, con una mano forte, agile, leggera e con una forte padronanza tecnica. In quanto compositore, non è stato molto prolifico, ma degne di nota sono le sue Scene Napoletane op. 7 (suite pubblicata nel 1909 formata da 7 movimenti che omaggiano l’ambiente napoletano) insieme con il Concerto per pianoforte e orchestra op.2 pubblicato nel 1934 a Milano.

Bibliografia

Silvana Simonetti, BRUGNOLI, Attilio, in Dizionario Biografico degli Italiani, 1972, vol. 14.

Michele Manzotti, Attilio Brugnoli: il pianoforte e la sua mano, Firenze, Polistampa, 2002.

 

Scritti

Attilio Brugnoli, Dinamica Pianistica. Trattato sull'insegnamento razionale del pianoforte e sulla motilità muscolare ne' suoi aspetti psico-fisiologici, Milano, Ricordi, 1926.

Attilio Brugnoli, La musica pianistica italiana dalle origini al '900, Torino, Paravia, 1977.

Attilio Brugnoli, L'università della musica: storia di una idea, in Attilio Brugnoli: Opera omnia, a cura di Michele Manzotti, Bari, Laterza, ENAP, 2005, pp. 331-340.

 

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ER

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Modificato
09/04/2022

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