Hay, Deborah
Deborah Hay, foto di Ralf Hiemisch. Fonte: deborahhay.com
Deborah Hay nasce a Brooklyn, New York, nel 1941. Inizia a studiare danza, tip tap e musical con la madre, Shirley Redfield, e con Bill Frank, ballerino della compagnia di Alwin Nikolais, all'Henry Street Playhouse. Negli anni Sessanta, trasferitasi a Manhattan, si perfeziona con Merce Cunningham, Mia Slavenska e seguendo i corsi di composizione coreografica di Robert Dunn. Avvia la propria carriera danzando nelle compagnie di José Limón, di James Waring e prendendo anche parte alla tournée della Cunningham Dance Company in Europa e in Asia nel 1964. Contemporaneamente Deborah Hay entra al Judson Dance Theater, sede di uno dei movimenti artistici più radicali del XX secolo all’origine della post-modern dance dove insieme ai colleghi Yvonne Rainer e Steve Paxton intraprende un percorso di ricerca che rivoluziona il concetto di performance ed è antitetico ai codici estetici della danza classica e della modern dance. Le sue prime creazioni, quali All Day Dance for Two (1964), No. 3 e Solo (entrambi del 1966), 26 Variations on 8 Activities for 13 People and Beginning and Ending (1969) e 20-Minute Piece (1970), riflettono l’ampio spettro del suo lavoro: l’introduzione nella performance di un tempo reale, determinato da movimenti quotidiani, ripetizioni e manipolazioni di oggetti; l’impiego di danzatori non professionisti; la neutralità del performer in antitesi all’enfasi posta sull’espressività psicologica dalla modern dance; la creazione di strutture coreografiche arbitrarie; il coinvolgimento di ampi gruppi di performer, in linea con il senso comunitario della controcultura americana.
Nel 1970 si trasferisce in una comunità nel nord del Vermont. Si allontana dalle scene per produrre Ten Circle Dances, dieci performance nelle quali rimuove la distinzione tra performer e spettatore. In ognuna di esse combina i passi delle danze popolari con le tecniche del Tai Chi Chuan, un’arte marziale nata circa mille anni fa tra i monaci taoisti e oggi praticata come forma di meditazione. Il processo creativo che definisce questi lavori è documentato nella sua prima pubblicazione Moving Through the Universe in Bare Feet: Ten Circle Dances for Everybody (1975) che inaugura la sua attività di cronaca coreografica documentando il processo creativo adottato nelle sue creazioni.
Nel 1976 Deborah Hay si trasferisce ad Austin, in Texas, focalizzando la sua attenzione su una serie di pratiche chiamate playing awake che coinvolgono l’interprete a diversi livelli di coscienza simultaneamente. Anche il suo secondo libro, Lamb at the Altar: The Story of a Dance (1994), riporta l’originale processo creativo che caratterizza questi lavori.
Dal 1980 conduce una serie di workshops che culminano in grandi spettacoli di gruppo dai quali trae ispirazione per il materiale coreografico dei suoi assoli. Questi seminari consistono in incontri giornalieri dedicati all’esplorazione di uno specifico tema per sviluppare il processo di dance-making.
Dagli anni Novanta Deborah Hay si concentra principalmente sulla realizzazione di assoli basati sul suo metodo coreografico. I lavori più celebri, rappresentati in tutto il mondo, sono: The Man Who Grew Common in Wisdom (1989), Voilà (1995), The Other Side of O (1998), Fire (1999), Boom Boom Boom (2001), Music (2001), Beauty (2002), The Ridge (2004) e Room (2005).
Nel 2000 coreografa per sé e Mikhail Baryshnikov Single Duet, portato in tournée all’interno del progetto Past/Forward, e pubblica My Body, The Buddhist che raccoglie una serie di riflessioni sulle più importanti lezioni di vita che ha acquisito durante il processo di dance-making.
