Callas, Maria

Immagini (Secondarie)
Didascalie
  1. Maria Callas, fotografia di Jerry Tiffany, New York, 1958. Archivio Ilario Tamassia, San Prospero (Modena).
  2. Maria Callas nella sua casa milanese, fotografia di Franco Gremignani per l’articolo I vestiti della Callas, «Grazia», 1° giugno 1958.
Data di nascita
2 dicembre 1923
Data di morte
16 settembre 1977
Categoria
Qualifica
Biografia

Sophie Cecilia Anna Maria Kalogeropoulos nacque a Manhattan, presso New York, il 2 dicembre 1923 dai greci Georgios, farmacista che nel 1926 avrebbe intrapreso la professione di commesso viaggiatore, ed Evangelia Dimitriadou. La coppia si era unita in matrimonio nel 1916, stabilendosi poi a Meligala, nel Peloponneso. Qui aveva avuto i primi due figli: Jakinthy, nata nel 1917, e Vassilios, nato nel 1919 e morto di meningite a tre anni. Nel 1923 la famiglia si era trasferita negli Stati Uniti in cerca di fortuna. Durante l’infanzia Maria e la sorella si avvicinarono alla musica sotto la guida della madre, che nella prima gioventù aveva coltivato ambizioni di una carriera operistica; ora, resasi conto del talento della figlia minore, la spinse a coltivarlo. Nel 1923 Evangelia, lasciato il marito, fece ritorno in Grecia con le figlie, stabilendosi ad Atene. Qui Maria frequentò il Conservatorio nazionale dal 1937, dove studiò nelle classi di Maria Trivella per il canto e la lingua francese e di Hevi Pana per il pianoforte. Fin dalla fase iniziale della formazione diede prova di un talento precoce e di viva determinazione nello studio, che le permisero di esordire presto nella carriera professionale. Il 2 aprile 1939 debuttò in scena in Cavalleria rusticana di Mascagni al teatro «Olýmpia» di Atene. Dietro consiglio del basso Nicola Moscona (1907-1975), prese lezioni private dal soprano spagnolo Elvira de Hidalgo (1892-1980), insegnante presso l’altro istituto musicale della capitale, il Conservatorio di Atene. Nel 1939 Maria passò ufficialmente nella sua classe. Sotto la guida della nuova insegnante sviluppò la tecnica vocale, studiò un repertorio ampio e vario, che spaziava dal Settecento alla produzione coeva, e imparò a prestare particolare cura alla recitazione. Nel 1940 ottenne un contratto annuale da corista presso il locale Teatro nazionale dell’Opera, dove ottenne i primi ingaggi in sostituzione di altre cantanti; contemporaneamente, intraprese un’intensa attività concertistica. Dal 1941, dopo l’occupazione della Grecia da parte delle truppe italiane e tedesche, grazie alla reputazione internazionale della Hidalgo e al proprio crescente successo personale si esibì frequentemente nelle manifestazioni organizzate dagli esponenti del regime nazista ora al potere. Dopo la liberazione da parte delle truppe alleate, nel 1944, lavorò come interprete presso il quartier generale britannico, prendendo occasionalmente parte ai concerti ora tenuti per i nuovi arrivati. Negli ultimi mesi 1945, dietro invito del padre, tornò a New York, animata dalla speranza di ottenere nuovi ingaggi negli Stati Uniti. In realtà, l’esperienza si rivelò per lo più fallimentare, fino a quando la cantante non superò l’audizione per sostenere la parte della protagonista in La Gioconda di Ponchielli nella stagione estiva 1947 dell’Arena di Verona.
Nel giugno del 1947 Maria giunse dunque in Italia. A Verona conobbe l’industriale Giovanni Battista Meneghini (1895-1981), con cui strinse una duratura relazione sentimentale e che ne sarebbe diventato l’agente, e il direttore d’orchestra Tullio Serafin, nel quale avrebbe trovato un collaboratore d’elezione e un nuovo maestro: sotto la sua guida avrebbe svolto uno studio capillare dell’interpretazione operistica. In seguito al buon esito del debutto veronese (2 agosto 1947), assunto in via definitiva il nome di Maria Callas, intraprese una carriera di crescente successo, sempre più proiettata su una dimensione internazionale e sviluppata nel segno di un progressivo approfondimento dell’interpretazione musicale. Il 21 aprile 1949 sposò Meneghini, assumendo la cittadinanza italiana. Il viaggio di nozze a Buenos Aires coincise con la prima di una lunga serie di fortunate tournées in Centro e Sud America. Nel 1951 fu Elena in I Vespri siciliani di Verdi, un’opera allora di rara esecuzione, sotto la direzione di Erich Kleiber presso il Teatro Comunale di Firenze: iniziò in quell’occasione una lunga carrellata di riscoperte di titoli e autori – tra cui Gluck, Rossini, Bellini, Donizetti, Cherubini, Spontini – poco frequentati. Nello stesso anno fu messa a contratto dalla casa discografica Fonit Cetra per l’incisione di una serie di opere complete, un’operazione che contribuì alla fortuna internazionale tanto della Callas quanto dell’industria discografica, e cui avrebbe fatto seguito il passaggio all’etichetta americana Columbia