Busenello, Giovanni Francesco
Giovanni Francesco Busenello nacque a Venezia il 24 settembre 1598 da una famiglia ricca e influente. Frequentò poco prima del 1620 l’Università di Padova, dove intraprese gli studi di legge probabilmente con Paolo Sarpi e Cesare Cremonini. Nel 1620, tornato a Venezia, fu nominato decano della Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia di Valverde; nello stesso anno sposò Barbara Bianchi, da cui ebbe cinque figli. A partire dal 1623 diede avvio alla carriera di avvocato, professione che svolse con grande successo. Si dedicò al contempo allo studio delle lettere e fu ammesso a varie accademie letterarie: i Delfici, gli Umoristi, gli Imperfetti e l'Accademia degli Incogniti, della quale fecero parte i più importanti intellettuali che dominavano l’attività letteraria veneziana e, in qualche misura, l'opera pubblica nei suoi primi anni. Sostenitore di Giovan Battista Marino, Busenello ha lasciato una vastissima quantità di opere letterarie, che comprende idilli pastorali, poesie civili, encomiastiche, morali, rime in dialetto veneziano, libretti per melodrammi e romanzi. Morì a Legnaro il 27 ottobre 1659.
L’importanza di Busenello per la storia della musica deriva principalmente dai cinque libretti che scrisse a Venezia tra il 1640 e il 1655: Gli amori di Apollo e Dafne (1640), la Didone (1641), La prosperità infelice di Giulio Cesare dittatore (1646) e la Statira (1655), posti in musica da Francesco Cavalli, e L'incoronazione di Poppea (1642), musicata da Claudio Monteverdi. Essendo uno dei primi librettisti attivi a Venezia, con le sue opere Busenello ha svolto un ruolo significativo nel consolidamento delle convenzioni letterarie che segnarono l’opera pubblica veneziana. I suoi drammi esemplificano infatti le principali modalità con cui la prima generazione di librettisti veneziani ha codificato il mito classico e la storia nei libretti per musica. Nelle sue opere Busenello è influenzato da molteplici testi della letteratura classica (Virgilio, Plutarco, Tacito e Ovidio), che ripercorre con un linguaggio ricco di espressione erotica, in linea con la tradizione marinista e con le convenzioni letterarie e le aspirazioni politiche dell'Accademia degli Incogniti.
- Martino Capucci, Busenello, Giovanni Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, vol. 15, 1972
- Donato Fasolini, Un filosofo in musica: Seneca nel libretto di Gian Francesco Busenello L’Incoronazione di Poppea, in Studi su Seneca e Properzio. Offerti a Roberto Gazich da allievi e collaboratori, Milano, Vita e Pensiero, 2012, pp. 29-51
- Anna Langiano, Dal romanzo alla scena: G. F. Busenello e l’Accademia degli Incogniti, in La letteratura degli italiani 4. I letterati e la scena, Atti del XVI Congresso Nazionale Adi, Sassari-Alghero, 19-22 settembre 2012, a c. di Guido Baldassarri et al., Roma, Adi editore, 2014
- Arthur Livingston, La vita veneziana nelle opere di Gian Francesco Busenello, Venezia, Callegari, 1913
- Maria Panetta, Tra lirica e melodramma: per un’edizione delle Rime di Gian Francesco Busenello in rapporto alla sua produzione teatrale
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