La sua attività coreografica è affiancata dalla conduzione di quattordici Solo Performance Commissioning Projects, prima al Whidbey Island nello stato di Washington e poi alla Findhorn Community Foundation in Scozia.
Dal 2002 lavora per varie compagnie impiegando il personale metodo coreografico dei suoi assoli con ballerini di elevata formazione professionale. Tra questi “O, O” per cinque danzatori di New York (2006), If I Sing to You per la Forsythe Company (2008) e Figure a Sea per il Cullberg Ballet (2015).
Dal 2011 al 2013 partecipa come coreografa ospite al progetto Motion Bank ideato da William Forsythe. Il suo solo No Time to Fly (2010) è riadattato come digital score e pubblicato online con il nome di Using the Sky.
Nel 2014 crea la sua prima installazione museale, Perception Unfolds: Looking at Dance, esposta al Blanton Museum di Austin. Nel 2016 pubblica Using a sky. A dance, che documenta la creazione di If I Sing to You, No Time to Fly, A Lecture on the Performance of Beauty (2013) e My Choreographed Body (2014).
Nel corso della sua carriere ottiene vari riconoscimenti, come il Guggenheim Fellowship for Choreography (1983), il NYC Bessie Award per il quartetto The Match (2004), il BAXten Award (2007), Honorary Degree of Doctor of Dance dal Theater Academy di Helsinki (2009), US Artist Friends Fellowship (2010) e il Doris Duke Artist Award (2012) e Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres (2015).
Deborah Hay è tra i principali coreografi della post-modern dance. Partecipe di quella collettività giovanile anti-establishment che cercava un’alternativa culturale e artistica, Deborah Hay realizza, insieme ai colleghi del Judson Dance Theater, un radicale cambiamento di prospettiva nella pratica coreografica. La sua poetica, volta a esplorare la natura della danza in termini di esperienza e di percezione, si focalizza sulle origini psico-somatiche del movimento. In particolare Deborah Hay elabora un metodo pedagogico-creativo che organizza il processo di dance-making intorno a una dettagliata ricerca sulla corporeità in termini di coscienza, consapevolezza ed esperienza.
Perception Unfolds: Looking at Dance - Blanton Museum di Austin
Deborah Hay, not as Deborah Hay (2006)
Deborah Hay, not as Deborah Hay è un documentario di Ellen Bromberg (2006). Il film presenta il suo processo di ricerca e il suo continuo impegno nella danza come mezzo per esplorare il movimento in termini di coscienza ed esperienza.
Turn Your F^*king Head (2012)
Il film Turn Your F^*king Head di Becky Edmunds (2012) documenta l’ultimo dei quattordici Solo Performance Commissioning Projects tenuto da Deborah Hay alla Findhorn Community Foundation, in Scozia, nell’agosto del 2012. Il documentario mostra venti danzatori provenienti da undici paesi differenti che, guidati dalla coreografa americana, creano una nuova partitura coreografica del solo Dynamic.
Workshop di Deborah Hay al Theatre Academy di Helsinki.
Sally Banes, Tersicore in scarpe da tennis. La postmodern dance, a cura di Eugenia Casini Ropa, traduzione di Manuela Collina (tit. orig.: Terpsichore in Sneakers: Post-Modern Dance), Macerata, Ephemeria Editrice, 1993.
Deborah Hay, Moving Through the Universe in Bare Feet, Chicago, Swallow Press, 1975.
Deborah Hay, Lamb at the Altar: The Story of a Dance, Durham, London, Duke University Press, 1994.
Deborah Hay, My Body, the buddhist, Hanover, Wesleyan University Press, 2000.
Deborah Hay, Using a sky. A dance, New York, Routledge, 2016 (alcune pagine sono consultabili al seguente link: https://www.book2look.com/embed/9781317428411).
Libretti
Opere
Interpretazioni e altri documenti
Opere danza
Licenza
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