Records nel 1953. Ancora nel 1951 esordì al Teatro «alla Scala» di Milano per l’apertura di stagione – per la prima volta spostata dalla data del 26 dicembre a quella, divenuta poi tradizionale, del’8 dicembre – interpretando nuovamente I Vespri siciliani, in questo caso sotto la direzione di Victor De Sabata. Avrebbe cantato all’inaugurazione della stagione scaligera per i successivi cinque anni, fino al 1960. Negli anni successivi, la ricerca di un’interpretazione sempre più aderente ai personaggi portati in scena, di una stretta corrispondenza tra esecuzione musicale, scavo psicologico, resa attoriale spinsero la Callas a elaborare le proprie interpretazioni lavorando a stretto contatto con collaboratori animati dalla medesima urgenza espressiva: direttori come Serafin, De Sabata, Herbert von Karajan, Leonard Bernstein, Carlo Maria Giulini, Georges Prêtre, cantanti quali Giulietta Simionato, Christa Ludwig, Giuseppe Di Stefano, Franco Corelli, Mario Del Monaco, Tito Gobbi, il regista Luchino Visconti (1906-1976). Ancora, sotto la spinta del desiderio di conseguire una presenza scenica di maggior impatto, nello stesso periodo si sottopose a un drastica cura dimagrante; che se, da un lato, le permise di imporsi tanto sulla scena come nell’immaginario pubblico, accelerò dall’altro il progressivo logoramento dei mezzi vocali. Fin dal finire degli anni Cinquanta il soprano vide diminuire, e in breve cessare del tutto, le scritture da parte dei teatri italiani – che rappresentavano un panorama animato da un’esasperata esigenza e uno spirito di competizione spinto all’estremo. Proseguì allora la propria attività all’estero e in sala d’incisione, fino a quando, lungo il decennio successivo, non si vide costretta a imporre un rallentamento sempre maggiore alla propria carriera.
Il declino dei mezzi vocali determinò quello della popolarità della cantante e indusse l’insorgere di una crisi personale e una profonda frattura nei rapporti col marito, che in qualità di suo agente avrebbe voluto continuare a sfruttarne le potenzialità quanto più possibile. Nell’estate del 1959 la Callas lasciò Meneghini dopo aver stretto una nuova, tormentata relazione sentimentale con l’armatore greco Aristotele Onassis (1906-1975) – dalla quale sarebbe nato l’unico figlio della cantante, Omero, morto subito dopo il parto, il 30 marzo 1960 – che si sarebbe conclusa nel 1968.
Gli anni che seguirono furono segnati da tentativi di riaffermazione, spesso frustrati. Al 1969 risale l’unica esperienza da attrice cinematografica della Callas, che interpretò la protagonista del film Medea di Pier Paolo Pasolini (1922-1975). La pellicola uscì nel 1970: nell’immediato, ricevette però un’accoglienza, nel complesso, piuttosto fredda. Tra il 1971 e il 1972 la cantante si dedicò all’insegnamento nel corso di alcune masterclass tenute negli Stati Uniti, presso il Curtis Institute of Music di Filadelfia e la Juilliard School di Chicago. Nel 1973 insieme a Giuseppe di Stefano curò la regia di I Vespri siciliani per l’inaugurazione del Teatro Regio di Torino, ricostruito in seguito ai bombardamenti della guerra, ricavandone una stroncatura. Ancora insieme a Di Stefano, tra lo stesso anno e quello successivo intraprese una tournée internazionale salutata dalla calorosa accoglienza del pubblico nonostante le condizioni vocali sempre più precarie di entrambi. Negli anni seguenti, isolatasi nella sua casa di Parigi, cadde vittima della depressione. Morì il 16 settembre 1977.
Maria Callas fu dotata di una voce di grande estensione, ampio volume ed estrema versatilità, tale da permetterle di muoversi tra l’ambito del soprano d’agilità e quello contraltile, caratterizzata tuttavia da una scarsa omogeneità tra i registri. Interprete intelligente e sensibile, in possesso di una tecnica rifinitissima, la cantante greca seppe sfruttare le caratteristiche proprie di quella voce – incluse le sue disuguaglianze – in senso espressivo, prestandole al fine realismo della resa psicologica, dell’umanissima caratterizzazione drammatica dei personaggi portati in scena.

Bibliografia

Marco Beghelli, voce Callas, Maria in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, versione digitale.

Maria Callas 1977-2007, atti del convegno di studi, Università di Roma Tre, 3-5 dicembre 2007, a cura di Jacopo Pellegrini e Luca Aversano, Lucca, LIM, 2011

Marco Beghelli, Raffaele Talmelli, Ermafrodite armoniche. Il contralto nell’Ottocento, Varese, Zecchini, 2011

Scritti

Renzo Allegri, Roberto Allegri, Callas by Callas. Gli scritti segreti dell’artista più grande, Milano, Mondadori, 1997

Libretti

Opere

Interpretazioni e altri documenti

Opere danza

Autore scheda
LRC

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Modificato
05/01/2019

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