Forsythe, William

Immagini (Secondarie)
Didascalie

William Forsythe. Fonte: wikipedia.org

Data di nascita
30 dicembre 1949
Paese
Epoca
Categoria
Biografia

William Forsythe, nato a New York nel 1949, inizia i suoi studi di danza con Nolan Dingman e Christa Long e si perfeziona alla Joffrey Ballet School, nella cui compagnia intraprende la carriera di danzatore. Nel 1973 lascia gli Stati Uniti per unirsi allo Stuttgart Ballet, dove nel 1976 debutta come coreografo con Ulricht, un passo a due su musica di Gustav Mahler che presenta nell’ambito della Noverre Society. L’anno seguente, sotto la direzione artistica di Marcia Haydée, diventa coreografo stabile della compagnia, incarico che ricopre per sette anni, avviando così la sua innovativa attività coreografica dedita alla ricerca e alla sperimentazione.  Parallelamente intraprende una carriera internazionale coreografando lavori per altre compagnie, tra cui quella dell’Opéra di Parigi, dove su invito di Rudolf Nureyev, allora direttore del corpo di ballo, crea France/Dance per i talenti emergenti della compagnia, tra cui Sylvie Guilleme e Manuel Legris. Nel 1984 la sua carriera prende una decisiva svolta assumendo per vent’anni la direzione del Frankfurt Ballet. In questa fase consolida la sua tecnica creativa basata su una profonda collaborazione con i suoi ballerini e produce balletti come Artifact (1984), Impressing the Czar (1988), A L I E / N A(C)TION (1992) e Kammer/Kammer (2000). Nel contempo prosegue la sua collaborazione con altre compagnie, per le quali realizza produzioni di successo come Steptext (1985) per l’Aterballetto e In the Middle, Somewhat Elevated (1987) per l’Opéra di Parigi. Nel 2005, in seguito alla chiusura del Frankfurt Ballet, fonda la Forsythe Company che dirige fino al 2015. Si tratta di un ensemble più indipendente e sperimentale, all’interno del quale ogni danzatore è coinvolto nella creazione dei progetti performativi. I titoli creati in questo periodo sono eseguiti esclusivamente dalla Forsythe Company, mentre le coreografie antecedenti entrano a far parte del repertorio delle maggiori compagnie del mondo. Nel corso degli anni il suo lavoro ottiene numerosi premi, come il New York Dance and Performance Bessie Award, il Laurence Olivier Award e il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia.

La sua ricerca prende avvio dalle poetiche del corpo inaugurate da George Balanchine, dal quale eredita vari principi, come l’esigenza di trasferire nell’organizzazione coreografica l’architettura della composizione musicale e la frammentazione del movimento attraverso l’interpolazione di diversi linguaggi artistici nel vocabolario accademico. La cifra stilistica di Forsythe è la decostruzione del linguaggio accademico. Partendo dal presupposto che non è il lessico a essere datato ma la sua scrittura, ripensa i codici della danse d’école aprendoli a nuove possibilità formali. Questa reinvenzione della danza, che avviene attraverso una sua scomposizione e ricomposizione in nuove linee, presenta molteplici fonti d’ispirazione: le teorie di Rudolf Laban che Forsythe reinterpreta rintracciando l’origine del movimento in ciascuna parte del corpo; il motto “scomporre per ricomporre” del semiologo francese Roland Barthes; la corrente filosofica decostruttivista di Jacques Derrida, da cui deriva la sua continua decostruzione del movimento come sperimentazione di nuove “interpretazioni libere”; l’ideologia dell’architetto decostruttivista Daniel Libeskind. La destrutturazione del suo lavoro deriva, inoltre, da un impiego contrappuntistico di scenografia, luci e musica, come il sipario che cala ripetutamente in Artifact o le brusche interruzioni della Ciaccona dalla Partita n. 2 in Re minore di Bach in Steptext. A partire dagli anni Duemila, con la fondazione della propria compagnia, Forsythe sviluppa un intenso lavoro di ricerca sul corpo del performer, che porta all’elaborazione dei cosiddetti sistemi d’improvvisazione. L’improvvisazione, finalizzata alla creazione di un contrappunto coreografico, ossia la relazione dei corpi nel tempo e nello spazio, deriva da un intenso lavoro di training del corpo-mente.  La creazione del materiale di movimento da parte dei danzatori avviene a partire da un’alfabeto di movimento, ideato da Forsythe.

La multipolarità della sua produzione comprende inoltre i “Choreographic Objects”, installazioni che il coreografo ha presentato in numerosi musei e mostre, come la Whitney Biennial di New York, il Museo del Louvre, il 21_21 Design Sight a Tokyo, la Tate Modern, il MoMA e la Biennale di Venezia. Esse includono, tra gli altri, White Bouncy Castle (1997), City of Abstracts (2000), The Fact of Matter (2009), Nowhere and Everywhere at the Same Time No. 2 (2013) e Black Flags (2014).

Affascinato dalla scienza e dalla tecnologia e motivato da un’inesauribile curiosità intellettuale che lo induce a sviluppare nuove ricerche sulla danza, nel corso degli anni ha realizzato progetti in collaborazione con ricercatori e specialisti dei nuovi media. Il primo è Improvisation Technologies: A Tool per Analytical Dance Eye, un’applicazione per computer sviluppata con Zentrum für Kunst und Medientechnologie Karlsruhe nel 1999. Si tratta di uno strumento didattico ipertestuale per i danzatori della sua compagnia, che presenta i principi della sua danza. Il secondo è Synchronous Objects for One Flat Thing, sviluppato nel 2009 in collaborazione con Ohio State University, che rivela i principi organizzativi della coreografia e dimostra il loro possibile impiego all’interno di altre discipline. Synchronous Objects è il progetto pilota della Forsythe's Motion Bank, una piattaforma di ricerca interdisciplinare per la danza, focalizzata sulla creazione di digital scores in collaborazione con coreografi ospiti, tra i quali Deborah Hay e Jonathan Burrows. Per questa sua predisposizione alla ricerca, Forsythe è regolarmente invitato a tenere conferenze, seminari e corsi presso le università e le istituzioni culturali.

Bibliografia

Senta Driver, William Forsythe, Abington, Routledge, 2000

Marinella Guatterini, Serata Forsythe: Balletto della Scala Ballett Frankfurt, Milano, Edizioni del Teatro alla Scala, 1998

Marinella Guatterini, Forsythe ieri oggi domani, Reggio Emilia, Edizioni del Teatro Romolo Valli di Reggio Emilia, 2005

Letizia Gioia Monda, Choreographic bodiesRoma, Dino Audino, 2016

Astrid Sommer, William Forsythe. Improvisation technologies. A tool for analytical dance eye, ZKM, Karlsruhe 2003

Steven Spier, William Forsythe and the Practice of Choreography: It Starts From Any Point, Routledge, 2011 

Elisa Guzzo Vaccarino, La danza d’arte, Roma, Dino Audino, 2015, pp. 95-127

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
SMO

Licenza

Licenza

Licensed under Creative Commons Attribution Noncommercial Share-Alike 3.0
 

Modificato
05/01/2019

Condividi:

 

Condividi: