Stampiglia, Silvio
Silvio Stampiglia nacque a Civita Lavinia (oggi Lanuvio) il 14 marzo 1664. Librettista, poeta e intellettuale, nel 1690 fu tra i fondatori a Roma dell’Accademia dell’Arcadia (della quale fu membro con il nome di Palemone Licurio). I suoi primi libretti furono serenate e oratori, come S. Stefano, primo re d’Ungheria e La gioia nel seno d’Abramo posti in musica da Lanciani rispettivamente nel 1687 e nel 1690. Nel 1694 scrisse il libretto del suo primo dramma, Xerse, posto in musica da Giovanni Bononcini, una rielaborazione dell’omonima opera di Nicolò Minato. Successivamente, tra il 1696 e il 1704 fu attivo al servizio del viceré di Napoli, dove scrisse i primi cinque libretti d’opera originali, tutti rappresentati al Teatro S. Bartolomeo. Tra questi, ebbe molto successo l’opera Il trionfo di Camilla regina de’ Volsci, eseguita per la prima volta nel 1696 con musica di Bononcini, e la Partenope, rappresentata nel 1699 con musica di Luigi Mancia e successivamente ripresa in vari teatri di tutta Italia per oltre 40 volte.
Lasciata Napoli a causa della Guerra di Successione Spagnola, nel 1704 Stampiglia fu attivo per un breve periodo presso la corte del granduca Ferdinando de’ Medici a Firenze, per poi tornare nel 1705 a Roma al servizio del cardinale e mecenate Pietro Ottoboni. Per quest’ultimo scrisse il Componimento poetico da cantarsi nel Palazzo Apostolico la Notte del SS. Natale e altre cantate drammatiche.
Alla fine del 1706, in parte grazie all’interesse di Bononcini, fu nominato poeta cesareo presso la corte imperiale di Giuseppe I d’Asburgo. Durante i suoi quattro anni e mezzo al servizio dell’imperatore, Stampiglia godette di un ottimo trattamento economico e scrisse i libretti di quattro opere, otto serenate e un oratorio, oltre a rivedere alcuni sui testi già precedentemente rappresentati. Dopo la morte di Giuseppe I nel 1711, il poeta rimase a Vienna fino al 1714, per poi tornare a Roma dove mantenne il titolo di «poeta imperiale». Nel 1722 lasciò nuovamente la città papale per trasferirsi a Napoli, dove rimase fino alla morte avvenuta il 27 gennaio 1725. Dei suoi ultimi libretti, datata 1723, è pervenuto unicamente quello della serenata Imeneo, testo che è stato posto in musica, tra gli altri, anche Georg Friedrich Händel a Londra.
Con la produzione poetica per il teatro musicale, Stampiglia partecipò a quel cambiamento culturale che ha interessato l’opera italiana tra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento. Soprattutto nella sua fase finale della carriera, i suoi libretti si allineano perfettamente con la tendenza dei suoi contemporanei (come Domenico Lalli, Pietro Pariati, Antonio Salvi e, in particolare, Apostolo Zeno), volta a rinnovare la poesia per musica per renderla più semplice e razionale, nonché purificata dalla eccessiva solennità e ridondanza della lirica del Seicento.
Libretti
Opere
Interpretazioni e altri documenti
Opere danza
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