Broschi, Carlo (Farinelli)
Carlo Maria Broschi, noto come Farinelli (o Farinello), nacque ad Andria il 24 gennaio 1705. Fu introdotto allo studio della musica dal padre e successivamente dal fratello maggiore, Riccardo. Nel 1711 la famiglia di trasferì a Napoli; qui poté studiare canto con Nicola (Niccolò) Porpora, professore al Conservatorio di S. Onofrio e affermato operista, mentre il fratello Riccardo studiò composizione al Conservatorio S. Maria di Loreto. Dopo la morte del padre, nel 1717, il dodicenne Carlo fu sottoposto alla castrazione. Dotato di un talento musicale notevole e di una tessitura vocale molto estesa, in questo periodo fu protetto dalla facoltosa famiglia Farina, da cui prese probabilmente lo pseudonimo di "Farinelli" (alcuni studiosi propongono altre ipotesi per il soprannome).
Farinelli debuttò a Napoli il 1720 interpretando, insieme a Marianna Benti Bulgarelli detta "la Romanina" e altri cantanti, la serenata Angelica e Medoro di Porpora su testo di Pietro Metastasio. Il librettista, al suo esordio, e il cantante strinsero una fortissima amicizia, come dimostrato da una ricca corrispondenza in cui si definivano reciprocamente «gemelli». Grazie al successo ottenuto dalle esibizioni a Napoli, la fama di Farinelli crebbe rapidamente. Al Teatro Alibert di Roma, nel 1722, avvenne il suo esordio operistico, con il Sofonisba di Luca Predieri e il Flavio Anicio Olibrio di Porpora su libretto di Apostolo Zeno. Fu probabilmente quest'ultimo melodramma, dove interpretò la parte di Placidia, a decretare il vero trionfo di Farinelli. A partire dal 1722 iniziò quindi una serie di rappresentazioni nei principali teatri italiani ed europei, riscuotendo grandissimi successi. Tra le esecuzioni più apprezzate, vanno menzionate quelle della Didone abbandonata di Tomaso Albinoni, su libretto del Metastasio, al Teatro S. Cassiano di Venezia nel 1725; dei Fratelli riconosciuti di Giovanni Clari al Nuovo Teatro Ducale di Parma nel 1726; della Fedeltà coronata, ossial'Antigone di Giuseppe Maria Orlandini al Teatro Malvezzi di Bologna nel 1727; dell'Edippo a Colono di Pietro Torri al teatro di corte di Monaco nel 1729; dell'Idaspe del fratello Riccardo e dell'Artaserse di Johann Adolf Hasse al Teatro S. Giovanni Grisostomo di Venezia nel 1730; della Merope del fratello Riccardo al Teatro Regio di Torino nel 1732. Grandi successi li riscosse anche con i concerti tenuti alla corte di Vienna tra il 1728 e il 1731.
Nel 1734 fu alla volta di Londra. Nella capitale inglese si esibì presso l'Opera della Nobiltà al Lincoln's Inn Fields, diretto da Porpora. I successi ottenuti a partire dall'interpretazione dell'Artaserse di Hasse (con varie arie composte dal fratello Riccardo) furono tali da imporsi in breve tempo sull'altro celebre castrato italiano presente a Londra, Francesco Bernardi detto "il Senesino".
Nel 1736, dopo un soggiorno a Versailles dove si esibì con grandissimo successo alla presenza del re Luigi XV, si trasferì a Madrid dove fu accolto con grande favore da Filippo V (anche se non furono poche le difficoltà e le trattative in quanto il teatro inglese con cui si era impegnato non voleva liberarlo). Con i successori dei regnanti spagnoli, Ferdinando VI e Barbara di Braganza, gli furono affidate la direzione della cappella musicale reale e dei teatri reali del Buen Retiro, di Aranjuez e de los Caños del Peral. Farinelli fece tradurre i libretti in spagnolo e chiamò a Madrid i migliori cantanti e strumentisti italiani, grazie ai quali decretò il definitivo trionfo del melodramma italiano in Spagna. Nominato Cavaliere di Calatrava, adulato e ricercato da nobili e diplomatici, Farinelli fu allontanato nel 1759 da Carlo III probabilmente per la troppa influenza che il cantante aveva raggiunto anche sulla sfera politica.
Nell'autunno 1759 tornò in Italia. Dopo un soggiorno a Parma si recò a Napoli, per poi stabilirsi a Bologna dal 1761. Si ritirò in una villa fuori le mura, dove morì il 15 luglio 1782.
Esaltato da sovrani, nobili, letterati e musicisti, Farinelli fu il più importante cantante evirato dell'Europa del Settecento. La sua piena padronanza delle tecniche vocali, l'estensione di tre ottave e il timbro, oltre alla sua personalità e alla sua cultura (conosceva benissimo francese, inglese, tedesco e spagnolo), decretarono un successo come mai era avvenuto (e mai si ripeterà) nella storia dell'opera italiana.
- Mario Armellini, [Carlo Broschi detto il Farinelli], in Corrado Giaquinto: ‘Ritratto di Carlo Broschi detto Farinelli’, Bologna, Musei Civici d’Arte Antica, 1998, pp. 21-31
- Sandro Cappelletto, La voce perduta. Vita di Farinelli evirato cantore, Torino, EDT, 1995
- Angelo la Bella, I castrati di Dio. Storia degli evirati cantori: dal Sinesino al Farinelli, dal Caffarelli al Velluti, Valentano, Scipioni, 1995
- Mario Valente, Il canto di Farinelli e di Metastasio a Vienna, in Il Farinelli e gli evirati cantori. Atti del Convegno Internazionale di Studi in occasione delle manifestazioni per il 300° anniversario della nascita di Carlo Broschi detto il Farinelli (Andria 1705-Bologna 1782) (Bologna - Biblioteca Universitaria, 5-6 aprile 2005), a cura di Luigi Verdi, Lucca, LIM, 2007, pp. 125-156
- Ada Zapperi, Broschi, Carlo Maria Michele Angelo, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. 14, 1972
- Carlo Broschi Farinelli, La solitudine amica. Lettere al conte Sicinio Pepoli, a cura di Carlo Vitali, prefazione e collaborazione di Francesca Boris, con una nota di Roberto Pagano, Palermo, Sellerio, 2000
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