Celibidache, Sergiu
Sergiu Celibidache nacque l’11 luglio 1912 a Roman, nel distretto di Neamt nella regione della Moldavia, nella Romania nord-orientale, da Demostene, prefetto della città, e Maria Brăteanuuna, insegnante di chimica e pianista dilettante. I suoi primi approcci musicali si svolsero appunto alla tastiera del pianoforte, alla cui pratica si accostò dall’età di quattro anni. Ottenuta la licenza liceale, conseguì le lauree in filosofia e matematica presso l’Università di Bucarest, continuando a coltivare gli studi musicali e lavorando come pianista accompagnatore di corsi di danza. Scontratosi con l’opposizione del padre, che l’avrebbe voluto destinare alla carriera diplomatica, all’età di ventitré anni lasciò la famiglia e si trasferì a Parigi nella speranza di perfezionare la propria formazione musicale. Dalla capitale francese entrò in contatto con Heinz Tiessen (1887-1971), compositore e docente presso la Musikhochule di Berlino, che lo invitò a studiare con lui; nel 1936 Celibidache raggiunse dunque l’insegnante a Berlino, dove frequentò la Musikhochule e la Fredrich-Wilhelm Universitat, studiando filosofia con Eduard Spranger e Nicolai Hartmann e musicologia con Arnold Schering e George Schuenemann. Dal 1939 si dedicò alla pratica della disciplina Zen sotto la guida di Martin Steinke (1886-1966; dal 1933 assunse il nome buddhista Tao Chün).
Nel 1941 Celibidache svolse le prime esperienze professionali come direttore d’orchestra. Nel 1945 vinse la selezione per la direzione stabile della neonata Radio in American Sector Orchestra di Berlino, che mantenne fino all’anno successivo, e il 29 agosto debuttò sul podio dei Berliner Philharmoniker, di cui fu di lì a poco nominato direttore titolare e con i quali stabilì un’intensa collaborazione, fattasi più sporadica nel 1952 in seguito al ritorno del precedente direttore, Wilhelm Furtwängler, a capo della compagine. Sul finire del 1954, dopo la morte di Furtwängler e la successione di Herbert von Karajan, Celibidache lasciò Berlino. Nel 1956 contribui alla formazione dell’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, di cui fu il primo direttore. Nel 1962 fu nominato direttore stabile della Stockholm Radio Symphony Orchestra, che ricostituì completamente, e a capo della quale rimase fino al 1971; dal 1972 al 1977 ricoprì lo stesso ruolo alla testa della Südfunk-Sinfonieorchester, divenuta Radio-Sinfonieorchester Stuttgart des SWR dal 1975; dal 1973 al 1975 fu direttore principale dell’Orchestre National de France. Nel 1979 divenne direttore musicale generale dei Münchener Philharmoniker, con cui instaurò un legame profondo e con cui collaborò regolarmente per il resto della sua vita.
Nel maggio 1965 Celibidache sposò la pittrice Ioana Procopie Dhnitrescu, da cui il 19 giugno 1968 ebbe l’unico figlio Serge Ioan, che modificò il cognome nella forma ‘Celebidachi’.
Si dedicò costantemente all’insegnamento e alla pedagogia. Fu titolare dei corsi di direzione presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena dal 1960 al 1962 e nel 1972, docente nei corsi di fenomenologia musicale tenuti presso l’Università di Magonza dal 1978 al 1992, e tra il 1987 e il 1988 preparò e diresse l’orchestra giovanile dello Schleswig-Holstein.
Nel corso della sua carriera, Celibidache tenne a battesimo numerose prime esecuzioni di autori contemporanei. Tra questi, Luigi Dallapiccola (1904-1975; Tartiniana, 1957), Hans Werner Henze (1926-2012; Undine, 1959), Günther Bialas (1907-1995; Lamento di Orlando, 1986), Harald Genzmer (1909-2007; Sinfonia n. 3, 1986), Peter Michael Hamel (1947; Sinfonia in tre parti, 1988). Inoltre, si dedicò in prima persona alla composizione: il suo catalogo, rimasto per la maggior parte inedito, annovera concerti, messe, un requiem, almeno quattro sinfonie. Lo studio della sua produzione costituisce il principale oggetto delle attività della Fondazione «Sergiu Celibidache», fondata a Monaco di Baviera il 23 dicembre 1999.
Morì nella sua casa di La Neuville-sur-Essonne, nella regione francese del Centro-Valle della Loira, il 14 agosto 1996.
Al centro dell’approccio di Sergiu Celibidache è l’idea di fenomenologia musicale: una concezione, mutuata in parte dalla filosofia Zen, che vede nell’esecuzione un procedimento di oggettivazione del materiale musicale, “liberato” e posto in atto in un processo di evoluzione sviluppato a partire dal suono – il semplice evento sonoro, meramente fisico – per arrivare all’essenza del fenomeno musicale stesso. La musica, secondo Celibidache, non «è» qualcosa, ma avviene; da cui il rifiuto dell’idea di interpretazione, in quanto manipolazione arbitraria del fatto musicale, e la scarsa simpatia per l’incisione discografica, secondo la visione del direttore incompatibile con la sua natura “in divenire”. Le letture poste in atto secondo tale concezione appaiono caratterizzate da una cura estrema per la resa delle strutture – colte come costruzione, progressivo sviluppo del fatto musicale –, l’accuratezza della concertazione, la coesione strettissima tra i suoi diversi parametri (il suono e l’uso del colore, le dinamiche, la gestualità, l’accentuazione), e dall’adozione di tempi per lo più dilatati, ma percorsi da una tensione interna continua e vitale.
Sito della Fondazione «Sergiu Celibidache» di Bucarest
http://www.fundatia-celibidache.com
Pagina dell’Associazione «Sergiu Celibidache» di Roma
http://www.celibidache.it
Pagina dedicata a Sergiu Celibidache sul sito della casa discografica Warner Classics
http://www.warnerclassics.com/sergiu-celibidache
Umberto Padroni, Sergiu Celibidache. La fenomenologia per l'uomo, Varese, Zecchini, 2009
Celibidache e Bologna, a cura di Luigi Girati e Luigi Verdi, Bologna, Forni, 2004
Serge Ioan Celebidachi, Celibidache, traduzione di Tania Calingaert, Chicago, Academy Chicago Publishers, 2002
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